Firenze – Un argomento difficile da affrontare, quello della situazione ambientale del carcere di Sollicciano, dove pochi giorni fa un detenuto, poliziotto, è morto in seguito a quello che sempre più appare un suicidio. Sulla questione della situazione carceraria fiorentina è intervenuto nuovamente il consigliere di Spc Dmitrij Palagi, con una domanda di attualità rivolta all’assessora del welfare Sara Funaro. Le tre questioni poste oggi riguardano la conoscenza, da parte del Comue di Firenze, del cronoprogramma delle manutenzioni che vengono fatte rispetto alla struttura, se la giunta sta valutando un intervento presso la Regione Toscana e il Governo per chiedere investimenti sulle pene alternative alla detenzione, e se ci si stia confrontando con il garante comunale per avere soluzioni urgenti rispetto a quella che si configura cme una vera e propria emergenza.
Dolore e cordoglio, da parte di tutto il consiglio e della giunta, viene espressa, riguardo alla morte di venerdì scorso, dall’assessora Sara Funaro. “Entrando nelle questioni più generali – dice Funaro – sulla quesitone del disagio psicologico, un tema che va attenzionato e sul quale è necessario tenere l’attenzione molto alta in generale nella nostra popolazione e in particolare all’interno del carcere di Sollicciano, parto dal primo punto, ovvero i problemi strutturali che sappaimo essere interconnessi su come si vivono gli spazi, come abbimo sempre detto e sottolineato, c’è un confronto costante fra l’amministrazione comunale e quella penitenziaria, sia direttamente con la direttrice sia attraverso il nostro garante dei detenuti, che è il nostro punto di rifermento e confronto a livello di amministrazione comunale. Da questo punto di vista, come già risposto nella settimana scorsa, ci sono importanti risorse stanziate dalla Regione per l’efficientamento di Sollicciano e più volte abbiamo chiesto al governo di intervenire in maniera sempre più radicale e costante”.
“Per quanto riguarda tutto il percorso delle pene alternative – continua Funaro – è qualcosa, come sa il consigliere Palagi, che abbiamo e stiamo portando avanti quando ci sono le condizioni per poterlo fare. Per fare un esempio, continuo a citare il progetto portato avanti con la Regione Toscana delle madri con bambini è una sperimentaizone che va in questo senso”.
“Per quanto riguarda il tema del confronto dell’amministrazione con il garante e con le organizzazioni sindacali della polizia pentitenziaria, quest’ultimo aspetto spetta ovviamente di più alla dirigenza del carcere, ma noi siamo sempre disponibili a confrontarci, ci terrei a sottolineare che, oltre al tema degli interventi strutturali, oltre a quello dei percorsi di inclusione che devono essere fatti, ci vuole un’attezione particolare al sostegno psicologico delle persne che sono all’interno del carcere. Come amministrizone comunale abbiamo messo a disposizione un progetto che potvamo utilizzare per altro, portando l’etnopsichiatria in carcere. Bisogna non solo fare questo, ma rafforzare la prevenzione del disagio all’interno del carcere”.
“Il problema vero e il punto politico – è la riflessione di Palagi – è che al’interno del carcere si trovino persone che non dovrebbero stare lì, ma che la società non sa dove mettere”. L’esempio concreto è il poliziotto che si è tolto la vita, su cui ancora non erano state chiuse le indagini.
“Questo fa del carcere una discarica sociale – conclude Palagi – fa comodo pensare che non faccia parte della città”.
“Condividiamo con l’Assessora l’importanza di dare priorità alla salute mentale, ma o si mette in discussione il tema dell’impianto detentivo, o non se ne uscirà, neanche per le condizioni di lavoro della polizia penitenziaria. Una persona su cui si sta ancora indagando deve stare dentro una prigione? – si legge nel comunicato congiunto Palagi-Bundu-Lensi, quest’ultimo esponente di Progetto Firenze – aggiungiamo un’ultima considerazione: il cappellano di Sollicciano sta svolgendo un’importante opera di denuncia. Vorremmo che il Comune, insieme al suo Garante, svolgesse un ruolo rafforzativo quotidiano, insieme anche al Garante regionale e alla Direzione dell’istituto. Le istituzioni, se dicono di avere gli stessi obiettivi, devono essere in grado di coordinarsi con le parti sociali e le associazioni. Continueremo a fare il massimo per garantirlo, per il bene di tutta la città, visto che il carcere fa parte della città”.
Nel primo pomeriggio, giunge anche un’altra notizia che conferma ancora il clima ormai esasperato del carcere fiorentino: un poliziotto penitenziario è stato investito da un getto di olio bollente lanciato da un detenuto, in lite con un altro detenuto. Immediato l’intervento del 118, necessario vista la gravità delle condizioni del poliziotto.