Sfratto Canova, il Comune: “La famiglia non è lasciata sola”

Firenze – Una novità sulla vicenda di Nezha, la donna di origine marocchina che è stata sfrattata con tutta la famiglia dalle case popolari ieri (sfratto preannunciato da tempo) e che ha sollevato un moto di solidarietà soprattutto femminile nei blocchi vicini al suo, arriva circa mezz’ora fa: la donna ha accettato un incontro presso i servizi sociali che  si terrà domani mattina, venerdì 10 giugno. Un incontro che potrebbe essere solo un confronto in presenza, in quanto sembra che la proposta dei servizi non cambi ovvero, la donna con le bambine minori in struttura, mentre gli altri tre figli maggiorenni, di cui una figlia con bambina di due anni, “smistati” presso varie altre strutture. Proprio ciò che il nucleo ha sempre respinto, dal momento che il punto “non trattabile”. sembrerebbe essere la richiesta di restare tutti insieme. Sul piatto, anche la proposta di un membro della comunità di pagare la morosità di cui la famiglia è portatrice, ma sembra che l’offerta non sia stata presa in considerazione. Intanto da Palazzo Vecchio avevano fatto sapere che, “all’esito di un percorso durato anni per morosità e per reiterate e gravi violazioni al regolamento, che hanno avuto ricadute anche sulla vita all’interno del fabbricato e portato a numerose segnalazioni, è stato eseguito il provvedimento convalidato di sfratto. Il caso è all’attenzione di diverse istituzioni. Il Comune in particolare ha offerto e sta offrendo soluzioni di accoglienza alla famiglia, che non è lasciata sola”.

“Il rispetto delle regole all’interno degli alloggi Erp è essenziale per la civile convivenza – ha detto l’assessora alla casa Benedetta Albanese – il superamento dei limiti richiede delle risposte, che devono essere date di pari passo con la necessaria e sempre alta attenzione a tutte le fragilità”.
Il percorso che ha portato allo sfratto attuale parte da lontano. Infatti, fra i vicini di casa dello stesso stabile, nessuno dei quali ha solidarizzato, qualcuno lamenta rumori forti e musica alta nelle ore notturne, fino a violenti diverbi e altre attività irregolari di vario genere, tant’è vero che ci sono svariate segnalazioni in merito. Qualcuno parla di “un fascicolo alto così” di lamentele presso Casa spa.
“Non importa tutto ciò – dice una donna presente sin dalla sera di ieri – nel senso che se ci sono responsabilità emergeranno. La cosa importante è che in questo momento si tratta di un caso umano, una madre cui non è stato consentito neppure di salire a riprendere qualche cosa per lei e i suoi figli”.
“La cosa che mi fa impazzire – dice un’altra donna mentre stringe suo figlio piccolo – è che penso che se per qualche motivo la mia famiglia si trovasse in difficoltà, potrei trovarmi un giorno con la porta chiusa e i miei figli dispersi. Oggi a me, domani a te”.
Da parte del Movimento di Lotta per la Casa, presente al presidio, l’obiettivo è mantenere l’alloggio alla famiglia, senza smembrare il nucleo.

Presente sin dalla serata di ieri e per tutta la notte, il consigliere di Spc Dmitrij Palagi, che circa la dichiarazione dell’assessore commenta: “Leggiamo con stupore le affermazioni dell’Assessora. Noi siamo sul posto da ieri. Cerchiamo di non essere l’unica presenza fisica del Comune, parlando costantemente con forze dell’ordine, persone giunte in solidarietà e Movimento. Vorremmo cercare una soluzione, ovviamente sul piano politico, senza sostituirci ai servizi sociali, ma è stato faticoso per molte ore, e per tutta la notte”.

“Da quando siamo arrivati ieri a ora questa famiglia non si è più potuta confrontare e adesso apprende le parole della Giunta a mezzo stampa.
Che modo di procedere è? Quanto a sindacare sui comportamenti individuali, spiegando che ci sono persone cattive che devono pagare per i loro comportamenti: governare non vuol dire dare le pagelle ai buoni, ma farsi carico della complessità e accettare di seguire le vicende. Noi non volevamo fare nessuna polemica, non abbiamo fatto nessun comunicato stampa, abbiamo cercato di parlare con tutte le parti. Noi crediamo che la soluzione debba essere pubblica e coerente con la dignità delle persone. Per questo insistiamo a chiedere dialogo. Quotidiano, in presenza. I conflitti vanno riconosciuti, non ignorati”.

 

 

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