Spontini e Cortez: un grande recupero apre la stagione lirica

Firenze – Un’opera degna del festival quella che il teatro del Maggio presenta il 12 ottobre per inaugurare la stagione lirica e balletto 2019/2020. Di scena un capolavoro del tutto sconosciuto al pubblico italiano, e di rara esecuzione, che è stato protagonista di un momento storico determinante per il futuro dell’Europa.

Si tratta del “Fernand Cortez ou la conquete du Mexique”, tragedia lirica di Gaspare Spontini sul libretto di Etienne De Jouy e Joseph-Alphonse d’Esménard nella prima versione del 28 novembre 1809, mai eseguita a Firenze e “prima rappresentazione in tempi moderni”.

Diciamo subito che quella ideata dal soprintendete uscente Cristiano Chiarot e dal direttore artistico in carica Pierangelo Conte è una delle più interessanti operazioni culturali di questi ultimi anni: per la storia della composizione, per la qualità musicale (un “big bang” dell’opera ottocentesca l’ha definita Jean-Luc Tingaud che dirige l’orchestra e il coro del Maggio) e per la stessa attualità dell’argomento. Cinque secoli fa, il 22 aprile 1519, Fernando Cortez (Hernan Cortez) sbarcò senza autorizzazione reale in Messico con 500 soldati e 100 marinai e in due anni conquistò la capitale dell’impero azteco.

Un conquistatore che nella mentalità dei primi anni dell’800 portava a popolazioni barbare e arretrate la civiltà occidentale cristiana e tecnologica colpiva le corde del progetto e delle ambizioni di Napoleone Bonaparte. In procinto di partire per la campagna di Spagna al primo imperatore francese venne l’idea di commissionare a Spontini, sulla cresta dell’onda grazie al successo della Vestale (1807) nominato compositore particolare della corte dell’imperatrice Giuseppina, una grande opera celebrativa: come Cortez lottò contro la crudele religione azteca che si nutriva di sacrifici umani, così Napoleone avrebbe combattuto contro l’oscurantismo dell’Inquisizione, portando la luce della Rivoluzione francese nella hispanidad.

Spontini, del quale è nota la pignoleria e il continuo intervento nelle partiture, insieme ai suoi librettisti, tirò fuori una prima versione del Fernand Cortez, nella quale la realtà storica è schematizzata nella lotta fra buoni e cattivi con l’eroe coraggioso, saggio e magnanimo che alla fine riesce nella missione di unire spagnoli e messicani.

E’ questo il racconto che andrà in scena al Teatro del Maggio il 12 ottobre (ore 19). Come si sa le cose non andarono bene a Napoleone, la campagna di Spagna finì in un disastro e il Cortez di Spontini venne sospeso dopo 24 recite (di grande successo) anche perché si stava trasformando in una propaganda al contrario. Il conquistador stava diventando l’icona della resistenza iberica, mentre lo Zeitgeist, lo spirito del tempo napoleonico cominciava a declinare.

Del resto neanche Cortez era quel generoso e clemente spirito del tempo che qui si vuole celebrare. Così il compositore marchigiano avviò un continuo rimaneggiamento dell’opera sia dal punto di vista musicale (cosa che fece impazzire più di un esecutore) sia soprattutto dal punto di vista storico, con il ripristino della figura di Montezuma. Alla intelligenza e al pragmatismo (nonché alla sua conoscenza dei testi sacri che dichiaravano conclusa la storia del suo popolo) dell’imperatore azteco si deve la gran parte del successo della spedizione dei conquistadores, più che ai cavalli, alle armi da fuoco e alle corazze dell’attacco a sorpresa.

Nel concetto celebrativo iniziale non c’era posto per figure omologhe a quella dell’eroe. La seconda versione del 1817 fu poi quella più rappresentata nel corso del XIX secolo fino a rimanere abbastanza ai margini dei repertori.

