Massa – Prima il piano che porterà a quadruplicare in due anni le ispezioni sulla sicurezza sul lavoro in cava e nelle aziende lapidee – ma anche corsi di formazione e linee guida a disposizione degli imprenditori, per aiutarli ad elaborare i loro piani aziendali – poi i controlli (destinati anch’essi a crescere) sull’impatto ambientale dell’estrazione e lavorazione del marmo, sul paesaggio e sulle concessioni amministrative.
Il presidente della Toscana Enrico Rossi mette le mani avanti e sgombra il campo da possibili equivoci e polemiche. “Io sono per lo sviluppo dell’attività di estrazione del marmo a Massa Carrara, un settore che molto può ancora dare – dice – Voglio che questa attività continui e continui bene: ma questo può avvenire solo rispettando ambiente, paesaggio e sicurezza dei lavoratori. Dobbiamo trovare un miglior equilibrio tra impatto, costi e ricchezza prodotta: in modo graduale, certo, e con il coinvolgimento di imprenditori e forzi sociali. Ma da questo non si può prescindere”.
Il presidente Rossi lo sottolinea ai giornalisti durante la firma del protocollo siglato oggi con le procure di Lucca e Massa e le procure generali di Firenze e Genova, corollario di quel piano straordinario biennale sulla sicurezza sul lavoro in cava e in azienda approvato dalla giunta regionale il mese scorso. Una svolta, come ripetono più volte procuratori e presidenti: una svolta nel metodo e nel merito, perché un incidente ogni due giorni, solo tra quelli registrati, e undici morti dal 2006 in 170 cave e seicento aziende nel distretto apuo-versiliese sono davvero troppi.
La Regione, attraverso la Asl, assumerà venticinque nuovi tecnici del lavoro e otto geologici e ingegneri, operativi dai prossimi mesi. Per questo ha stanziato due milioni in due anni. Un altro mezzo milione di euro servirà all’acquisto di diciassette fuoristrada indispensabili per l’accesso in cava, tre automezzi, computer e macchine fotografiche. Sei i controlli in cava nel 2015 sono stati 215 con cento valutazioni sulla stabilità dei versanti, nel prossimi due anni si stima che saranno complessivamente 2280, quattro volte di più, e novecento quelli in azienda, con ogni impresa che sarà controllata almeno una volta in un anno e mezzo.
Ma se le ispezioni aumenteranno, è logico aspettarsi che anche il lavoro di procure e tribunali crescerà. Così è stato due anni fa a Prato, dopo i controlli nelle aziende cinesi. Da qui il protocollo con le Procure. La giunta ha deciso infatti di mettere a disposizione delle stesse (a proprie spese) personale amministrativo del sistema sanitario e giovani del servizio civile. I numeri nel protocollo non ci sono: dipenderà dalle esigenze, che saranno valutate dalle procure al momento opportuno. L’impegno intanto è sottoscritto, con la costituzione anche di un tavolo di monitoraggio, per verificare periodicamente le azioni di prevenzione e contrasto messe in atto.