Firenze – Fra ottobre e dicembre, la produzione delle imprese manifatturiere toscane (con almeno 10 addetti) è cresciuta del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, facendo marcare inoltre un’accelerazione rispetto al positivo andamento del III trimestre. I segnali di ripresa sono confermati dall’indagine Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sull’ultimo trimestre del 2015, dopo che fra la seconda parte del 2011 e la prima metà del 2015 si erano registrate quindici variazioni consecutive di segno negativo.
La crescita realizzata nella seconda parte dell’anno porta in positivo il bilancio dell’intero 2015, con un incremento della produzione che si è attestato al +0,9% rispetto ai livelli del 2014. Si tratta di un’inversione di tendenza importante dopo tre anni consecutivi di flessione, ma che ha consentito di recuperare solo in parte la contrazione registrata fra il 2012 e il 2014 (pari al 6,7% in termini cumulati).
In media d’anno, i segnali positivi provenienti dal fronte produttivo si accompagnano ad indicatori generalmente in crescita -o comunque in miglioramento- anche dal lato della domanda. Rispetto al 2014 torna infatti a crescere anche il fatturato (+1,0%), trainato dall’export (+3,1%), e si stabilizza la caduta degli ordinativi (solo -0,2%), anche in questo caso grazie al sostegno della componente estera (+1,6%). Riprendono poi a salire – in modo moderato – i prezzi alla produzione (+0,9%), nonostante il 2015 sia stato caratterizzato da un cedimento dei prezzi delle materie prime (-22% l’all commodity price index del FMI, espresso in euro): il leggero incremento dei prezzi alla produzione, in questo contesto, è dunque da interpretare come un ulteriore segnale di rafforzamento del ciclo economico, consentendo alle imprese di recuperare margini fortemente compressi nel corso degli ultimi anni.
Anche le variabili di natura più strutturale inviano segnali positivi, rafforzando l’impressione sia in corso una fase di consolidamento della ripresa del ciclo economico registrata durante gli ultimi mesi. A fronte dell’incremento produttivo di cui si è detto, la riduzione del grado di utilizzo degli impianti (circa due punti percentuali in meno rispetto al 2014), è coerente con una crescita dello stock di capitale investito, e dunque con una ripresa dell’attività di investimento dopo la forte contrazione seguìta alla crisi del 2008.
Il 2015 ha infine visto un sensibile rafforzamento degli organici aziendali (occupati +2,7%), pur in presenza di un ridimensionamento degli interventi di integrazione salariale per tutte le principali componenti (cassa integrazione ordinaria -12%, straordinaria -35%, in deroga -78%).
Ecco in capitoli i risultati dell’indagine di Unioncamere
In miglioramento la performance delle piccole, segnali di difficoltà sul fronte della domanda per le grandi
A livello dimensionale, le piccole imprese, quelle cioè con un numero di addetti variabile da 10 a 49, continuano ad essere le più penalizzate dal lato produttivo (-0,1%) mentre, sia in termini di fatturato che di domanda, il quadro degli ultimi mesi dell’anno appare in sensibile miglioramento: +0,2% il fatturato e +0,5% gli ordinativi, trainati in particolare dalla componente estera (+3,2%).
Si mantiene in crescita invece la produzione per le medie imprese (da 50 a 249 addetti), che infatti segnano nel trimestre un +3,7% che solleva la media annuale a +2,5%. Positivi anche gli indicatori del fatturato e quelli relativi agli ordinativi, che ancora una volta si dimostrano più brillanti sui mercati esteri rispetto a quelli interni; in crescita inoltre l’occupazione.
Infine le grandi imprese, quelle cioè con oltre 250 addetti, mettono a segno negli ultimi tre mesi dell’anno una positiva crescita produttiva, facendo registrare un +8,1% (+3,7% la media annua) che si accompagna ad un ampliamento degli organici aziendali (l’incremento occupazionale è del +3,1%). Dal lato della domanda, invece, si osservano andamenti contrapposti: mentre il fatturato sale del +9,4%, gli ordinativi flettono complessivamente del 10% per effetto soprattutto della componente interna, mentre quella estera si ferma al -5,4%.
Frenano la farmaceutica e una parte del sistema moda, mentre continua il recupero dell’alimentare e dei mezzi di trasporto
In questo contesto di generale miglioramento, solo 4 comparti -tra i 15 complessivamente monitorati- rilevano dinamiche produttive in flessione nell’ultimo trimestre dell’anno. Si tratta dellafarmaceutica (-9%), del legno e mobilio (-4,7%), del pelli e cuoio (-2%) e delle calzature(-2,5%): per farmaceutica, pelli-cuoio e calzature si tratta della conferma di un andamento di segno negativo che ha caratterizzato in realtà la media dell’intero 2015 (-3,7% la media annua della filiera della pelle, -1,3% quella della farmaceutica), al contrario del legno-mobilio per il quale si registra una moderata crescita (+0,6%).
Tra gli altri settori del sistema moda, torna in crescita l’abbigliamento (+1,5%) -che resta però in flessione nella media dell’anno (-2%)- e si rafforza il tessile (+2,1%), per il quale la media 2015 si solleva in terreno lievemente positivo (+0,4%).
Particolarmente brillanti poi le performance trimestrali del comparto alimentare (+7,9%), deimetalli e prodotti in metallo (+7,3%) e dei mezzi di trasporto (+9,2%), risultati che determinano una media annua ampliamente positiva per questi settori (rispettivamente +4,3%, +2,9% e +4,2%).
In significativa crescita infine anche l’industria meccanica (+3,6%) e la chimica, gomma e plastica (+4,8%), mentre registrano variazioni positive decisamente più contenute i minerali non metalliferi (+0,9%) e l’elettronica (+1,2%), che infatti nella media annua non riescono a sganciarsi dal segno negativo (-0,8% e -0,3%).
Continua a migliorare la fiducia degli imprenditori
Il recupero rilevato a consuntivo per gli ultimi mesi del 2015 trova conferma anche nel clima di fiducia delle imprese: l’indicatore sintetico destagionalizzato, che raccoglie giudizi qualitativi sulle aspettative a breve termine relativamente all’andamento di produzione, domanda e occupazione, cresce di ulteriori due punti percentuali dopo il miglioramento già evidenziato nella precedente indagine, raggiungendo quota +6 punti percentuali, la più elevata da quasi cinque anni (era a +7 a metà 2011, scendendo successivamente fino a -10 all’inizio del 2013, nel pieno cioè dell’ultima fase recessiva).
Le aspettative continuano ad essere positive soprattutto relativamente alla domanda estera: coloro che prevedono un incremento della stessa superano infatti ampiamente i “pessimisti”, gli imprenditori cioè che si aspettano una riduzione (il relativo saldo è pari a +10 punti percentuali).
Decisamente più caute le previsioni espresse dagli operatori in termini di mercato interno (+3 punti percentuali) e occupazione (+1). A tale proposito va tuttavia segnalato che la domanda interna mette a segno l’incremento più significativo -sul fronte delle aspettative- rispetto al precedente trimestre (allorché il relativo saldo era pari a zero), mentre per trovare aspettative positive sull’occupazione occorre tornare addirittura alla metà del 2007.
Il generalizzato consolidamento del clima di fiducia degli imprenditori sembra del resto risentire positivamente di un sentiment più favorevole anche con riferimento alle aspettative sullaproduzione, con un saldo fra “ottimisti” e “pessimisti” che si colloca anche in questo caso ad un livello fra i più elevati dell’ultimo quinquennio (+10 punti percentuali).