Complice il “bel” tempo, questo del 2017 è un gennaio da incubo per lo smog, con cinque capoluoghi dell’Emilia-Romagna fuorilegge per le pm10 per 15 giorni su 25. Le peggiori: Reggio Emilia con 19, Modena con 18 e Piacenza con 17 giornate, seguono Ravenna e Rimini con 15 giorni di sforamento.
Mentre a Parma il mese di gennaio si chiuderà ufficialmente senza un millimetro di precipitazioni, dal momento che le pioviggini degli ultimi due giorni non sono state sufficienti nemmeno per la rilevanza statistica. Rispetto al 2016, nel 2017 è già stato raggiunto il numero di sforamenti che in media coincide con i primi due mesi dell’anno.
È Legambiente a fare i conti, parlando di «dati che non promettono nulla di buono, nonostante lo scorso anno la situazione in regione sembrasse essere in miglioramento. Numeri preoccupanti – scrive l’associazione in una nota – se si pensa anche ai rilevanti impatti sulla salute: ogni anno, stando alle ultime stime, l’inquinamento dell’aria causa oltre 467mila morti solo in Europa e i costi sanitari associati quantificabili sono tra 400 e 900 miliardi di euro all’anno».
I presidenti regionali di Legambiente, «hanno chiesto al Ministro dell’Ambiente Galletti ed ai rispettivi assessori all’ambiente soluzioni urgenti al problema dell’inquinamento dell’aria nel bacino padano: far uscire le città dalla cappa di smog è una priorità». Proposte, quelle di Legambiente, contenute nell’annuale dossier “Mal’aria 2017” che «sfida le amministrazioni disegnando le città di domani, utilizzando le migliori esperienze che già oggi sono una realtà».
IL PIANO ARIA
Il piano aria dell’Emilia Romagna approvato in giunta nelle scorse settimane secondo Legambiente «contiene indirizzi e misure positive, alcune delle quali frutto delle nostre richieste fatte negli scorsi anni. Finalmente nel Piano è rivisto il meccanismo delle misure emergenziali, che scatteranno a seguito di quattro giorni di superamento consecutivi dei limiti di PM10, e non dopo sette come era fino ad oggi». Le misure emergenziali contro lo smog prevedono, oltre al blocco dei veicoli più inquinanti (diesel euro 3 ed euro 4 dal 2018), anche l’obbligo di riduzione delle temperature fino ad un minimo di 19 gradi in edifici pubblici, privati ed esercizi commerciali.
Per quanto riguarda gli esercizi commerciali, è stata «recepita anche la nostra richiesta di obbligare alla chiusura delle porte esterne al fine di non sprecare energia per riscaldamento e raffrescamento», segnala Legambiente. Gli interventi finanziari hanno riguardato, in particolare, l’attuazione degli accordi di programma sottoscritti con i Comuni, con uno stanziamento di 6 milioni; 35 milioni sono stati destinati a favorire la mobilità sostenibile nel percorso casa-scuola e casa-lavoro; oltre 11 sono stati riservati ai Comuni coinvolti nell’emergenza smog nel 2015; 50 milioni, infine, sono andati al trasporto elettrico.
Per lo smog nella Pianura Padana «rischiamo una possibile infrazione dell’Unione europea. Abbiamo periodi di sforamento troppo lunghi. Questo è uno dei problemi che dobbiamo affrontare». Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti al termine del vertice di ieri con gli assessori delle quattro regioni padane: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna. «La situazione – sostiene il ministro – è migliorata rispetto al passato. È vero che dobbiamo fare ancora di più e la situazione resta critica. Siamo in una zona difficile che richiede un impegno straordinario. Il miglioramento rispetto agli ultimi anni non ci soddisfa ancora e dobbiamo continuare con azioni molto forti». Si agirà su tre fronti principali: traffico, impianti di riscaldamento e agricoltura. Sul fronte riscaldamento, ci sarà l’anticipo alla prossima estate del decreto sulle «caldaiette» che mette in pratica al bando gli impianti più vecchi ed inquinanti dando contributi fino al 65% per chi ne installa di nuova generazione.