Firenze – Sfratti, a giugno il via. La preoccupazione si taglia col coltello e non solo, come naturale, fra le famiglie che stanno aspettando col fiato sospeso il via libera alle esecuzioni con forza pubblica, ma anche fra i vari livelli istituzionali. Perché i numeri previsti sono alti, altissimi, tanto più che rischiano di essere sottostimati. Abbiamo interpellato sul punto sia l’assessore regionale alle politiche abitative, Serena Spinelli, sia le parti sociali, che da mesi lanciano l’allarme. tanto più che sembra che da marzo, dunque a settimane, partano gli sfratti per finita locazione, ovvero quelli che non erano ricompresi tout court nel provvedimento di sospensione. Partita delicata anche quest’ultima che, come si vedrà, non è immune dalla rasoiata che il covid ha inferto a un mercato immobiliare già problematico e a famiglie che improvvisamente si sono trovate lanciate nel vuoto.

“A Firenze, gli sfratti con forza pubblica eseguiti nell’anno scorso sono stati 573 – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – è stato l’anno della diminuzione delle esecuzioni, dato più che comprensibile se, come più volte sottolineato, pensiamo all’onda lunga delle locazioni brevi che, divorando gli alloggi solitamente a disposizione della residenza, hanno senz’altro diminuito la necessità di ricorrere agli sfratti per un’ottima ragione: le case “da famiglia” sono finite, in particolare a Firenze e in particolare nel centro storico. Un fenomeno che come più volte accennato , si stava espandendo anche alle periferie e alla prima cintura comunale, complice la tramvia. A questo si aggiunga il blocco che interviene verso marzo scorso. Così, al netto di queste due variabili, ipotizziamo che al ripartire degli sfratti su Firenze, con le richieste di convalida che si presumono da settembre a dicembre e gli sfratti del 2020 che verranno subito messi in esecuzione, si arriva a 130 sfratti al mese per 155o sfratti all’anno”. Dato alto, ma che rischia di essere sttostimato. “A gennaio – continua Grandi – ai nostri sportelli abbiamo registrato un continuum di pesone che non potevano onorare il canone, con proprietari che hanno chiesto le esecuzioni. Una situaizone che non riguarda la sola Firenze, ma è splamata su tutto il territorio e in tutti i capoluoghi di provincia. A Prato le difficoltà per il Comune sono pesanti, ma lo stesso accade a Livorno e a Pistoia”.
A proposito di Livorno, ha fatto un certo clamore il fatto che il Comune abbia acquistato 20 case prefabbricate per prepararsi alla tempesta. “Gli alloggi ci sono – rilancia Grandi – non sono totalmente d’accordo su queste operazioni, che lala fine protraggono la precarietà abitativa o da soluzioni temporanee diventano poi stabili. Gli aloggi ci sono, mi riferisco agli 800 appartamenti vuoti del patrimonio Erp fiorentino, agli immobili vuoti del patrimonio pubblico, alla questione degli alloggi inutilizzati degli enti previdenziali, 90 solo dell’Inps a Firenze. Più che sugli alloggi volano, incomincerei a chiedere di reimmettere con urgenza almeno 500 appartamenti che in questo momento sono fermi o in stato di cantierizzazione del patrimonio case èpopolari, oltre a rivolgermi agli alloggi vuoti degli enti previdenziali. Se si riuscisse ad avere 90 alloggi vuoti da far gestire ai Comuni, si potrebbero mettere le famiglie in situaizoni stabili. Le famiglie in emergenza economica, potrebbero accedere all’alloggio popolare; quelle in grado di pagare qualcosa in più, in alloggi calmierati, magari di provenienza dal patrimonio inutilizzato immobiliare dgli enti. Con una certezza: se non si trova una soluzione per agire entro il 30 giugno, a luglio scoppia la bomba”.

