Sold out, applausi e gente che si è seduta per terra o non è proprio riuscita a entrare. Non poteva andare meglio l’anteprima nazionale de “I giorni della vendemmia”. Il film-opera prima del reggiano Marco Righi ha visto le sale dei cinema Rosebud di Reggio, FilmStudio 7B di Modena ed Edison di Parma al completo venerdì 24 febbraio. Biglietti esauriti in pochi attimi anche a Bologna, al cinema Lumière, dove era in programmazione la stessa sera nell’ambito del festival “Visioni Italiane” e dove, alla fine della proiezione, il regista e l’attore protagonista Marco D’Agostin hanno dialogato col pubblico presente.
Il lungometraggio, di cui avevamo parlato già tempo fa – e che in un primo momento doveva uscire in primavera al cinema Corso – è stato girato nella campagna reggiana, in soli 14 giorni e con zero contributi pubblici. Ambientato negli anni Ottanta, racconta l’educazione sentimentale di Elia (Marco D’Agostin), adolescente cresciuto nella provincia rurale emiliana con un padre marxista che fatica ad accettare la morte di Berlinguer, una madre molto religiosa che prega ripetutamente, un fratello maggiore (Samuele – Gian Marco Tavani) alla ricerca di se stesso in giro per l’Europa e una nonna osservatrice attenta che la sa lunga e si guadagna la simpatia del pubblico parlando dialetto reggiano. A sconvolgere la vita di Elia ci pensa la bella e provocante Emilia (Lavinia Longhi) che arriva dalla città per vendemmiare. Per tutto il film si respira il clima di quegli anni: il forte catto-comunismo, la vita di campagna, i suoni, gli odori, i ritmi. A fare da cornice al tutto, le musiche dell’epoca – ma non solo – e Pier Vittorio Tondelli, autore che viene menzionato più volte.
“E’ stata una genesi complessa – ha spiegato il regista Marco Righi – né io né la produttrice (Simona Malagoli) veniamo dal cinema. Quindi questa opera prima è stata un po’ una follia, ci abbiamo creduto, abbiamo girato con pochi soldi, pochi sostegni, in pochissimi giorni calcolando che solitamente per un film ci vogliono otto/dieci settimane. Direi che è andata bene”. I giorni della vendemmia è stato a più di venti festival internazionali, guadagnandosi diversi riconoscimenti. “La scommessa più grande era quella di piacere al pubblico, oltre che ai critici cinematografici”, ha puntualizzato Righi. E così è stato, visto che alla fine della proiezione non sono mancati gli applausi ed i complimenti. C’è chi ha parlato di “atmosfera molto intensa” e definito il film “un bel ritratto dell’Italia rurale, dell’adolescenza, in modo poetico”. Chi ha poi particolarmente apprezzato il rapporto religione-politica enfatizzato nel ruolo della madre e del padre: “mi ha fatto tornare alla mente Peppone e Don Camillo”.
La scelta di Righi degli anni Ottanta è stata dettata proprio dalla “particolare scena socio-politica, ma anche musicale. In più all’epoca le relazioni sentimentali erano molto diverse da oggi, ad esempio Elia nel film si infatua di una ragazza che gli manda una cartolina da Cesenatico. Adesso probabilmente lei avrebbe usato l’iPhone per un mms o una mail”. La decisione degli attori protagonisti è arrivata, per quel che riguarda Lavinia, “perché l’avevo conosciuta in precedenza dopo aver girato con lei un cortometraggio. Trovo molto interessante il suo volto anacronistico. Quindi, quando ho pensato al personaggio femminile, ho ritenuto che le calzasse a pennello”. D’Agostin invece è piaciuto “per la sua particolare sensibilità”. Ma è stato più casuale: “quell’estate – ha puntualizzato lo stesso attore sorridendo – dovevo vendemmiare… e alla fine ho vendemmiato comunque”. Veniva da esperienze teatrali, quella era la prima volta su un set. “E’ stata una bella esperienza, la sceneggiatura era molto essenziale e c’è stato spazio anche per l’improvvisazione”. Una parte che gli ha fatto guadagnare apprezzamenti sia dai critici che dal pubblico in sala. Il film ha visto l’interessamento oltre che di giornali e tv locali, anche di reti, stampa nazionale e internazionale. Stasera (25 febbraio) ad esempio Righi sarà ospite della trasmissione Rai Cinematografo in onda dall’1 su Rai1.
Visto il successo che sta ottenendo, inevitabile domandarsi se ci siano già progetti in cantiere. Righi si limita a dire che “ci sono lavori in corso”. Intanto in questi giorni l’appuntamento continua con “I giorni della vendemmia”, pubblicizzato in modo originale sopra tappi del vino distribuiti nei locali della nostra regione. Questi gli orari del Rosebud: sabato 25 febbraio 19,30-21-22,30; domenica 26 (presenti in sala il regista, la produttrice e l’attore protagonista) ore 18,30-21; martedì 28 febbraio spettacolo unico ore 21.