Avrei dovuto imparare a suonare la chitarra / Avrei dovuto imparare a suonare la batteria / Guarda, sta appiccicata alla telecamera / Gente, ci divertiremo.
…
Suoni la chitarra su MTV / Così non va, è il modo in cui lo fai / Soldi facili e pollastrelle gratis / Soldi facili e pollastrelle gratis.
Sono le parole, bellissime, di “Money for nothing” dei Dire Straits, a mio parere uno dei capolavori del rock.
Chi più chi meno ne ha di forni a microonde da installare o cucine su misura da consegnare. Oppure il non avere nessuno che ti paga per installare un microonde è un microonde molto difficile da installare. Lavoro e realismo da una parte, soldi facili e pollastrelle gratis dall’altra. Fatica e guanti da lavoro da una parte e “eventi”, lustrini e tacchi di 12 centimetri. Sono un po’ di giorni che questa canzone mi gira per la testa, non sapevo bene perché. Ma so che se penso a quello che ci succede intorno, vicino e meno vicino, “Money for nothing” ha un suo perché.
Sono stato in questi giorni a “Pitti Immagine Uomo”, non avevo da scriverci e me ne sono andato alla rinfusa e con le mani in tasca fra gli stand alla Fortezza da Basso: mi sono divertito, tanto che ci sono anche tornato. Fiorentino, certo, ma tanto tanto milanese, tanto, tantissimo inglese, tedesco, francese, giapponese e un qualcosa che non collocavamo bene ma che sapeva di russo: insomma un successo direi, considerato che a parer mio di gente ce n’era tanta, ma, siccome non ero lì per lavoro non ho chiesto e mi sono accontentato di guardare (e fotografare) con la stessa meraviglia di un bambino al circo. All’ingresso degli stand figliole altissime, bionde e con gli occhi chiari, dentro i proprietari dell’impresa che produce guanti, cappelli, piumini, giacconi, jeans ed un oceano di sciarpine, riconoscibili perché nonostante gli sforzi non somigliano molto ai giovanotti, altissimi, con un’ombra di barba sul viso e di broncio nell’espressione, occhiali da sole sempre e comunque, che stanno lì accanto a fare atmosfera strangolati anche loro da cappi di sciarpe. Se Piazza Santissima Annunziata martedì notte era miracolosamente pulita, se dei rom, e non solo loro, che abitualmente stazionano sotto il loggiato del Brunelleschi non c’era traccia, se nel bel mezzo della piazza stava bel bella (udite udite!) una volante della Polizia non dipendeva dalla volontà di chi di dovere di dare anche di notte un definitivo volto rassicurante alla città. Dipendeva dal fatto che a Palazzo Budini Gattai c’era un party, organizzato da non so quale casa di moda o altro, in occasione, manco a dirlo dell’inaugurazione il giorno dopo della kermesse alla Fortezza.
Risentitelo “Money for Nothing” e se posso darvi un consiglio state attenti al riff della chitarra di Mark Knopfler che percorre tutta la canzone: ecco io trovo qui la prova provata che il silenzio è indispensabile in musica (e non solo lì). Quelle frazioni di secondo di silenzio sono indispensabili per dare ritmo al tutto, anzi per dare vita e senso al pezzo. Ed è per provare a seguire l’esempio di questi coriandoli meravigliosi di silenzio che ho deciso di parlare di Pitti Uomo oggi. E non di Cosentino, della Lega … insomma ci siamo capiti.
Gianni Caverni