Shoah: esame di coscienza collettivo per prevenire l’antisemitismo

La Giornata della Memoria è stata una riflessione anche per le vicende di oggi
Visitors are seen near the gate with its inscription “Work sets you free” as the memorial site of the former German Nazi death camp Auschwitz in Oswiecim reopens on July 1, 2020 to visitors, for the first time after a break caused by novel coronavirus COVID-19 lockdown. (Photo by BARTOSZ SIEDLIK / AFP) (Photo by BARTOSZ SIEDLIK/AFP via Getty Images)

Uno dei primi pogróm documentati (*) è avvenuto nell’anno 38 d.C. ad Alessandria d’Egitto. (*) Pogròm, che significa “devastazione”, indica le sommosse popolari antisemite e i conseguenti massacri e saccheggi.

Durante le prime crociate (1095-1101) migliaia di ebrei furono massacrati in Medio Oriente; allora aumentò l’immigrazione verso la Polonia, dove già dall’XI secolo si era insediata la comunità ashkenazita. Già allora contro gli ebrei venivano diffuse calunnie infamanti, come impastare il pane non lievitato con il sangue dei bambini cristiani, o avvelenare l’acqua dei pozzi.

I decreti papali condannavano il commercio ebraico e vietavano di vivere accanto agli ebrei; così che si formarono i ghetti (il primo a Venezia nel 1516) e dalla fine del XIII secolo gli ebrei furono obbligati a indossare dei segni distintivi che potessero identificarli. Ricordiamo anche che la parola perfidis, presente dal VI secolo  nella liturgia cattolica del Venerdì santo nella locuzione Oremus et pro perfidis Judaeis, fu eliminata solo nel 1959. Nell’Ottocento sommosse e pogrom antiebraici scoppiarono in Germania e in Ungheria, anche a causa dell’accusa del delitto del sangue (^)..

(^) Delitto del sangue è un’accusa antisemita diffusa a partire dall’XI secolo, secondo la quale gli ebrei userebbero sangue di cristiani per motivi rituali.. Ricordo quando, bambino, all’Oratorio, ho assistito a una recita dove gli ebrei pugnalavano l’Ostia consacrata, dalla quale poi usciva un fiume di sangue

Dal 1881 al 1921 si ebbero tre grandi ondate di pogrom in Russia, Ucraina, Bielorussia, Lituania e Polonia. All’inizio del Novecento fu pubblicato un falso documento, i Protocolli dei Savi di Sion, con l’intento di diffondere l’odio verso gli ebrei; fu attribuito a una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe; si mossero addirittura delle accuse di cannibalismo. Nonostante la comprovata falsità riscosse ampio credito in ambienti antisemiti. L’ elenco di atrocità contro gli ebrei sarebbe lunghissimo. Si trattava di persecuzioni improvvise, scoordinate, caotiche. Ma con l’avvento del Nazismo si passò a persecuzioni ben programmate ed efficienti.

La Shoah

Già nel 1920 il programma del Partito nazista conteneva la richiesta della privazione della cittadinanza tedesca per gli ebrei e la loro espulsione dalla vita pubblica. Adolf Hitler, nel Mein Kampf , scritto nel 1925  mentre era in prigione, farneticava  sulla purezza della razza ariana  e chiariva la sua posizione rispetto agli ebrei, corruttori del popolo, manigoldi da eliminare e formulava  la tesi di una cospirazione ebraica con l’obiettivo di ottenere la supremazia nel mondo.

Il salto di qualità avvenne quando Hitler divenne cancelliere del Reich (1933).  Le leggi di Norimberga del 1935  crearono il contesto giuridico per la persecuzione sistematica degli ebrei in Germania. Nei giorni 9-10 novembre 1938 fu scatenato il pogrom della “notte dei cristalli”,furono distrutti agli ebrei negozi, libri, sinagoghe.

Gli ebrei  cercarono scampo all’estero. La metà dei circa 500mila ebrei presenti in Germania nel 1933 emigrò, fino a quando, nell’ottobre 1941, il regime non ne proibì la partenza. Dall’1 settembre di quell’anno,  nei territori del Reich fu  imposto di portare sui capi di vestiario la stella di David.

Dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania, nel 1939, le politiche anti-ebraiche vennero intensificate. Già durante la preparazione dell’invasione dell’Unione Sovietica, Hitler aveva emanato una serie di direttive che miravano all’eliminazione dell’«intellighenzia giudaico -bolscevica», chiarendo che si doveva agire senza pietà contro gli agitatori bolscevichi, i partigiani, i sabotatori, gli ebrei. Nel 1941, dopo l’invasione dell’Unione Sovietica, le SS, insieme a unità speciali di polizia cominciarono ad attuare operazioni di eliminazione di massa di intere comunità ebraiche. Nell’autunno le SS e la polizia introdussero l’uso di camere a gas mobili.

Nella seconda metà del 1941 i tedeschi avevano avviato le sperimentazioni con lo Zyklon B nei campi di concentramento, e l’impostazione dei primi campi di sterminio, che dovevano spostare il massacro dal livello selvaggio dei reparti speciali alla progettazione scientifica dell’eccidio programmato e industrializzato. Il 31 luglio 1941, il leader nazista Hermann Goering autorizzò il generale delle SS Reinhard Heydrich a iniziare i preparativi per la messa in atto della “completa soluzione del problema ebraico”.

