“Sì, we can”: lo show obamiano di Renzi a Parma

Renzi a Parma spinge per il Sì alla riforma costituzionale in una sala gremita, con molta gente fuori e citazioni obamiane.

Un Matteo Renzi nella sua versione più classica, quella dello showman mattatore, ha concluso la sua giornata parmigiana con un comizio per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre prossimo. Platea in massima parte piddina, ma molto numerosa. Tanto da far restare fuori parecchie persone, che avrebbero voluto vedere e ascoltare il presidente del Consiglio e si sono dovute accontentare di qualche mugugno sulla sala Righi della Tep troppo piccola per contenerle tutte.
Sempre fuori, ma a una certa distanza, un presidio di protesta contro la riforma della Costituzione formato da una cinquantina di persone.

Dentro, il repertorio dialettico che chiunque segua la politica italiana da qualche anno ben conosce. Uno one man show di mezz’ora per sostenere le ragioni del Sì, bastonare opposizioni esterne e interne, alternare toni ironici e seri, far ridere, indignare e, soprattutto, applaudire un pubblico che ha atteso con pazienza nonostante l’ora e mezza di ritardo. Infatti il presidente del Consiglio ha esordito proprio da qui, dalle scuse scherzose per il ritardo “nell’unico appuntamento di oggi sul referendum. Niente applausi, un ritardo del genere è imperdonabile – la prima battuta di Renzi – mi sa che adesso voterà No anche chi tra voi era già convinto per il Sì”. Risate, ovazione, e via con il resto del monologo. Che è proseguito con un accenno alle elezioni del Presidente degli Stati Uniti, e agli ultimi momenti per “goderci Barack Obama alla presidenza. Uno a cui tutti dicevano ‘non ce la farai mai’, e che invece ha risposto ‘Yes, We can’ e ha cambiato la vita di milioni di suoi concittadini”.Renzi gruppo

Dalle stelle e strisce ai fatti di casa, il passo è breve. “Quelli di prima – l’affondo di Renzi – vogliono tornare a governare l’Italia: questo spiega perché su quelle riforme su cui erano d’accordo tutti ora sono per il No. Dal loro punto di vista fanno bene, è l’ultima possibilità che hanno. Non solo, il fronte del no al referendum parla di battaglia per la difesa della democrazia, ma in realtà “difendono i loro privilegi”.  Il premier ha fatto un esempio: “Gli amici del Molise del Pd, consiglieri regionali, sono tutti contro: perché anziché prendere 13mila euro al mese vanno a prendere come il sindaco di Campobasso. Mica tutti sono come quei senatori, novelli tacchini che hanno avvicinato il Natale votando la riforma”.

Non è mancato un accenno all’eterogeneità del fronte del No. “Abbiamo messo insieme Berlusconi e Magistratura Democratica: neanche Maria De Filippi sarebbe arrivata a tanto. Quelli per il No sono espressione di una cultura politica che rispetto, ma che non è la nostra. Ci sono quelli che dicono fuori dall’Europa e ci sono anche persone che dicono di fare tutto quello che l’Europa chiede: insomma se Salvini e Monti stanno nello stesso gruppo, come possiamo immaginare che da quel mondo possa arrivare una proposta? Oppure dalla strana coppia GrilloD’Alema?

Perché votare sì il 4 dicembre? “Se vincono i sì l’Italia è più forte, credibile e solida: nel mondo, con la vittoria del sì, l’Italia acquista più credibilità. Dobbiamo spiegare che non è un voto sul governo, ma un voto che, se passa la riforma, ridà credibilità e speranza”.

Poi uno sguardo in casa Pd: “Chiedo a tutti voi di andare dagli elettori del Movimento 5 Stelle, della Lega, di Forza Italia, perché tutti i sondaggi dicono che non abbiamo problemi tra gli elettori del Pd, anche se ci sono le polemiche che sapete. A quelli che hanno votato Lega, M5S e Forza Italia se dite di scegliere tra un sistema che riduce gli sprechi e semplifica e quello che c’è oggi, da che parte stanno? E’ chiaro che dicono di sì”.

Renzi1I governi passano, non è un voto sul governo” ha ribadito Renzi, ammettendo di aver fatto “un errore” nel personalizzare il referendum all’inizio. “Non è assolutamente una mia battaglia, io ho ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica Napolitano che su questo tema ha speso tutto il settennato. Adesso è il tempo della decisione, dipende da ciascuno di noi. Mancano 26 giorni, vi chiedo una mano per andare casa per casa a spiegare che con il Sì l’Italia è più forte, facciamo un piacere all’Italia, non a me”.

Io per primo so che si può fare di più, ma la differenza fra chi fa politica e chi fa polemica – ha concluso – è che chi fa politica ci prova, chi fa polemica grida ai complotti, ma quando c’è l’occasione si tira indietro perché ha paura anche della sua ombra: blocca le olimpiadi e blocca la metropolitana” ha detto riferito al Movimento 5 Stelle e al sindaco di Roma Virginia Raggi, che non ha mai nominato.

Prima del comizio conclusivo, il presidente del Consiglio ha inaugurato il nuovo Pronto soccorso dell’Ospedale di Vaio, a Fidenza, poi tappa alla Chiesi Farmaceutici e al Tecnopolo dell’Università.

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