Siena Biotech, ricercatori in presidio per scongiurare l’ultimo atto

Firenze – Si sono presentati nel loro camice bianco, la divisa della ricerca, ieri davanti alla sede della Regione Toscana, per protestare contro una decisione che butta nella spazzatura soldi, ricerca, lavoro. E almeno 51 vite di giovani scienziati che hanno interrotto attività all’estero e carriere già avviate per tornare a fare ricerca in Italia. Oppure vi hanno investito, con l’entusiasmo e l’intraprendenza della prima occasione, la loro passione per la ricerca medico-scientifica italiana. Un richiamo che è valso anche per ricercatori stranieri, giunti dalla Germania per la precisione.

Si sta parlando di quello che era il gioiello biotecnologico di Siena, Siena Biotech appunto. Fatto nascere con l’obiettivo di individuare cure farmacologiche per pazienti affetti da malattie rare e malattie neurodegenerative come il morbo di Huntington e di Alzheimer, che purtroppo ad oggi non hanno cura. Una storia che rasenta l’incredibile, sia per le cifre investite, che per il livello di competenze impegnate, che per le modalità della liquidazione. Una sorta di stupefatta meraviglia di fronte al precipitare delle cose che, insieme all’angoscia e alla rabbia per ritrovarsi più o meno punto a capo, si coglie nella voce dei ricercatori fermi, nonostante il vento gelido, ad attendere in presidio i risultati di un incontro con le istituzioni toscane, per capire “cosa succederà di tutto e di noi”.

“Molti sono già ripartiti verso le sedi estere – racconta una ricercatrice – ma non è una scelta che si fa a cuor leggero. L’età media fra noi, a questo punto è di circa 40 anni. Ma non c’è dubbio che se l’occasione si presenta nessuno può permettersi di non raccoglierla”.

Sì, ma la rabbia e la voglia di non arrendersi ancora c’è. Nonostante quel licenziamento collettivo, nonostante la liquidazione della società messa in atto nelle settimane scorse dal socio unico Fondazione Mps. Che ribadisce di “non avere più soldi”.

“Certo, facile ora dire così – dice un ricercatore – avere prima messo all’opera uno dei centri potenzialmente più attivi e all’avanguardia d’Europa e ora, contrordine, tutti a casa”. Ciò che sperano i ricercatori in presidio è “un segnale concreto dalle istituzioni toscane che richiami il socio unico alle proprie responsabilità”. Sulla questione risponde il governatore Enrico Rossi, interrogato in merito a margine dell’incontro col ministro alle politiche agricole Martina avvenuto ieri, che, pur rassicurando i lavoratori che la Regione “non è per la chiusura di Siena Biotech” ha anche aggiunto: “non siamo noi il punto di riferimento, piuttosto la crisi di Siena”. E nel pomeriggio della questione si è discusso per circa due ore in un incontro fra le Rsu senesi, l’assessore alle attività produttive regionale Gianfranco Simoncini, l’assessore alla sanità, Luigi Marroni, e il capo di gabinetto, Ledo Gori, con anche la presenza di Nicola Lattanzi, il liquidatore nominato dalla Fondazione Mpa. La promessa parrebbe quella di un’attivazione forte da parte della Regione per cercare partner strategici nel settore interessati a investire a Siena. In questa settimana in ogni caso il liquidatore potrebbe depositare in tribunale i documenti per la procedura fallimentare di Siena Biotech.

Il presidio di ieri tuttavia non è che l’ultimo in ordine di tempo di una lunga battaglia che ormai data anni. Dal 13 febbraio scorso i ricercatori hanno “occupato” l’edificio sede di Siena Biotech con un presidio permanente, senza intaccare, come spiegano, “i servizi”. E di fronte “a ciò che ci siamo sentiti dire, che la ricerca è un lusso che non ci si può più permettere, ribattiamo che siamo un lusso tutto sommato a basso costo”, visto che la ricerca è potenzialmente una vera e propria forma di investimento per il futuro. Cosa che sembra, a parole, molto chiara alla Regione Toscana che però “devia” nella messa in pratica.

Andando indietro nel tempo, possiamo tentare una breve sintesi della vicenda. Di fatto, si calcola che con la chiusura della Siena Biotech, oltre 160 milioni siano destinati ad andare in fumo, con il corollario di 14 anni di lavoro.Ciò che doveva essere il fiore all’occhiello della ricerca toscana ma senese in particolare, fu fondato nel 2000 grazie al Monte dei Paschi che sembra che all’epoca vi mettesse oltre cento miliardi di lire in cinque anni, come ricordò a suo tempo il Sole 24 Ore in un approfondimento del 2014 dedicato all’argomento. Del resto, pur scontando alcune debolezze strutturali, risultati erano stati realizzati, sia a livello di stipula di contratti con i grandi Big del farmaco tra cui Wyeth-Pfizer e Roche, ma anche rispetto a un avanzato grado di sperimentazione circa un farmaco contro il “morbo di Huntingotn” una malattia degenerativa che colpisce i muscoli, causando movimenti incontrollabili. Affetti da questa patologia sarebbero circa seimila persone in Italia, 100mila in Europa. E pensare che, se si dovesse interrompere questo punto la ricerca, sarebbe come mancare la meta per un soffio: infatti a breve si sarebbe ai test su volontari.

Fu nel 2012 che Siena Biotech, che era arrivata ad avere anche 133 dipendenti, comincia ad accusare la crisi della banca senese, che si riverbera in un continuo diminuire di gettito finanziario. Cominciano le “fughe” dei ricercatori, la cassa integrazione a rotazione, fino alla notizia, delle settimane scorse e “arrivata a mezzo stampa” ribadiscono i ricercatori, che la società viene messa in liquidazione. Un abbassare la saracinesca che è molto più della perdita di un polo di ricerca: ciò che viene a mancare è infatti un punto di riferimento per tutto il settore farmaceutico. Oltre al fatto che la ricerca sulle cosiddette malattie “rare” è molto poco appetibile per le grandi multinazionali del farmaco, essendo rivolta a nicchie specifiche di pazienti. Non è un caso infatti che anche negli Stati Uniti questo particolare campo di ricerca viene acquisito sostanzialmente dalle fondazioni.

Fra le iniziative messe in campo dai ricercatori, anche la possibilità di firmare una petizione contro la “rottamazione”: https://www.change.org/p/beatrice-lorenzin-salvate-la-ricerca-in-siena-biotech-save-siena-biotech-research

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