Firenze – Chi dei due è la marionetta e chi è l’essere umano? Quale dei due è più fragile? Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio sono riusciti a rendere vitale e poetico l’incontro fra un burattino di legno e fili e un essere vivente, prodotto sofisticato di biologia, educazione e arte. Coloro che ieri hanno assistito allo spettacolo Atlante_L’umano del gesto hanno avuto la fortuna di ricevere il dono di una profonda emozione testimoniata dalla sospensione magica che precede l’applauso, momento di adesione e gratitudine quando l’artista tocca l’anima degli spettatori.
Sieni e Cuticchio hanno presentato a Cango la tappa intermedia di una collaborazione artistica realizzata nel quadro del progetto triennale “Arte del gesto nel Mediterraneo_Accademia sui linguaggi del corpo e l’opera dei pupi” pensato per la città di Palermo. Un percorso nato dall’incontro fra uno dei più importanti danzatori e coreografi al livello internazionale e l’erede della grande tradizione dei Pupi siciliani che ha prodotto una contaminazione di generi artistici mai ideata prima.
La caratteristica principale della creazione sta nella sua semplicità, come se arrivasse a compimento qualcosa che era già nell’aria e che attendeva solo la genialità di qualcuno per esprimersi. L’obiettivo artistico di Sieni, la creazione di una “Comunità del gesto”, lo studio militante del corpo, dei suoi movimenti, del suo linguaggio gestuale, delle sue fragilità, il momento più intenso del suo comunicare , ha trovato “un altro” con cui confrontarsi, esterno a lui, come in uno specchio.
Attenzione però. Quella marionetta è lo strumento attraverso il quale passa un’arte secolare che ha formato l’immaginario di tante generazioni. A muovere il pupo c’è l’ultimo grande rappresentante di quell’arte. Ne nasce un dialogo a tre stupendamente rappresentato dal gruppo statuario, quasi una pietà michelangiolesca, che nel corso dello spettacolo a un certo punto si forma, con il volto antico di Cuticchio che sovrasta, la presenza intensa di Sieni che tiene in braccio la marionetta trasfigurata e umanizzata dall’incontro con il suo alter ego vivente.
Sono quattro le stazioni dei tre inediti viaggiatori. Si comincia con “Ossatura”: una camminata in parallelo durante la quale il danzatore e la marionetta imparano a conoscersi. E’ la seconda che cerca di seguire il primo imitandone gesti e movimenti. Non è il pupazzo della Classe morta di Kantor che rimane attaccato al suo essere umano come le ossessioni e i traumi infantili che fanno parte del suo lato oscuro. Qui siamo in una proiezione esterna, fisica, della macchina dinamica del corpo umano che suscita stupore e meraviglia.
Dopo essersi conosciuti e accettati si passa a uno stadio ulteriore, “Corpo nudo”: il movimento si qualifica in qualcosa di più alto. Affetto, amore? La marionetta ora porta scolpite le fattezze muliebri e il danzatore, grazie a quel suo singolare interlocutore scopre qualcosa in sé che è di qualità diversa e che intuisce essere il motivo segreto dell’esistenza.
Uno stato di grazia che deve essere sempre riconquistato, con dolore. La marionetta si ribella, si arma come il “Paladino Orlando”: l’altro si affatica con paziente tenacia a togliere i simboli di distanza e ostilità, la spada e lo scudo, fino a ritrovare la pacificazione.
L’ultimo quadro “Angelo” ci porta diritti dentro il senso tragico dell’esistenza. La marionetta ora è l’arcangelo San Michele che invita a cercare l’assoluto e in questo modo dare compimento alla missione più alta dell’essere umano, contro l’inesorabile crudeltà della natura. Così lo spettacolo si conclude con un “cuntu”, l’altra forma teatrale dell’epica di Carlo Magno e dei suoi paladini della tradizione siciliana: un’improvvisazione di Cuticchio che parla di migranti, di mare e di barconi affondati.
Per la sua azione coreografica Sieni ha scelto una musica creata da Angelo Badalamenti, lontana e suadente, minimalista con un timbro epico come la storia dei paladini e come la storia dell’essere umano alla ricerca del suo Santo Graal.
Atlante_L’umano del gesto ha concluso il festival “la democrazia del corpo” che in più di due mesi ha offerto un panorama del lavoro sperimentale dei migliori coreografi al livello nazionale e internazionale. Al Cango fino al 30 dicembre 2017 (ore 21) con i video con i laboratori già tenuti a Palermo e incontri con i due maestri e con l’antropologo Vito Di Benedetto.