Del problema, come dice l’assessore regionale alla casa Serena Spinelli, è ben conscia la Regione. “La preoccupazione è alta – dice Spinelli – molto dipenderà anche dalle decisioni che prenderà il nuovo governo, di cui siamo necessariamente in attesa”. In altre parole, bisognerà anche fare i conti con la possibilità che nuove risorse, giustificate dalla fase straordinaria di emergenza che si è aperta e che si aprirà ancora di più nel momento in cui, a pochi mesi di distanza, salteranno sia il blocco dei licenziamenti che quello degli sfratti, vengano impegnate dal governo. Altrimenti, le risorse residuali della Regione potrebbero non essere sufficienti, a occhio e croce, a far fronte al problema. Del resto, come ricorda Spinelli, “secondo i recenti dati del report Irpet, se non avessimo avuto a disposizione le risorse stanziate dal precedente governo, si stimano in 58mila in più, in Toscana, le persone che si troverebbero sotto il livello di povertà”. Fra le iniziative al vaglio, quella di un tavolo con la partecipazione di comuni, associazioni, parti sociali e soggetti interessati dal tema, che possa diventare una sorta di strumento di punta per trovare, insieme, una “quadra” che abbia la forza di contrastare l’emergenza e “possa consentirci, con la sensibilità profonda che gli enti locali mostrano al problema, anche sollecitando la Regione, di affrontare questa fase complicata”. Prevista, annunciata e ormai alle porte.
L’idea di avere una cabina di regia da parte della Regione sotto forma di un tavolo in cui prefetti, Anci, assessori alla casa, parti sociali si trovino insieme, è molto apprezzata dal Sunia. “Uno strumento intelligente da un lato per capire come si affronterà questa situazione, dall’altro per avere un’omogeneità nei provvedimenti da prendere – continua Grandi – una modalità omogenea che si avvalga anche del funzionamento delle commissioni territoriali, facendo partecipare le corti d’appello per avere un dato certo sui numeri. Questo sarebbe strategico, anche per i Comuni stessi”. Un tavolo insomma che faccia trovare già “armati” davanti a un’emergenza che di certo non costituisce una sorpresa e che può decidere, dando l’idea anche dell’assunzione di responsabilità in prima persona delle istituzioni. Al margine della partita, torniamo ancora sulla questione degli sfratti per finita locazione. Una questione che riguarderebbe, a quanto risulta al sunia, una trentina di casi in città. Sembrerebbe inoltre che le proprietà siano principalmente grandi proprietà, fra cui il fondo previdenza della cassa di risparmio di Firenze.
Di numeri molto alti e di una situazione di assoluta emergenza parla anche Pietro Pierri, segretario dell’Unione Inquilini di Firenze. “Intanto, segnaliamo che da marzo sono già stati calendarizzati gli sfratti per finita locazione – è la premessa – mentre, per quanto riguarda i casi degli sfratti che riprenderanno a giugno, secondo i nostri calcoli nell’ultimo anno erano di almeno 650 sfratti, i due terzi dei quali per morosità. Calcolando l’accumulo di almeno 300-350 nuovi provvedimenti, si potrebbe ipotizzare una ripartenza con circa un migliaio di sfratti allo sblocco delle esecuzioni”.

Se la gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti, il problema che si pone è senz’altro quello del che fare. “ci sono alcune azioni che andrebbero immediatamente intraprese – dice Pierri – ad esempio, rifinanziare il fondo nazionale per le morosità incolpevoli, che ha visto piano piano ridursi sempre più la quota di risorse, magari utilizzando parte del famoso Recovery Fund. Poi, ridare vita alle commissioni territoriali per l’emergenza abitativa, strumenti che sono previsti dalla stessa legge regionale 2/2019 e che possono con la presenza delle prefetture, configurare una certa programmazione delle esecuzioni, prendendo in carico e valutando i casi delle famiglie. Importante anche il bando Erp, che era stato previsto per marzo, a distanza di 5 anni dall’ultimo, e che potrebbe svolgere un ottimo ruolo anche per gli sfratti in quanto le assegnazioni possono rappresentare un punto di tranquillità non solo per le famiglie sfrattate, ma anche per i proprietari, in attesa della consegna delle case assegnate”. In tutto questo, l’Unione Inquilini vede con un occhio di rassegnato favore anche il reprerimento di case volano. “Nell’impossibilità di assicurare il passaggio casa-casa alle famiglie, pur previsto dalla normativa – dice Pierri – un ruolo potrebbero avere anche le abitazioni volano”. Insomma, al di là delle azioni da mettere in atto immediatamente per reperire alloggi utilizzabili, la cosa peggiore sarebbe trovarsi con famiglie in strada, strutture ingolfate, separazioni famigliari che da temporanee diventano indefinite, percorsi sociali che in realtà non riescono a provvedere all’unico vero problema: disoccupazione cronica, assenza di lavoro, impossibilità, per età o mancanza di competenze, di rimettersi in un circolo virtuoso. Aspetti già presenti, ma esasperati dalla pandemia. “Non trascurando il fatto – conclude Pierri – che l’area fiorentina, appoggiata economicamente sul terziario, rischia di soffrire ancora di più questa contingenza, tanto più che già possiede il triste primato di rapporto più alto in Italia fra sfratti richiesti ed eseguiti”. Un territorio sofferente per caratteristiche intrinseche, un mercato degli affitti storicamente alto, “chiediamo quali sono le progettualità, oltre alla cabina di regia lanciata dall’assessore, che comunque può senz’altro giocare un ruolo positivo”, dice Pierri. Sì, ma servono politiche abitative. E case. Magari quelle che, come dice il Sunia, “ci sono”.