Il 20 gennaio 1942, quindici personaggi di primo piano si riunirono in una villa nel sobborgo berlinese di Wannsee per discutere l’esecuzione di quella che venne chiamata la “Soluzione Finale alla Questione Ebraica”: lo sterminio sistematico e premeditato degli ebrei di tutta Europa. Si  lavorò all’individuazione dei sistemi più adatti per metterlo in pratica:  concordare la procedura per deportare 11 milioni di persone da destinare ai lavori forzati in condizioni di vita dure e disumane e per uccidere  i sopravvissuti e gli inabili al lavoro.

Nel maggio del 1942 Heydrich venne assassinato da partigiani cecoslovacchi. Circa sei milioni di Ebrei vennero uccisi nell’Olocausto, i due terzi degli Ebrei che vivevano in Europa prima della Seconda Guerra Mondiale oltre a , omosessuali, zingari, comunisti.  Il governo fascista emanò le sue leggi razziali nel 1938, ma la persecuzione antisemita non assunse la ferocia di quella nazista (gli ebrei italiani erano solo 50000, ben assimilati), fino all’occupazione del paese da parte dei tedeschi; allora l’apparato di polizia, GNR e Brigate Nere collaborarono alle retate

In alcuni degli Stati alleati della Germania le organizzazioni fasciste terrorizzarono, derubarono e uccisero gli ebrei. La Guardia Hilinka, in Slovacchia, la Guardia di Ferro in Romania, gli Ustascia in Croazia e le Croci Frecciate in Ungheria furono responsabili della morte di migliaia di ebrei. Lituani, lettoni, ucraini, rumeni, polacchi, autonomamente o inquadrati nelle SS e nella polizia ausiliaria, contribuirono efficacemente ai pogrom, ai rastrellamenti e alle esecuzioni,e fornirono personale alle SS nei campi di sterminio.

La ricerca dello storico canadese Jan Grabowski (2013) ha rivelato che circa 200.000 ebrei sono stati assassinati dai polacchi. Perfino un vescovo lituano vietò al clero di aiutare gli ebrei. Nel 1943 300.000 ucraini presentarono richiesta volontaria a entrare nelle SS. Alla fine della guerra 25 delle 38 divisioni della Waffen-SS includevano  volontari stranieri; i lituani fornirono alla Wehrmacht cinque battaglioni.

E le responsabilità delle democrazie occidentali? Nessuna delle maggiori potenze prese misure di ritorsione, né fornì vie di scampo ai perseguitati, nonostante le notizie degli stermini di massa perpetrati dai nazisti fossero filtrate in occidente, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti pose limiti ancora più rigidi all’immigrazione.

I piani di salvataggio, discussi a varie riprese nel corso del 1943, anche sotto la pressione delle organizzazioni ebraiche, venivano via via scartati di fronte a reali o supposta difficoltà logistiche o politiche. Il polacco Jan Karski viaggiò pericolosamente per mezza Europa nel tentativo di comunicare alle forze Alleate dei massacri di Auschwitz;  recatosi a Londra, consegnò un rapporto al governo polacco in esilio e alle autorità britanniche. In seguito incontrò il presidente americano Franklin D. Roosevelt, cui fornì gli stessi dati; Roosevelt si limitò a esprimere l’indignazione del suo paese

Un caso che fece molto scalpore: nel 1939 gli Stati Uniti rifiutarono di accogliere 939 profughi ebrei salpati da Amburgo a bordo della St. Louis, così la nave fu obbligata a fare ritorno in Europa. I governi di Gran Bretagna, Francia, Olanda e Belgio accettarono di accogliere una parte dei passeggeri in qualità di rifugiati. Dei 908 passeggeri che rientrarono in Europa, 254 morirono durante l’Olocausto.

Nel 1937 Papa Pio XI aveva pubblicato la lettera enciclica nella quale la Chiesa Cattolica prendeva le distanze dal nazismo; l’anno seguente pronunciò un’omelia nella quale criticava violentemente il razzismo. Nessuna critica venne invece dal suo successore Pio XII; complessivamente il papato serbò il silenzio: Pio XII non ebbe la statura morale per lanciare la sfida. Osservò il silenzio perfino di fronte alla deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma (ottobre 1943) . L’attività umanitaria del Vaticano, invece, prudente e discreta, fu  intensa: diede asilo a molti ebrei e incoraggiò sacerdoti e frati a fare lo stesso. Ce n’è a sufficienza per farsi un impietoso esame di coscienza. Oggi qualcosa di simile, in un contesto molto mutato, accade rispetto all’ accoglienza delle moltitudini che fuggono da guerre, fame, miseria.

E ora? Ora dobbiamo fare il possibile affinché la strage di civili innocenti provocata dall’azione militare di Netanyahu nella Striscia di Gaza non generi una nuova ondata di antisemitismo.

(A short history of Judaism, Dan & Lavinia Cohn-Sherbok, Oneworld, 1994)

Foto: l’ingresso del canpo di sterminio di Auschwitz

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