Siglato il “decreto rotte”. Misure speciali per il Santuario dei Cetacei

Dopo il naufragio della Costa Concordia del 13 gennaio il ministro del’Ambiente, Corrado Clini,  aveva firmato il cosiddetto “decreto rotte” per sancire l’applicazione, mai realizzata, di quanto previsto da una legge del 2011 sul trasporto marittimo ed evitare, così, simili tragedie e rischi di disastro ambientale. Il decreto era rimasto per circa un mese all’esame dei tecnici del Ministero dei Trasporti ed è stato siglato ieri, 1 marzo, anche dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Secondo indiscrezioni provenienti da Roma, a rallentare l’emissione del “decreto rotte” sarebbero state le pressioni delle compagnie armatrici, che avrebbero spinto con il Ministero dei Trasporti per un accordo di tipo differente da quello ieri suggellato con le firme dei due ministri. Nel dettaglio, i “decreto rotte” prevede che le navi non possano passare a 2 miglia marine dai parchi. Questo limite, comunque, potrà variare per l’entrata e l’uscita dai porti su precisa disposizione delle Capitanerie di porto ed a patto che siano assicurate la sicurezza della navigazione. Per il Santuario dei Cetacei, dopo il caso della perdita in mare di fusti tossici dall’Eurocargo Venezia, viene inoltre previsto che le navi cargo debbano fissare i carichi per evitarne la perdita. Si tratta, ha spiegato Clini, “di più che un decreto anti-inchini, è una norma quadro la cui gestione spetta alle autorità marittime”. "Abbiamo dato i criteri per la sicurezza della navigazione in aree sensibili e vulnerabili dal punto di vista ambientale", ha concluso il ministro dell’Ambiente. Il “decreto rotte”, infatti, prevede anche che i cosiddetti “condomini galleggianti”, ossia le navi da crociera di grossa stazza, non potranno più accedere al Canale della Giudecca ed al bacino di San Marco, a Venezia, da quando l’autorità portuale lagunare avrà reso praticabili percorsi alternativi.

Il ministro dell’Ambiente ha incontrato gli abitanti dell’isola del Giglio
Gli “incubi” sulla possibilità di un di disastro ambientale al Giglio, ha spiegato Clini, si stanno diradando grazie alla rimozione del carburante effettuata dalla società olandese Smit & Neri, ma restano delle questioni aperte, come quella della rimozione del relitto che, ha continuato il ministro dell’Ambiente, non dovrà restare nelle acque dell’isola del Giglio come un “monumento lugubre”. Incontrando la popolazione gigliese durante il settimanale appuntamento del commissario per l’emergenza, Franco Gabrielli, il ministro ha quindi elogiato la compostezza dei Gigliesi, i quali avrebbero potuto fare rivendicazioni e protestare più vivacemente ed invece hanno sempre cercato di collaborare, prima soccorrendo i naufraghi e successivamente non rallentanto le operazioni di soccorso e svuotamento del carburante dai serbatoi della Costa Concordia. Oltre a spiegare alla popolazione isolana i contenuti del “decreto rotte” siglato ieri anche dal ministro Passera, Clini ha proposto di fare dell’isola del Giglio un centro di turismo sostenibile. “Davvero una buona notizia per l’isola del Giglio e per la Toscana tutta”, ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente, Anna Rita Bramerini. “Questa – ha proseguito l’assessore a margine dell’incontro – è una proposta che incrocia sviluppo e tutela ambientale ed è una risposta che conferma in termini anche molto concreti  l’alta attenzione che il ministro da sempre dedica all’isola e alla nostra regione. Dimostra al tempo stesso la sensibilità per i temi ambientali e turistici in piena sintonia con le scelte toscane. Oggi la soddisfazione è doppia se a questo annuncio aggiungiamo il decreto interministeriale per la sicurezza della navigazione nelle aree sensibili appena firmato, che va incontro a quanto chiesto dal presidente Rossi all’indomani dell’incidente della Concordia”.

Svuotato il settimo serbatoio della zona di poppa
Sul fronte delle operazioni sul relitto semisommerso sulle secche della Gabbianara, continuano le ricerche dei 7 corpi che ancora risultano dispersi. I sommozzatori di Vigili del Fuoco e Marina Militare continuano la perlustrazione dei corridoi del ponte 4 in assetto da palombaro leggero ed è stato allestito un nuovo cantiere per le immersioni nella parte sommersa del relitto della nave da crociera. I dati del monitoraggio sulla Costa Concordia, hanno rassicurato ancora una volta gli esperti del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, non ha mostrato significative variazioni nei movimenti della nave. Arpat, invece, non ha alcune segnalazione da fare in tema di inquinamento. Il recupero dl carburante prosegue. Nella giornata di ieri  stato svuotato il settimo serbatoio di poppa ed è iniziata la rimozione del carburante dall’ottavo dei 9 tank già flangiati. I circa 50 metri cubi di propellente rimossi ieri dalla Concordia sono stati trasferiti sulla cisterna Elba.

Continuano le indagini in vista dell’incidente probatorio
Domani, 3 marzo, al Teatro Moderno di Grosseto andrà in scena l’incidente probatorio sulla scatola nera della Costa Concordia. Nel capoluogo maremmano sono attese almeno 500 persone ed il Comune di Grosseto ha già predisposto misure speciali per la viabilità cittadina, come la chiusura di alcune strade e di un Liceo che si trova nei pressi dello stesso Teatro Moderno. Non dovrebbe essere presente all’udienza il capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino, che si trova agli arresti domiciliari. Il suo legale, Bruno Leporatti, ha infatti dichiarato che se il comandante si fosse recato a Grosseto avrebbe temuto per la sua incolumità. I magistrati grossetani coordinati dal procuratore Francesco Verusio (Maria Navarro, Stefano Pizza e Alessandro Leopizzi) avrebbe intenzione di allargare le investigazioni a Costa Crociere ed avrebbero predisposto un dossier di olre 10.000 pagine sul naufragio del 13 gennaio. Sarebbe amche stato identificato l’autore del filmato girato in plancia la sera del disastro. Si tratterebe di un videoperatore romeno di nome Marcel Pavu. Analizzando il filmato depositato in Procura, i carabinieri grossetani sarebbero riusciti a risalire alla sua uscita dalla cabina numero 570 della Concordia, dove effettivamente il videoperatore alloggiava. Gli inquirenti lo ascolteranno nei prossimi giorni. L’avvocato Cristina Porcelli, che avrebbe preso il pc di Schettino la sera del naufragio, ha spiegato nel suo interrogatorio di non sapere nulla del computer del capitano. La polizia postale sta però conducendo accertamenti su di un portatile ritrovato e mancante di alcune parti.

Foto: www.protezionecivile.gov.it
 

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