Shakespeare alla Pergola: il lato oscuro del potere in forma di burla

Firenze – Misura per misura? Pochi titoli delle opere del Bardo sono altrettanto ironici. Nessuno paga per quanto ha fatto e tutto si perde in una girandola di desideri, vizi, crudeltà e incoerenze in quest’opera scritta contemporaneamente all’Otello, del quale è perfettamente speculare: beffardamente tragica nel rappresentare i sentimenti più bassi la storia del Moro, beffardamente comica quella del Duca di Vienna un po’ vigliacchetto che vuole farsi dio per confortare la sua debolezza con la fragilità degli altri.

In diversi modi tutti violano le leggi scritte e quelle morali che all’inizio annunciano non negoziabili, come si dice oggi. Così sullo spettatore piovono dubbi e interrogativi eticamente complessi come, per esempio, “non potrebbe esservi della carità nel peccato commesso per salvare la vita di un fratello?”.  Ma la risposta resta sospesa: per ora divertitevi, ci penserete poi, a casa.

Il monito evangelico (con la misura con la quale misurate sarete misurati) forse si realizza perché, di fronte alla sproporzionata giustizia sui reati sessuali, si oppone una altrettanto sproporzionata clemenza, che riporta in equilibrio l’ordine sociale. E il protagonista è sempre lui Vincenzo, che architetta tutto lo strano impiccio e alla fine, dopo aver fatto prendere un bello spavento a tutti, mette le cose a posto.

Non è facile mettere in scena questo apologo del buon governo, duro e spietato, raccontato in forma di burla, ma il regista Paolo Valerio e la compagnia di attori guidata da un ottimo Massimo Venturiello, che  hanno portato l’opera di Shakespeare alla Pergola, sono sostanzialmente riusciti a rappresentarne tanto diversi significati e livelli di interpretazione.

Intanto le scene (Antonio Panzuto) realizzate attraverso moduli di tendaggi che scorrono su diversi piani e diventano lo schermo sul quale viene proiettata l’immagine del Duca, il deus ex machina, il regista di tutto l’ambaradan che osserva e si prepara a intervenire. Poi i costumi (Luigi Perego) lugubri e fantastici, simbolo del lato oscuro del potere: “Un mondo fuori di sesto, contagiato da un virus segreto che ammalia e ammorba la società e i rapporti”, avvertono le note di regia.

In questo mondo cupo e corrotto, succedono però cose che cambiano continuamente prospettiva e direzione. Cause ed effetti non sono più connessi logicamente: entra in gioco – per fortuna –  l’imprevedibilità del fattore umano e quello che sembrava un inferno del dispotismo e dell’arbitrio assume i tratti di una commedia farsesca. Tutti gli interpreti sono stati all’altezza di questo non facile doppio registro. Lunghi e convinti applausi alla fine.

Teatro della Pergola, fino al 9 dicembre

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