L’episodio di per sè è marginale ma dà l’idea del clima pre-elettorale: quando il candidato del Pd Maino Marchi – parlamentare di lungo corso – ha parlato dell’articolo 18, dalla platea sono partiti fischi e contestazioni. Poca cosa, ci mancherebbe, solo un attimo di tensione in un confronto civile in cui cinque candidati reggiani si sono confrontati con i sindacalisti della Cisl sul tema del lavoro. Ma è il sintomo del malessere che agita la sinistra, divisa tra il sostegno all’Agenda Monti e la ricerca di modelli alternativi.
L’incontro aveva l’obiettivo di mettere a confronto le idee della Cgil con le proposte delle diverse forze politiche che si candidano a governare il Paese. Si è chiesto Claudio Grassi (Rivoluzione Civile), Maino Marchi (Pd), Sebastiano Milazzo (Sel) Simone Montermini (Scelta Civica), Gabriella Blancato (Movimento 5 Stelle) di rispondere a sette domande sui temi di grande attualità: economia, welfare, occupazione, diritti dei lavoratori e dei pensionati. Sono emerse come era prevedibile analisi e proposte anche molto distanti l’una dall’altra: non si può pensare d’altra parte che la ricetta di Montermini sia quella di Milazzo. Nessuna sorpresa dunque sulle intenzioni dei candidati che ricalcano i programmi dei rispettivi partiti.
Chi è apparso più in difficoltà, a parte la Blancato che paga lo scotto dell’inesperienza, è stato Marchi. Costretto a difendere l’appoggio del suo partito alla riforma Fornero, si è trovato a giocare in trasferta quando ha toccato il tema dell’articolo 18: “Noi lo abbiamo difeso” ha detto. E sono partiti i fischi. Molto più a loro agio Simone Montermini da una parte, Claudio Grassi e Sebastiano Milazzo dall’altra. Il primo ha avuto gioco facile nel difendere le scelte del governo in tema di politiche del lavoro avendo lasciato a suo tempo il Pd per la Lista Monti, gli altri due a fare fuoco da sinistra.