Prato – La vicenda di Silvia Romano, la volontaria italiana andata in Africa come volontaria dell’associazione “Africa Milele Onlus” si è appena conclusa ma fanno ancora discutere il misterioso rapimento avvenuto circa 18 mesi fa, la prigionia, il riscatto ma soprattutto il suo rientro in Italia.
Le immagini di lei che scendeva dalla scaletta dell’aereo che l’ha riportata nel nostro Paese avvolta in un abito di colore verde mentre annunciava che si era consapevolmente convertita all’Islam, hanno dato il via a non poche perplessità e polemiche.
Abbiamo chiesto a Paolo Brosio giornalista, scrittore, volto televisivo popolare e da molti anni impegnato con l’associazione la onlus “Le Olimpiadi del Cuore” per progetti umanitari a Medjugorje, di parlarci il suo punto di vista di cattolico su quanto accaduto alla cooperante italiana.
“Nel caso di Silvia – dice a Stamp – possiamo parlare del suo sequestro e della liberazione ma della conversione proprio no. Anche perché Al-Shabab non mi sembra che appartenga al mondo musulmano legale ma a quello illegale perché è un gruppo terrorista vicino ad Al-Qaeda. Dunque non si può parlare di una conversione del cuore perché Silvia aveva un mitra puntato alla testa; è stata rapita in una terra in cui stava facendo della solidarietà e tenuta prigioniera. Direi piuttosto di una conversione del kalashnikov”.
Aggiunge : “Ho tantissimi amici musulmani che sono inorriditi per quanto accaduto a Silvia anche perché la violenza non appartiene al mondo musulmano. Qui parliamo di criminali che hanno compiuto delle vere e proprie stragi, come avvenne diversi anni fa nel campus universitario del Kenia in cui furono massacrati 147 studenti”.
Sulla sua liberazione Brosio ritiene che “siano stati i servizi segreti turchi a intervenire come mediatori ma i soldi sono stati messi dal governo italiano e si parla di una cifra compresa tra i 4 e i 10 milioni “.
“Mi sarei aspettato perciò un po’ più di discrezione da parte del nostro governo e spento i riflettori all’arrivo in Italia della Romano, perché è vero che nel 2005 Berlusconi, Letta e Casini insieme al direttore del Sisde andarono all’aeroporto per Giuliana Sgrena, (come hanno riportato due miei colleghi ed amici Travaglio e Peter Gomez), ma da allora ad oggi i tempi sono profondamente diversi. Infatti oggi abbiamo per colpa della pandemia ben 7 milioni di poveri tra imprenditori, professionisti, artigiani e commercianti che non solo non possono ancora lavorare ma che non hanno ancora ricevuto un euro da questo governo”.
Secondo Brosio, “la ragazza deve essere protetta perché i valori cristiani valgono per tutti. Siano le persone musulmane, ebree o buddiste perché tutti siamo figli di Dio. C’è da gioire per lei che è tornata a casa ma non per il governo italiano che è sceso a patti coi terroristi, perché gli americani, gli inglesi e gli israeliani non li pagano. Sono per la linea della mediazione e della misericordia, ma il cinema mediatico che è andato in onda all’aeroporto volto alla ricerca di un consenso per un governo in difficoltà si poteva evitare”.
Se avesse occasione di incontrare Silvia Romano che cosa le direbbe? Paolo Brosio risponde che non sarebbe il caso di andare in Africa e in certi posti non sicuri, perché c’è tanto bisogno di aiuto ora anche qui in Italia. ” Dagli ospizi di carità, ai pensionati agli orfani, agli anziani abbandonati, alle donne senza lavoro. Non è necessario andare in Kenia per sentirsi utili e fare del bene”.
In foto Paolo Brosio