Firenze – Appiccicate le une alle altre, pazienti nell’essere sospinte di qua e di là dalle correnti migratorie interne, le sardine di Firenze si fanno vedere, affluendo sin dalle 17.30 in piazza della Repubblica, nel cuore di Firenze, dicendo “scusa” o sorridendo comprensive mentre qualcuno uno spintone, mentre si sposta, lo tira. Sono il “banco”, le sardine, triglie e via così, comunque coloro che dicono no “a odio, fandonie e montature”. Niente bandiere (una bandiera che prova a sventolare viene perentoriamente invitata ad abbassarsi), niente simbolo, partiti o movimenti. Sono tante persone, molti cinquantenni o giù di lì, un po’ deludente la partecipazione delle giovani generazioni, e tuttavia la Toscana risponde in modo imponente: 40mila persone rispondono all’appello, come dice l’oratrice di vent’anni, con la voce rotta non si capisce se dal mal di gola o dall’emozione. Dalla questura arriva un altro numero, 10mila, ma è ragionevole pensare ad almeno 25mila persone.
Un taxi bloccato dalla folla, altri impossibilitati ad avanzare, autobus in crisi, la mobilità non è stata fermata. Ma la gente è così tanta che in molti non se ne accorgono neppure. Dal palco, cominciano a parlare i ragazzi “responsbili” della nascita e dell’organizzazione dell’iniziativa fiorentina. Così, parla Mattia Santori, uno dei primi organizzatori delle sardine, bolognese, che apprezza la piazza: “Ci avete battuti”, scherza, poi Danilo Magli, organizzatore dell’iniziativa fiorentina, che ripete i principi delle sardine: “No alla politica dell’odio”. Applausi. Si canta Bella Ciao, ripresa più volte durante la serata. E su tutto, lo striscione, enorme, che campegga: “La Toscana non si Lega”.
Foto in alto: il vignettista satirico Lido Contemori alla manifestazione