Sms Rifredi, la Sinistra arriva dal basso, in centinaia all’assemblea

Firenze – Dov’è la Sinistra? La Sinistra stamattina è numerosa e soprattutto c’è: si trova all’SMS di Rifredi, e riempie un salone da oltre cento posti, e altrettanti stanno fuori. Fra giri, rigiri e cambi, forse stamane sono fra le due e le trecento le persone che passano da lì. E l’evento è di quelli su cui in pochi avrebbero scommesso. Si tratta infatti di un’assemblea territoriale che risponde, come moltissime in questi giorni in tutta Italia, alla “chiamata” partita dall’ex-Opg occupato di Napoli “Je so’ pazzo”, che a sua volta si è mosso dopo il “flop” del Brancaccio. Un flop che sicuramente non è tale per la Sinistra di partito che lì si è ritrovata, visto che, nell’incontro fra segreterie, per la precisione quelle di Mdp-Sinistra Italiana-Possibile, è stata trovata la “quadra” e il candidato. Ma che lo è stato per “tutti quelli – come spiega un giovanissimo partecipante all’assemblea di stamattina – che avevano pensato che finalmente la sinistra si muovesse con modalità “alternative” rispetto alle vecchie pratiche delle spartizioni per partito, un rappresentante io, due te, bilanciamo questo, sosteniamo quest’altro…. e poi, in concreto, per il popolo, cosa cambia?”.

Dunque, ecco il vero nocciolo della questione, come spiega Viola, attivista dell’ex-Opg occupato di Napoli “Je so’ pazzo”, ricercatrice, che, dopo il “vuoto” lasciato dal Brancaccio (dove peraltro, “eravamo andati pieni di dubbi e con una posizione critica”), tante speranze e attese rischiavano di rimanere senza risposta. “Così, – racconta – abbiamo intanto “chiamato” l’assemblea del 18 novembre”, vale a dire quella “annullata” dalle forze della sinistra che hanno trovato “la quadra”, vale a dire, la lista e il candidato”.
Bene, 18 novembre, Roma, Teatro Italia, 800 posti, non c’è spazio per far cadere uno spillo. Molti rimangono in piedi. “E’ successo qualcosa che neppure noi ci aspettavamo”.

E questo è l’inizio. La proposta che viene lanciata dall’assemblea è: se volete, organizzatevi anche voi. Fate le vostre assemblee territoriali e noi veniamo a raccontarvi il nostro metodo. “Precisiamo – dice Viola – non perché noi siamo i più bravi o abbiamo inventato la cosa. Qui non si tratta di chi “arriva primo”: la nostra esperienza è quella di mettere a disposizione un contributo. E chiediamo agli altri la stessa cosa”. Contenuto minimo, dunque: intanto, accettare il dato di fatto della nascita dal basso della “lista”, ancora fra virgolette in quanto il processo è in itinere. Ma cosa vuol dire? Significa che è il metodo assembleare-partecipativo quello prescelto. Modalità che ha anche un’altra caratteristica: non solo quella di chiedere e necessitare di una partecipazione corale, bensì anche, e questa è ancora una volta una scelta, di partire “alla rovescia”, dice Viola, cioè dalle necessità del territorio. Insomma le assemblee territoriali sono tali anche in quanto sono collettore delle richieste della società “civile” alla politica. “Certamente, è necessario ricollegare questi contributi in alcuni minimi comuni denominatori – spiega Viola – ma intanto il processo deve restare agganciato al territorio e alle comunità”. Una scelta che si rivela molto significativa: nelle assemblee, mentre “si pensava di trovare solo persone con i nostri percorsi – spiega Viola – ci siamo trovati davanti a un pubblico eterogeneo, sia come strati d’età che come esperienze politiche”. Ci si guarda attorno, e anche stamattina il dato è evidente: studenti, operai, disoccupati, lavoratori precari, partite Iva, una larga fascia di giovani fra i 25 e i 27 anni, qualcuno più attempato accanto a studenti di 15 anni, molti a sfiorare i 40. Non solo: accanto a facce note dei Movimenti, una grande massa di “quelli ai margini” come si definisce una ragazza di ventitrè anni, che dichiara anche che andrà a votare. “Per la prima volta?” Chiedo incredula. “Sì – risponde placida – è la prima volta”.

Modalità “diverse”. E’ Viola a fare luce: più ruoli, anche organizzativi, alle donne, più visibilità per i giovani. Nessun programma “blindato”, dibattito aperto, e infine, alcuni punti comuni saltati fuori dal confronto, fra cui attenzione alle richieste territoriali e il richiamo continuo alla concretezza. “Invece di presentare il programma – dice Viola – sentiamo i territori, sentiamo cosa dicono le persone”. Insomma, lo slogan è: “Se qualcuno ci sta, organizzi un’assemblea territoriale”. Detto fatto, le assemblee crescono: ” A ieri, in una sola giornata, abbiamo avuto 14 richieste – dice Viola – e sono richieste sparse in tutta Italia. Risposta vivissima al Sud, dalla Puglia alla Sicilia”. Il modello è: qualcuno dell’Ex-Opg napoletano che spiega il senso e lo scopo dell’iniziativa, poi, gli interventi con le battaglie e le richieste dei territori. Ovviamente, non mancano interventi di ampio respiro e qualcuno di persone con storie politiche importanti alle spalle, come il responsabile dei giovani di Rifondazione Lorenzo Palandri, “Non si va sulla lista, sulle vecchie spartizioni decise dalle segreterie dei partiti, ma sulla visione del territorio, sulle sue necessità, sulla condivisione degli interventi da mettere in atto”. Incalza Roberto Travagli, storico dirigente di Rifondazione a Firenze: “Il fatto è che il Brancaccio ha segnato una svolta nella definizione dei metodi, mettendo sul piatto come modalità operative le assemblee con persone che mettono a disposizione il proprio tempo. Ciò significa essere dentro un processo che non è quello delle segreterie. Il metodo non è slegato dal contenuto, dal momento che sono necessarie proposte forti”. E quindi è necessario che tali proposte siano il più possibile condivise e prese collettivamente.

Infine, il nome. Su questo, ancora il dibattito è aperto. “La mia opinione personale – dice Viola – è che “Potere al popolo” sia anche un programma in sé. Popolo, un concetto chiaro e inclusivo. Potere, significa la possibilità concreta di cambiare le cose”.

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