Firenze – Forze dell’ordine in gran numero stamattina in via dei Serragli, perché deve essere eseguito uno sfratto. Lo sfratto è stato richiesto dall’Istituto degli Artigianelli, ente morale, per una finita locazione, quella di Mick, nome di fantasia, che da oltre 30 anni vive in un alloggio della struttura.
Finita la locazione, questa volta il contratto non è stato rinnovato. Il protagonista di questa storia deve andarsene. La vicenda ha avuto inizio circa 4 anni fa, ma, fra covid e lungaggini burocratiche, si è trascinata fino all’epilogo odierno. Infatti, dopo trent’anni passati nel quartiere, in una casa riqualificata a sue spese, il nostro protagonista aveva cercato di opporre le sue ragioni. Il nocciolo della questione, non ancora risolto neppure a questo punto in cui lo sfratto è stato eseguito, è: se l’appartamento deve essere liberato per lavori della struttura per un periodo di tempo limitato (un anno, volano le voci del quartiere che si è appassionato a questa storia), se il nostro protagonista, come dimostrabile da bonifico bancario, non ha mai saltato il pagamento dell’affitto, se, come dichiarato da lui stesso, accetta anche un leggero rincaro, perché non rinnovargli il contratto d’affitto?
Come giunge da qualcuno del CdA, inoltre, l’appartamento, una volta fatti i lavori che dovrebbero riqualificare la struttura, dovrebbe essere rimesso in uso, con “canone sociale, come da statuto”. Eppure, il canone sociale era proprio quello che pagava l’indesiderato affittuario, anzi, forse anche un po’ di più, dal momento che per un appartamento di circa 35 metri quadri, il canone era di 360 euro e spiccioli. Grosso modo, dieci euro al metro quadro. Quindi, come si chiede l’interessato, il suo avvocato, i solidali (stamattina una ventina di persone ha seguito lo sfratto, fra i quali il Blocco Antisfratto, la Rete Antisfratto Fiorentina, la capogruppo di Spc in consiglio comunale Antonella Bundu, il capogruppo di Italexit in Palazzo Vecchio Andrea Asciuti e anche il capogruppo di FdI Alessandro Draghi), resta il mistero: perché a lui, proprio a lui, è stata negata la possibilità di rinnovo, tanto più che, impegnandosi col veccho CdA, ha eseguito tutti i lavori di impiantistica necessari all’appartamento?
Tra i motivi che filtrano, uno sarebbe anche quello che, in realtà, Mick avrebbe uno stipendio capace di garantirgli una casa a prezzi di mercato. Il problema è che i prezzi fiorentini vanno al di là del mercato, come ben sa chi cerca casa e pur potendo arrivare a somme interessanti, non riesce tuttavia a trovare l’alloggio. In altre parole, non si tiene conto del fatto che l’uomo si trova in quella fascia che non rientra nell’Isee da casa popolare, ma si trova in difficoltà a stare sul mercato. Fascia grigia, come ormai è conosciuta da tutti.
Del resto, il protagonista di questa storia aveva già reso nota, circa un mese fa, la sua vicenda ai capigruppo di Palazzo Vecchio, con una lettera in cui scriveva: