Londra – Mentre in Italia il dibattito pubblico si concentra quasi esclusivamente sulla fase due e su come riaprire le industrie e le fabbriche in sicurezza, nel Regno Unito tale diatriba ancora non è affrontata.
Discutere sulla tematica del lavoro in questo momento diventa prioritario, non solo dal punto di vista economico ma anche sanitario, poiché, prima o poi, è indubbio che il tessuto produttivo dei paesi debba ricominciare ma qualora questo avvenisse senza le dovute precauzioni l’intera comunità potrebbe essere messa a rischio.
La sicurezza sui luoghi di lavoro, spesso, è stata vista come un’area di investimento importante ma non a tal punto da investirci sopra, ebbene, adesso è diventata un’area essenziale non solo per i lavoratori ma per l’intera comunità. La non attuazione di tutte le misure di contenimento del virus all’interno di una fabbrica o ai dipendenti di un ufficio aperto al pubblico permetterebbe in maniera drammatica al virus di continuare la sua azione di contagio e renderebbe gli sforzi fin qui condotti vanificati.
Nel secondo comune più grande della Toscana, nonché il primo in Europa per il suo distretto tessile, Prato, le industrie tessili si sono mobilitate perché le istituzioni diano il permesso di riaprire, anche prima del 4 Maggio. In una comunicazione ufficiale inviata alle Prefetture e alla Presidenza del Consiglio le industrie spiegano che la ripartenza, prima della fine stabilita nell’ultimo decreto di Conte, rappresenta una necessità per le imprese tessili a sopravvivere, producendo materiale stagionale vorrebbero essere in grado di completare almeno gli ordini già in essere per non rischiare di dover perdere anche quelli, con spese di risarcimento che non sarebbero in grado di pagare. Il sindacato della Cgil fin da subito si è opposto a questa eventualità, affermando che si tratterebbe di una riapertura illegale e rischiosa.
È evidente come il ruolo dei sindacati è essenziale in questo momento, mai come ora l’intermediazione tra l’interesse economico e la sicurezza dei lavoratori diventa una priorità per la salute e la messa in sicurezza dell’intera comunità.
All’interno del sito internet del Tuc ( Trade Union Congress), la voce di tutti i lavoratori del territorio britannico, sono stati pubblicati dei dati statistici che mostrano che il 70% della forza lavoro, dal 23 Marzo al 5 Aprile, ha continuato a lavorare, e di questa percentuale il 53% dei lavoratori l’ha fatto recandosi sul posto di lavoro. All’interno di questi numeri ci sono, ovviamente i lavoratori delle strutture ospedaliere e sanitarie, che più volte hanno denunciato il governo di non aver fornito loro gli strumenti necessari per lavorare in totale sicurezza.
Il sindacato inglese si è mosso subito a favore dei medici ed infermieri, ma non solo per loro, non essendo gli unici che rischiano di essere sprovvisti dei requisiti indispensabili per salvaguardare la salute del singolo lavoratore e di conseguenza dell’intera comunità. Frances O’Grady, la segretaria generale del TUC, ha aperto un un’inchiesta pubblica per indagare sulla responsabilità del governo britannico di fronte a questa drammatica inefficienza e mancata tempestività dell’operato istituzionale.
Inoltre, il Tuc ha messo a disposizione uno strumento accessibile a tutti i lavoratori per denunciare, anche in modalità anonima, al fine di evitare ingiuste ripercussioni dai datori di lavoro, condizioni di lavoro poco sicure e segnalare eventuali situazioni lavorative dove non sono garantiti i criteri di messa in sicurezza dal contagio. Il governo britannico per ora ha fornito solo delle linee guida che le imprese dovrebbero seguire per ridurre le possibilità di contagio, però senza fornire un chiaro piano di attuazione di queste misure unito a un’azione di sorveglianza, anche essa inesistente.
In prossimità della giornata mondiale della salute e della sicurezza sul lavoro del 28 Aprile, che quest’anno avrà un numero più alto di morti sui luoghi di lavoro, è doveroso ricordarsi che anche se i lavoratori in questi giorni sono stati eletti a eroi sono anche e soprattutto vittime. Durante questa pandemia tale tema assume ancora più valenza perché garantire sicurezza ai lavoratori significa essere in grado di uscire il prima possibile da questo stato di emergenza.