Dopo alcuni giorni di silenzio (pochi per la verità rispetto ad una raffica di settimane a polmoni pieni), Matteo Renzi torna a dire la sua. Lo fa in due distinti appuntamenti in serata, prima a Bosco Albergati di Modena poi a Villalunga di Casalgrande dove nel frattempo si sono già visti Epifani e Bersani.
Il neo-rottamatore pare sia un fiume in piena e che molta acqua, anzi molte parole, sia pronto a riversare sulla probabile folla che lo attende alle kermesse. Col consueto stile del microfono in mano e libertà di movimento sul palco a rinvigorire i passaggi salienti, rompendo gli schemi fossilizzati delle interviste preconfezionate immobili su sedie Ikea.
Ma il fuoco che cova dentro è solo parzialmente acceso dalle vicende giudiziarie di Berlusconi e dalle conseguenti residue speranze di sopravvivenza del governo Letta. Sono piuttosto le vicende interne del suo partito, alla vigilia di una direzione che si preannuncia molto calda, a rodergli di più. Epifani-Bersani, dalemiani e Giovani Turchi continuano a tramare per farlo fuori ma non hanno i numeri per stabilire alle primarie regole anti-Renzi. E la data del Congresso continua a non essere fissata.
Intanto i malpancisti del Pd contro il governo Letta continuano ad ingrossare le fila. Ma la decisione sulla durata del governo Letta (su cui tutti convergono sia limitata alle urgenze prima di tornare alle urne) non è univoca per tutte le fazioni in campo del partito. Quel che è certo è che alla direzione Pd sarà presente lo stesso Premier per evitare che la seduta si trasformi in un mero processo ai suoi primi cento giorni e alle sempre meno larghe intese.