Luci e ombre nella Reggio Emilia che esce dalla crisi. La nostra città si fa un po’ più piccola (2.000 abitanti in meno e immigrati in calo di 6.000 unità in tre anni), ma al tempo stesso più accogliente e capace d’integrazione (10.600 nuovi cittadini in un triennio). E’ ancora alle prese con un elevato numero di persone in condizione di vulnerabilità lavorativa (70.000 fra disoccupati, cassintegrati e contratti di solidarietà), ma in deciso miglioramento sui valori relativi al Pil (+1,8%), all’occupazione (+0,5%) alla flessione del numero dei senza lavoro (-1,3%) e al reddito medio dei contribuenti (+6,3%).
Sono 100mila, tuttavia, gli inattivi (le persone in età da lavoro fra i 17 e i 66 anni che hanno smesso di cercare occupazione e non sono iscritte alle liste di disoccupazione, ndr), anche se in questo dato devono essere ricompresi anche gli studenti dai 17 ai 25 anni che hanno deciso di continuare i loro studi. E sono ben 3.500 i lavoratori con i voucher, una delle nuove frontiere del precariato.
E’ questa l’immagine del territorio provinciale di Reggio Emilia scattata dall’Osservatorio economico, coesione sociale e legalità della Camera di Commercio con il V Rapporto sullo stato di salute della società e dell’economia reggiana, realizzato in collaborazione con il Comune capoluogo. Una ponderosa ricerca curata da Gino Mazzoli, sociologo, che esordisce sottolineando, innanzitutto, il rallentamento, e il alcuni casi il superamento, di alcune delle maggiori criticità che hanno segnato gli ultimi dieci anni di storia della nostra provincia.
Mentre si è sostanzialmente arrestata l’“emorragia” di imprese che dal 2007 al 2014 ha determinato un saldo negativo di circa 500 unità all’anno tra cancellazioni e iscrizioni al Registro imprese della Camera di Commercio, il Pil 2015 è cresciuto dell’1,8%, le esportazioni sono salite a 9,27 miliardi (quasi un miliardo in più rispetto ai valori pre-crisi e stabilmente in crescita dal 2010), la produzione manifatturiera ha ripreso ad aumentare, il numero dei fallimenti è passato dalle 157 unità del 2014 alle 96 del 2015 e hanno cominciato a frenare le sofferenze bancarie (+250 milioni nel 2015 dopo 5 anni in cui erano triplicate).
La migliore tendenza ha sicuramente inciso anche sul reddito medio imponibile dei contribuenti reggiani, che è passato da 23.241 a 24.700 euro. “Scontiamo ancora sofferenze – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – ma siamo di fronte anche ad una serie di segnali positivi che sono andati consolidandosi ulteriormente nel corso del 2016″. “Dopo il +3,2% registrato nel 2015 – spiega Landi – l’export (che incide per oltre il 60% sul Pil reggiano) è salito del 2,7% nel primo semestre di quest’anno, e la crescita dei redditi disponibili per le famiglie reggiane è stimata nel 2,8% a fine anno”.
Dati Sole 24 Ore:
La nostra provincia è al 27esimo posto in Italia, secondo la classifica del Sole 24 Ore, per qualità della vita con un arretramento di una posizione rispetto all’anno scorso. Meglio di noi in Regione fanno Bologna (che si classifica ottava), Ravenna (dodicesimo posto), Modena, (quindicesimo) e Parma (ventiduesimo), Forlì Cesena (25esimo).
La nostra città si piazza bene nella macroarea Affari Lavoro Innovazione conquistando il 5° posto. In particolare emergono buoni dati su Export (7°), Start up innovative (14°) e Domande brevetti (12°). Buona anche la posizione (17°) su Demografia Famiglia Integrazione. Male invece per quanto riguarda la sicurezza (71°) dove emergono dati allarmanti alle voci “Furti in casa” (95à), “Scippi e borseggi” (80°), “Furti d’auto” (63°).