Duomo: i giornali tradizionalisti all’attacco

“Libero” parla di “scempio” liturgico. Pronti a sparar bordate anche Sgarbi, Messori e Langone

Si annuncia il primo di un lungo elenco: sull’edizione del 4 agosto il quotidiano “Libero” dedica un paginone al rinnovamento liturgico, di arredi e spazi, in atto nella cattedrale di Reggio. E che sta dividendo la comunità dei fedeli. A firma del reggiano Francesco Borgonovo, si parla di “scempio nella cattedrale” e di “Cristo sfrattato” a proposito delle scelte artistiche intraprese su cui 7per24 (vedi l’archivio) vi ha aggiornato e tenuti svegli fin dalle prima battute. L’indirizzo è chiaro e ben tracciato: stroncare senza pietà (nemmeno cristiana) il lavoro della diocesi,in particolare dell’Ufficio dei beni ecclesiastici. In nome di un’ortodossia presuntamento buttata alle ortiche per un salto nel vuoto, religioso e culturale, dei modernismi zen e new-age. Dopo il Borgonovo, “convertito” dell’ultima ora (ma non è mai troppo tardi), sarebbero pronti a sparare sulla cattedrale, con munizioni ancor più toste e armi ben oliate, nientepopodimeno che Vittorio Sgarbi (il suo arrivo “controriformista” è annunciato per settembre), Vittorio Messori e Camillo Langone, dai rispettivi giornali e/o pulpiti.

Insomma nell’afoso silenzio d’agosto, si sta consumando lo scontro liturgico del secolo: mentre nella cattedrale di Reggio, a porte chiuse, stanno arrivando, pezzo dopo pezzo, gli arredi che andranno a sostituire la tradizione liturgica, la “controriforma” guidata dall’architetto Stefano Maccarini Foscolo, Cavaliere di Malta, ha dato alle stampe gli atti del recente convegno che Nicola Bux, Enrico Mazza ed Elio Garzillo hanno tenuto sulla liturgia romana e l’arte sacra.

E a settembre, per i tipi di una casa editrice sempre reggiana, uscirà l’atteso pamphlet di Maccarini “L’assassinio della cattedrale”. Il caso della cattedrale di Reggio, dicevamo, sta dividendo la comunità religiosa locale, da mesi. Da una parte il rinnovamento, sulla scia del Concilio Vaticano II°, portato avanti dall’ufficio diocesano dei Beni culturali ed ecclesiastici retto da monsignor Tiziano Ghirelli, con la benedizione delle Gerarchie, dall’altra il più tradizionalista Ordine di Malta e qualche esperto, laico e/o ordinato.

Il dibattito si è inasprito e promette scintille mano a mano l’abbandono del Vescovo Adriano Caprioli (per sopraggiunti limiti d’età) sarà anche fisico e non solo formale. Una sorta di “monito” al Pastore che verrà, come vogliono i Cavalieri a fronte di un “modello” di adeguamento liturgico come credono monsignor Ghirelli e il suo staff, da esportare ad altre diocesi. Il 15 di agosto, Assunzione di Maria Vergine, la cattedrale sarà riaperta per la sentita festa religiosa ma le novità resteranno “impacchettate”; poi sarà subito richiusa per permettere l’ultimazione dei lavori.

Un’altra operazione di micro-ricognizione canonica è stata infine portata a termine in questi giorni, senza dare troppo nell’occhio per non suscitare altre polemiche. I resti dei martiri romani Aurelio e Aurelia (su cui si sa poco o niente), che riposavano sotto l’altare di Santa Caterina, sono stati deposti, con una funzione liturgica semi-segreta presieduta dal Vescovo ausiliare Lorenzo Ghizzoni sotto l’altare centrale del duomo. Anche su loro, resta però pochissimo il che rende difficile ulteriori indagini antropologiche, è stata fatta qualche indagine scientifica che ha almeno definito trattarsi, come voleva la tradizione, di due persone, l’una di sesso maschile, l’altra di sesso femminile. L’ultima ricognizione sui due martiri è datata ai primi decenni del ‘600.

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