Firenze – È solo per un cavillo legislativo che la Società Canottieri, dopo quasi un secolo, rischia di sloggiare dalla riva del Lungarno de’Medici, ma il rischio che un semplice scivolone normativo renda il trasloco effettivo, è plausibile. La normativa nazionale, che taglia fuori dalla lista del canone agevolato le società sportive dilettantistiche, incombe infatti con fare di mannaia sulla Canottieri che, fondata nel 1886, incarna non solo lo spirito di gloriosi palmares nazionali e mondiali ma, nell’immaginario dei fiorentini, anche un tutt’uno con quella riva d’Arno che – a ridosso degli Uffizi – fa da cornice al matrimonio tra vanto e orgoglio locale. La normativa potrebbe costringere il club biancorosso alla chiusura, a fronte della corresponsione allo Stato di un canone annuale di circa 150mila euro, insostenibili per una realtà che va avanti con le sole sottoscrizioni degli associati.
L’appello alla salvezza è stato (ri)lanciato stamattina dal presidente Cristiano Colussi e raccolto dalla Regione che, per voce di Stefania Saccardi e di Eugenio Giani, ha assicurato ogni sforzo per il lieto fine. Certo, la vicenda poco pende e dipende dalle istituzioni locali: in affitto dallo Stato per i locali interni, la Società ha visto la competenza della gestione degli esterni passare negli anni alla Provincia, con cui è stato recentemente rinnovato un canone sostenibile per otto anni. Ma il problema è proprio sull’interno: trattandosi di un bene demaniale, e essendo tale bene sottoposto alla normativa che esclude le società sportive dallo sgravio, un aumento del canone reale di mercato fino a vette a 6 cifre – ha dichiarato Colussi – “non lascerebbe alla società vie d’uscita”, che si troverebbe quindi costretta a lasciare gli storici ambienti. Stefania Saccardi ha assicurato il costante contatto con il Governo per una modifica legislativa che tratti diversamente realtà come la Canottieri. “Si tratta di un difetto della legge che non ha previsto questo tipo di entità – ha detto la vicepresidente della Regione. L’Agenzia del Demanio non ha la possibilità, come accadeva in passato, di trattare in modo diverso le associazioni sportive dilettantistiche, quindi è obbligata a gestire questi affitti come se fossero affitti commerciali. Ci batteremo affinché questo non avvenga; non possiamo permettere che tutta la storia della Società Canottieri si traduca in un’operazione commerciale”.
Fugata, dunque, la “cattiva volontà” dell’Agenzia del Demanio, la palla passa al Parlamento, affinché rettifichi “una legge che, forse per fretta, ha trascurato realtà come questa, ma in cui adesso ci si trova ingabbiati”. “Nella sfortuna, la Canottieri ha la fortuna di non essere sola”, ha dichiarato l’assessore comunale allo sport Andrea Vannucci. La strada è dunque da battere insieme a tante altre realtà che, in Italia, hanno dato campioni su campioni in discipline “minori”. “La Società Canottieri è uno di quei luoghi non conosciuti di Firenze, che ne rivelano la sua identità internazionale, che è anche patrimonio immateriale del paese”, ha aggiunto Giani, che ipotizza una forma di passaggio dal demanio statale a quello regionale come possibile ricetta di salvezza.