Firenze – Dialoghi fatti di frasi sospese, di parole ambigue, di allusioni e reticenze in un conteso ove aleggia sempre qualcosa di misterioso e di malvagio, un odio incrociato che divide i protagonisti del romanzo ma è anche una sorta di collante che accomuna le figlie del notaio Lacroix, il marito di una di loro e i rispettivi un odio così intenso, da essere quasi tangibile.
In questo clima si evidenziano le angustie di una mentalità borghese, spinte fino all’esasperazione e al paradosso. Gli eventi sono mossi da stati d’animo che conducono alla deflagrazione.
Le sorelle Lacroix di George Simenon scritto a Thibault sur Loire alla fine del 1937 e recentemente pubblicato in italiano da Adelphi (traduzione di Federica e Lorenza. Di Lella) è un romanzo che per certi versi sorprende ma che soprattutto affascina. Se si è abituati al Simenon di Maigret, un personaggio dal carattere severo ma umano e in un ambiente ricavato spesso dal quotidiano, questo thriller che esce dagli schemi del giallo per assumere caratteri di tragedia , rivela subito la sua originalità.
Il romanzo inizia, infatti, con angoscianti invocazioni religiose, preannuncio di un dramma claustrofobico e di un’atmosfera sempre più cupa.
La scena si svolge quasi per intero nella grande casa in un ristretto periodo di tempo. E anche questo contribuisce a rendere il contesto opprimente, soffocante che, per certi versi, appare antesignano di alcune opere teatrali a tinte fosche di Arthur Miller e di Tennesse Williams.
“Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio” scrive Simenon in epigrafe a questo romanzo del 1938, ambientato a Bayeux, in Normandia.
Nel caso in questione lo “scheletro” è un segreto che da anni lega e le due sorelle e incombe come se fosse un ordigno inesploso. Un segreto che, appunto, alimenta odio e suscita desideri di vendetta in un contesto morboso di rancori e sospetti che avvolge il lettore in un crescendo avvincente di suspense e di orrore.
Foto di Goerges Simenon: Archivi Nazionali, CC0 Archivi Nazionali, Pubblico Dominio