Siena ha il cuore spezzato, dal Monte dei Paschi

In piazza del Campo c'è un banco che vende le frittelle, quelle di san Giuseppe, un po' in anticipo sui tempi, ma son buone e c'è la fila dei senesi davanti, in attesa. 10 frittelle a 4 euro è un buon prezzo: 40 centesimi a frittella, più o meno lo stesso valore (odierno) di un'azione del Monte dei Paschi. E pensare che fino a pochi giorni fa si aggirava intorno ai 3 euro e mezzo. Ma quelli erano altri tempi. Ora se vai a prendere un caffè dal Nannini, senti i mugugni dell'avventore accompagnare il tintinnio del cucchiaino sulla tazzina: “Senza il Monte, c'è poco da fare a Siena”. “Vedrai quanti servizi saltano” aggiunge un altro, addentando una bignè ricolma di cioccolato. “Via, via, almeno per oggi non ci pensiamo” taglia corto il barista indaffarato. C'è da capirlo, chissà quante ne avrà sentite, in questi giorni, di discussioni animate. E animate sono pure le viuzze del centro, un brulicare fitto fitto di senesi infreddoliti e qualche sparuto turista, con quelle belle macchine fotografiche a tracolla, e gli obiettivi quasi tutti puntati su piazza del Campo, la torre del Mangia e il Duomo.

Qualche flash se lo aggiudica anche piazza Salimbeni, dove si trova la sede storica del Monte, ma dalla posa, e dagli abiti, si capisce al volo che quelli non sono turisti. “Troppo giornalisti a Siena” dice a voce alta un passante, e dal tono non sembra che ne sia felice. Abituati com'erano, i senesi, a custodire gelosi la loro città e i suoi (piccoli…) intrighi, facendo eccezione solo per i giorni del Palio, ora si sentono spaesati e quasi minacciati. Siena, città da sempre tra le prime in Italia per la qualità della vita, può salire alla ribalta solo per notizie belle, non certo per queste brutte e sporche vicende. Eccoli dunque i senesi, restii e infastiditi, come se dovessero vivere pubblicamente un dolore privato e familiare. “Qui tutti o quasi hanno un cugino, uno zio o un fratello che lavora al Monte” ci spiega una donna “ed è normale essere preoccupati per le nostre famiglie e i posti di lavoro che potrebbero saltare”.

Chiaro, dietro alle speculazioni finanziarie, ai derivati, all'Antonveneta, alle plusvalenze, alla commistione nefanda tra finanza e politica, dietro a tutto questo c'è la vita dei lavoratori e delle loro famiglie: “Stai a vedere che ci rimettono solo loro” aggiunge un altro. E se, metti il caso, il familiare al Monte non ce l'hai la paura per i risparmi rimane. Negli uffici postali di Siena, dopo un'iniziale ritrosia, ci confidano che nell'ultimo periodo si presentano sempre più spesso clienti con l'assegno del Monte in mano, chiedendo di aprire un conto postale. “Anche se dicono che non dobbiamo temere per i nostri soldi, è meglio diversificare” taglia corto un omone con un assegno da 20mila euro in mano. E se chiedi quali sia la causa del tracollo di una banca storica, la terza in Italia, non ci sono dubbi: “Al Monte hanno sbagliato a mischiare gli affari con la politica. Questa è da sempre una cosa sporca, tutto quello che tocca, inquina”.

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