Soffici e la commossa poesia del paesaggio toscano

Fin dagli inizi le visioni paesaggistiche sono per Soffici fonte d’ispirazione, sia che vi applichi la lezione francese di Cezanne, invece di un  impressionismo ormai di maniera; sia che faccia tesoro delle scoperte cubiste di Braque e Picasso, appena viste a Parigi, e sapientemente rielaborate in nature morte di sapore toscano.  Nella stagione più viva e creativa di Soffici (quella della collaborazione con la Voce di  Prezzolini  e di Lacerba), dal 1907 allo scoppio della prima guerra mondiale, il paesaggio s’impone con opere innovative  di andamento cezanniano e con  la nuova  riflessione sui  grandi  maestri toscani: Giotto e Masaccio in testa. Nel biennio 1907- 1909 il trentenne Ardengo dà il meglio di sé con opere, in Italia, quasi rivoluzionarie per il concetto di spazio e dei  volumi: Bulciano, il Savignone, Fornaci di sopra ; e, soprattutto, con Strada  per Carmignano che dà una svolta decisiva al suo lavoro abolendo ogni prospettiva tradizionale.

Ma la prima guerra mondiale segnerà un freno mai più allentato alle audacie del quasi  quarantenne Soffici, profondamente provato, anche sul piano personale, dall’esperienza bellica. Come lui stesso ebbe a dire nella “Fine di un mondo”, la sua biografia allargata, umana e intellettuale, egli ne uscì “un altro uomo”, come se la visione degli orrori della guerra  lo avesse riportato con i piedi per terra, lontano da ogni  teoria e  intellettualismo. Se a questo aggiungiamo  il mutamento del clima politico in Italia  cui egli aderì totalmente , comprendiamo come il “ritorno all’ordine” fu per lui  un fatto quasi scontato che si rifletté nella sua produzione artistica, dal punto di vista della ‘maniera’ se non dei contenuti . In una parola vi fu un ritorno al figurativo e in qualche modo a Fattori. Ciò non significa che egli non abbia dato prova di grande maestria e poesia, negli anni Venti e Trenta e dopo la seconda guerra mondiale, con opere di commossa adesione alla natura e alla reàltà della campagna toscana, come nella Raccolta delle olive o nelle tante visioni di  Poggio a Caiano, campi pioppi e cielo; Le case del Berna , ecc. e del Forte dei Marmi, negli anni in cui era frequentato anche dagli amici Carrà e Papini e  da tanti altri intellettuali italiani.

La mostra è completata da opere di pittori che ebbero legami personali o ideali artistici che s’intrecciarono con quelli di Soffici: Carena, Tosi, Viani, De Pissis , Rosai . In tutto 15 quadri di paesaggio da collegare, in qualche modo, con il comune clima artistico di cui   Soffici fu uno dei maggiori rappresentanti. 
“Ardengo Soffici. Giornate di Paesaggio”, Scuderie Medicee, fino al 27 luglio.

Annamaria Piccinini

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