Una vera primizia andare ad assistere a un capolavoro. Sarà interessante vedere come la regista Cecilia Ligorio avrà interpretato la storia in progress del lavoro di Spontini in modo  da non trascurare i ripensamenti successivi dell’autore. Con una ricerca capillare anche sul campo, in Messico, la regista si è proposta di presentare i diversi aspetti dell’incontro/scontro fra le due culture lontane e opposte. La sua metafora preferita vede Cortez come la macchina spagnola che si confronta con la natura che veste i panni femminili di Amazily (personaggio che corrisponde alla storica Maniche amante/interprete del conquistador).

Anche per Tingaud siamo nel mezzo di una grande avventura musicale. Perché l’opera ha fatto da modello e ispirazione non solo per Rossini, che l’ha diretta, ma anche per Wagner e Berlioz che l’hanno esaltata.

Al Fernand Cortez  non manca nulla della Grand Opera di Parigi (durata 4 ore e un quarto) a cominciare dai balletti che nel gusto del tempo facevano di intermezzo fra un scena e l’altra, mentre nell’edizione fiorentina entrano nella struttura interpretativa con 16 danzatori della Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA e le coreografie di Alessio Maria Romano.

Proprio perché nulla è rimasto delle coreografie originali, la scelta artistica è stata quella di ricorrere a un maestro del moderno teatro danza, “un linguaggio che ha a che fare con il contemporaneo”, come ha detto Romano, e dunque il più adatto a raccontare quella storia attraverso le lenti della sensibilità culturale di oggi.

Fatta la scommessa di una grande operazione culturale e musicale anche senza un “budget napoleonico”, senza cavalli e centinaia di ballerini e coristi, adesso tutto il Teatro del Maggio si augura che il pubblico l’accolga con favore. Sarebbe un bellissimo segnale per il rilancio della cultura musicale a Firenze.

 

 

Fernand Cortez
ou la conquête du Mexique
Tragédie Lyrique en trois Actes de Étienne De Jouy et Joseph-Alphonse d’Esménard

Edizione critica della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi a cura di Federico Agostinelli
Maestro concertatore e direttore Jean-Luc Tingaud Regia Cecilia Ligorio

Orchestra e Coro del Teatro del Maggio

Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Fiorentino
in collaborazione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi

Prima rappresentazione in tempi moderni della prima versione – Parigi, 28 novembre 1809

Prima rappresentazione 12 ottobre 2019 – ore 19
Altre recite: 16 e 23 ottobre ore 19; domenica 20 ore 15:30

Artisti
Fernand Cortez Dario Schmunck
Télasco Luca Lombardo
Alvar David Ferri Durà
Le Grand Prêtre des Mexicains André Courville
Moralez Gianluca Margheri
Un Officier Espagnol Lisandro Guinis
Deux Prisonniers Espagnols Davide Ciarrocchi, Nicolò Ayroldi/Luca Tamani, Massimo Naccarato (16, 23)
Un Officier Mexicain Leonardo Melani
Un Marin Davide Siega
Amazily Alexia Voulgaridou
Deux femmes de la Suite d’Amazily Silvia Capra, Delia Palmieri

Scene Massimo Checchetto e Alessia Colosso
Costumi Vera Pierantoni Giua
Luci Maria Domènech Gimenez

Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA

Direttore artistico Cristina Bozzolini  Maître de ballet Sabrina Vitangeli

Corpo di ballo donne: Cristina Acri, Lisa Cadeddu, Alice Catapano, Miriam Castellano, Beatrice Ciattini, Matilde Di Ciolo, Veronica Galdo, Aisha Narciso – uomini: Jody Bet, Carmine Catalano, Mattia Luparelli, Francesco Moro, Aldo Nolli, Francesco Petrocelli, Niccolò Poggini, Paolo Rizzo

Figuranti speciali Paolo Arcangeli, Elena Barsotti, Cristiano Colangelo, Gaia Mazzeranghi, Riccardo Micheletti, Pierangelo Preziosa, Isacco Venturini

In lingua originale con sopratitoli in italiano e inglese

Foto di Michele Monasta

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