Il fantascientifico Snowpiercer, tratto dal fumetto francese del 1983 “Le Transperceneige” di Rochette (pseudonimo dell'autore Benjamin Legrand) e Jacques Lob, segna il debutto occidentale del regista sudcoreano Bong Joon-Ho, autore dell'eccezionale pellicola Mother – Madre che recentemente è stata vista anche sui nostri canali digitali. Il film è stato presentato con grandissimo successo in numerosi festival in giro per il mondo arrivando anche al Festival Internazionale del Film di Roma.
Per diversi mesi si è infatti discusso di una serie di tagli che il produttore e distributore Harvey "Manidiforbice" Weinstein avrebbe voluto attuare sulla pellicola.: ben 20 minuti che su i 126 di durata complessiva sono più del 15%. La ragione che il distributore impugna è che "il pubblico che vive in Iowa o in Oklahoma" è considerato incapace di apprezzare un film come Snowpiercer. Quindi piuttosto che perdere qualche migliaio di spettatori che probabilmente nemmeno sono interessati a questo prodotto, Weinstein preferiva mutilare il film e perdere milioni di spettatori in tutto il mondo, rendendo il film un semplice e banale action movie fantascientifico. E visto che c'era voleva pure aggiungere un voice over all'inizio e alla fine del film per fare lo "spiegone" tanto amato dal grande pubblico.
Il problema che ne sarebbe conseguito era che chiunque non vivesse in Corea del Sud, e che non avesse potuto vedere il film in giro per i festival cinematografici, avrebbe visto il film di Bong Joon-Ho in questa versione mutilata venendo così equiparato per intelligenza al pubblico del mid-west americano. Questo la fa capire molto su cosa pensino i grandi produttori di Hollywood dei loro spettatori. Un branco di persone incapaci di capire un film a cui bisogna spillare il maggior numero di quattrini possibile.
La decisione della produzione ha ovviamente fatto infuriare il regista che, sebbene agli inizi abbia tentato di mascherare il proprio disappunto, all'ultimo Festival del Cinema di Busan, il più grande festival cinematografico di tutta l'Asia, ha dichiarato che "stiamo ancora discutendo dei tagli ma è ovvio che questa versione (quella proiettata al Festival) sarà l'unico director's cut che vedrete" facendo perdere le speranze per la distribuzione intatta del film all'estero. L'autore ha però avuto anche la possibilità di togliersi qualche sassolino dalla scarpa parlando degli screen test che sono stati fatti nel mese di luglio negli Stati Uniti. Già perché a detta di Bong Joon-ho, la versione provvisoria con i tagli di venti minuti ha ricevuto un'accoglienza tiepida nello screen test fatto nel New Jersey mentre la versione originale proiettata a Los Angeles, con un pubblico rappresentativo, è stata accolta in modo notevolmente migliore. Bong Joon-ho ha voluto però rassicurare che la versione proiettata negli screen test è solo una versione provvisoria e non quella definitiva e che spera ancora di riuscire a concludere la vicenda con un accordo positivo tra le due parti, visto che anche la compagnia di produzione coreana CJ ha cominciato ad attuare forti pressioni sulla Weinstein Company per arrivare ad avere la conferma delle date di uscita per promuovere il film.
La Weinstein Company non è nuova a queste operazioni di taglio brutale dei film da lei distribuiti, si pensi che sul finire degli anni Novanta, Harvey Weinstein tentò, fortunatamente senza successo, di tagliare il film d'animazione del maestro giapponese Hayao Miyazaki, La Principessa Mononoke. Nel 2001 invece fu il film di Stephen Chow, Shaolin Soccer, ad essere tagliato con buona pace della storia originale trasformata in un susseguirsi di gag senza senso, per di più inficiato nella versione italiana da un doppiaggio in dialetti regionali risibile e ridicolo. Operazioni che sono valse ad Havery Weinstein il soprannome poco lusinghiero di Manidiforbice.
Poco si tema, poiché la versione che arriva nelle sale italiane distribuita da Koch Media, è fortunatamente la versione originale del regista Boong Joon-ho e non quella tagliata, che fortunatamente sta diventando sempre più un mito piuttosto che una realtà. Forse anche questa volta il produttore Harvey Weinstein si è trovato di fronte ad un regista combattivo che non ha accettato di tagliare la propria opera. Con grande piacere del pubblico italiano.