Social card, dopo due anni nessuna famiglia ha il sostegno

Furono 50 milioni di euro per tutto il Paese, i soldi impegnati a costituire il fondo che fu istituito due anni fa per alimentare la nuova social card per le famiglie povere con bambini. E dopo due anni, ancora nessuna famiglia ha ricevuto il sostegno. La denuncia parte da Caritas Italiana e Save the Children, che hanno effettuato un monitoraggio da cui è emerso il sostanziale flop del provvedimento. E che chiedono al Governo e agli enti locali di rivedere e semplificare le modalità di assegnazione del sussidio.

Di cosa si tratta – La nuova social card è una carta acquisti con un importo fino a 404 euro al mese, rivolta ai nuclei familiari caduti in povertà. La sperimentazione, che fu istituita con dl del 9 febbraio 2012 e venne resa attuativa il 10 gennaio 2013 prevede la seguente distribuzione dei 50 milioni: Bari 3 milioni, Firenze 1,5, Genova 2,6 milioni, Milano 5,5, Torino 3,8, Verona 1,1 circa, Venezia idem, Roma 11,6 circa, Palermo 6,1, Catania 2,7, Napoli 8,9, Bologna 1,6.

Secondo le previsioni, le prime erogazioni concrete di denaro ai nuclei assegnatari sarebbero dovute avvenire a novembre 2013. Invece, e siamo al 31 gennaio 2014 secondo l'arco temporale coperto dal  monitoraggio, la social card non è stata ancora erogata in nessuno dei 12 Comuni coinvolti. E sono proprio le due organizzazioni a segnalare, fra le varie problematiche, quella che concerne i criteri per l'assegnazione, vale a dire per  l’individuazione dei beneficiari: criteri numerosi e specifici, ma soprattutto in contraddizione fra loro. Tant'è vero che di fatto un grande numero di potenziali beneficairi è stato escluso.

Per beneficiare del contributo le famiglie devono dimostrare da un lato di essere in una condizione di “nuova povertà” (aver perso il lavoro nei 36 mesi precedenti o, in alternativa, aver avuto un contratto di lavoro con un reddito inferiore a 4.000 euro nei sei mesi precedenti la richiesta) e dall’altro di trovarsi già in una situazione di bisogno estremo (un Isee di 3.000 euro l’anno, un patrimonio mobiliare di valore inferiore a 8.000 euro, un’abitazione con valore Ici inferiore a 30.000 euro e il mancato possesso di veicoli di recente acquisizione). E dunque si trovano esclusi i cosiddetti nuovi poveri (a causa del criteri riguardanti l’abitazione, possesso beni mobili e veicoli di recente acquisizione) sia coloro che si trovano in povertà assoluta (che non ottemperano al criterio della perdita recente del lavoro).

“Chiediamo al Governo Renzi e a tutte le istituzioni coinvolte di fare arrivare a destinazione, senza ulteriori ritardi, in tutte le città oggetto della sperimentazione, i fondi stanziati da più di due anni per il sostegno alle famiglie in povertà. Se pensiamo alla vita quotidiana di famiglie con bambini che sopravvivono con meno di 3.000 euro di Isee l’anno, è facile cogliere la gravità delle lentezze burocratiche nell’assegnazione di un contributo già stanziato da tempo” dice Raffaela Milano di Save the Children. Inoltre Milano ricorda che in Italia, in modo più marcato rispetto al resto d'Europa, l’impoverimento ha colpito con particolare intensità i bambini: oltre un milione sono quelli in povertà assoluta – pari a 1 minore su 10 – con una crescita del 30% fra 2012 e 2013.

La preoccupazione della Caritas per le condizioni delle famiglie italiane, in quest’anno ancora pesantemente segnato dalla crisi, è grande –  fa eco don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana  – per questo sono importanti tutte le azioni che potrebbero segnalare una attenzione nuova del Governo alle fasce più deboli, come l’avvio effettivo delle sperimentazioni della nuova carta acquisti, la pronta definizione del Piano operativo per il nuovo fondo europeo sui beni essenziali, una più efficace azione contro la povertà minorile e l’evasione scolastica”.

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