I primi ad essere stupiti del clamore mediatico che si è levato attorno alla vicenda sono proprio loro, i lavoratori di Ctt Nord, l’azienda di trasporto pubblico locale toscana in cui si è verificato un caso (solo l’ultimo dei molti rimasti in silenzio, in realtà) di solidarietà fra colleghi di lavoro. Un caso che ha già dominato le pagine dei giornali: vale a dire quello della dipendente che, avendo esaurito le ferie per una grave malattia, ha visto i propri colleghi rinunciare a un giorno del proprio budget annuale per consentirle di superare il momento critico della sua vita senza ripercussioni sul lavoro. Un gesto, ci tengono a sottolineare i lavoratori, attraverso la presenza di uno di loro che fa da portavoce “collettivo”, che è sempre stato ritenuto del tutto naturale, che è già stato praticato in altri casi, e di cui non era stata messa in conto la “pubblicità” data dagli organi di informazione. E che è stato reso possibile, è bene ricordarlo, anche dalla disponibilità dell’azienda.
Già, perché il punto è proprio questo: ad ora, non esiste tutela né riconoscimento giuridico per un gesto come quello che ha permesso alla lavoratrice con figli e unica portatrice di reddito, di “sopravvivere” non solo per quanto riguarda la patologia molto grave che l’aveva colta, ma anche alla ventilata possibilità di perdere il lavoro. Infatti, la dipendente aveva esaurito il limite massimo della indennizzabilità della malattia, nonché il monte ferie, e dunque si era ritrovata esposta al rischio di licenziamento per superamento del limite previsto e comunque priva di retribuzione/sussidio. Un baratro in cui la solidarietà di colleghi e azienda le hanno permesso di non cadere, “i primi – come spiega De Girolamo – manifestando la propria intenzione di trasferire alla lavoratrice un giorno di permesso retribuito di natura contrattuale, la seconda consentendone la realizzazione”. Pur non essendovi in merito, fino ad ora, nessuna disposizione di ordine normativo.
Fin ad ora, appunto, perché, come spiega il presidente di Confservizi Cispel che ha presentato stamattina la proposta di legge che renderà, se sostenuta e approvata, il nobile gesto dei lavoratori una fattispecie giuridica riconosciuta e tutelata, “questa proposta di legge nasce dall’esigenza di individuare una soluzione normativa che consenta di rendere possibile la solidarietà fra colleghi di fronte ai casi drammatici della vita senza per questo comprimerne il diritto alle ferie, tenendo dunque a mente la delicatezza e l’importanza dei valori coinvolti; si tratta dunque di un’osmosi del tempo: quello dedicato al riposo e quello dedicato alla solidarietà umana”.
E la soluzione normativa, della cui ricerca e realizzazione si è fatto promotore il Cispel con i vertici aziendali presenti stamattina, l’amministratore delegato Alberto Banci e il direttore di Ctt Nord Paolo Vannozzi, è stata trovata. Tant’è vero che la proposta di legge, redatta dal professore dell’Università di Pisa Pasqualino Albi, è già pronta per essere portata, con modalità che saranno decise dopo l’ormai imminente tornata elettorale, all’attenzione delle Camere.
La soluzione giuridica si concretizza nella proposta di una modifica che riguarda l’art.10 del decreto legislativo 8 aprile 2003 n. 66 che disciplina la materia. La modifica consisterebbe nell’introdurre all’articolo citato il comma2-bis che prevede, per il periodo di ferie eccedente il limite stabilito sopra, la possibilità per il lavoratore “di trasferire, nel limite di un giorno all’anno, il diritto al godimento delle ferie su un collega, dipendente del medesimo datore di lavoro, affetto da gravi patologie individuate dai contratti collettivi nazionali o aziendali (….. ) La medesima facoltà può essere esercitata in favore di un collega (…) per l’assistenza di figli o famigliari affetti dalle patologie sopra individuate”.
Conclude il presidente Alfredo De Girolamo, parlando in generale dei vari casi di solidarietà fra lavoratori accaduti nelle aziende toscane: “Si trattava di una buona pratica, che non era prevista nelle norme. Ci siamo chiesti perché questi gesti dovevano rimanere sprovvisti di tutela e riconoscimento giuridico”. La risposta? La prima proposta di legge sul tema lanciata sul territorio nazionale.