Realizzato insieme alla Fondazione il Fiore, verrà presentato il 18 dicembre alle 21 durante la 34esima festa annuale del centro diurno di accoglienza per emarginati di via dell’Anconella 3. Ingresso libero.
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Il Centro di Solidarietà di Firenze celebra il 34esimo anniversario con la proiezione di un documentario sulle proprie attività, a cominciare dai progetti ‘Ponterosso’ e ‘Alisei’ a suo tempo avviati dal compianto Stefano Sarri.
Giovedì 18 dicembre alle 21, durante la consueta festa annuale della onlus con sede in via dell’Anconella n. 3, verrà presentato un video realizzato in collaborazione con la Fondazione il Fiore di Firenze che avrà come protagonisti i volontari, gli operatori sociali e gli assistiti di questo centro diurno che da oltre trent’anni opera nell’accoglienza e recupero delle persone che vivono in condizioni di estrema difficoltà per vari motivi: dalla droga, ai disturbi psichici, fino alla mancanza di lavoro.
Emblematico il titolo del documentario, “Il soffio del teatrante”, che allude al ruolo significativo rivestito dalle attività espressive e artistiche, fra cui il teatro, nei percorsi di recupero individuali e collettivi di chi si rivolge al centro.
Nell’occasione, dopo il saluto del presidente del Centro Don Giacomo Stinghi e della presidente della Fondazione il Fiore Maria Giuseppina Caramella, il responsabile dei progetti Ponterosso (per il recupero dei drogati ma non solo) e Alisei (per chi ha difficoltà di integrazione e accesso ai servizi di assistenza del territorio), Piero Montanelli, introdurrà la proiezione del video.
Salone San Frediano, ingresso libero.
Per ulteriori informazioni, Fondazione Il Fiore. Tel.: 055 225074
Il “Centro di Solidarietà di Firenze” Onlus (CSF) è un’associazione di volontari e operatori sociali impegnati per intervenire quando le persone sono in una situazione di disagio. Ecco come si presentano nel sito web www.centrosolidarietafirenze.it
«La nostra nascita avviene nel 1980, quando su impulso della Chiesa di Firenze per primi ci accostiamo alle persone con problemi di droga. Lo spirito che ci ha mosso è stato quello di coniugare la riabilitazione dalla tossicodipendenza con la riscoperta dell’umanità di ognuno, dei bisogni psicologici personali e della necessità di intessere relazioni di qualità con gli altri. Volevamo allora, come vogliamo ora, che nel percorso di ognuno ci sia un percorso di crescita personale e collettiva.
Per questo all’inizio scegliemmo come “programma e filosofia di lavoro” l’esperienza di don Mario Picchi, il Progetto “Uomo elaborato” del CeIS di Roma. Un progetto che abbiamo via a via adeguato al cambiamento che le tossicodipendenze assumeva negli anni e al contesto fiorentino in cui operiamo.
Quell’esperienza, che ci fece capire come dalla droga si possa uscire, è stato l’inizio del nostro lungo percorso. Nel 1984 abbiamo deciso di alzare il tiro, volevamo evitare che i giovani cadessero nella droga. Così abbiamo dato vita al Servizio di Prevenzione “La Conchiglia”.
Il nostro lavoro si indirizza a due aspetti: la prevenzione e la riabilitazione.
Non crediamo che dalla droga ci si liberi con altre droghe. Crediamo che condividere la vita di gruppo, aiutandosi uno con l’altro e confrontandosi, faciliti il processo di cambiamento di sé e cambi, un po’ in meglio, anche il mondo che ci sta attorno».