Firenze – Un esito triste, per il signor De Luca, che era stato già protagonista su queste pagine per la vicenda legata alla casa-albergo delle Poste “centrata” dalla privatizzazione che ha investito negli ultimi anni gli enti pubblici (vedi: https://www.stamptoscana.it/ex-casa-albergo-delle-poste-ultimo-atto-piovono-gli-sfratti/). Attualmente, si ritrova a vivere nel suo vecchio camper di 40 anni, in attesa che in qualche modo la sua vita trovi una soluzione. De Luca, a tutt’oggi dipendente delle Poste, è giunto infatti all’epilogo di una annosa vicenda, che lo ha visto, il 21 maggio scorso, essere sfrattato da un appartamento della ex casa-albergo che a suo tempo gli fu assegnata proprio nella sua qualità di dipendente di Poste Italiane, ma che , dopo le trasformazioni subite dall’ente pubblico in cui lavora, non aveva più avuto titolarità di occupare.
Dunque, il 21 maggio 2019, con forza pubblica e una rappresentate di Europa Gestioni immobiliari, collegate a Poste italiane, venuta appositamente da Roma per assistere all’esecuzione, il dipendente delle Poste è stato sfrattato. Come consigliatogli, si è rivolto per ottenere un domicilio presso l’albergo popolare. Il problema, dice De Luca che comunque ha sentito la struttura di via della Chiesa, “è che questa soluzione non si adatta alle mie esigenze lavorative, in quanto , essendo turnista, non posso rispettare il regolamento dell’albergo popolare.. Infatti, quando faccio il turno di notte, come posso osservare la regola di lasciare libera la stanza alle sette del mattino?” …
Secondo passo, cercare un letto o una stanza in affitto. “Purtroppo, ci si aggira su canoni pari a 4-500 euro al mese, cifra che mangia in buona parte il mio stipendio che a quel punto, avendo vicende personali da risolvere con finanziarie addosso, non bastano per pagare l’affitto l’affitto e insieme campare”.
A questo punto, rimane un’unica soluzione: “Approfittare del vecchio camper di 40 anni di cui sono ancora in possesso. Così, vi ho caricato le poche cose che ho potuto prelevare dall’appartamento, e mi sono “piazzato”, fino al 30 di giugno, nel parcheggio della casa albergo”. Una soluzione, non decorosa e neppure semplice, ma una soluzione comunque? … No, perché allo scadere della data di “concessione”, De Luca deve “portare via camper, oggetti e anche la mia person”. Se non interviene qualcosa di diverso, non so davvero dove andare a posteggiare me stesso e il camper, che è ad ora, la mia unica abitazione”.
Spostarlo e piazzarlo in un’altra area? Non si può. “Il camper non possiede ne’ freni ne’ retromarcia, e quindi non può essere spostato”.
Qualcuno penserà che almeno, fino al 30 giugno, il signor De Luca, possa godere di un po’ di pace nel so camper, sebbene disagiato. Ma non è proprio così. “Per restare nel parcheggio devo soggiacere ad alcune regole: ad esempio, non posso ricevere persone, devo uscire dal cancello del retro e non posso attraversare la portineria. Ovviamente, non posso salire ai piani di sopra, dove si trovano ancora parte delle mie cose, ma mi ci vuole un’autorizzazione, ecc.”.
Per le prime necessità, ad ora, il nostro protagonista si arrangia: presso amici, che però risiedono a Figline. Quando può raggiungerli, mangia come si deve e si fa la doccia. Per il resto, un panino, alla svelta, qualcosa di freddo, ma adesso ha uno fornelletto dove cucinare qualcosa di poco impegnativo.
Eppure, ed è questo ciò che tormenta De Luca, qualcosa si potrebbe fare. Approfittando del piano di mobilità delle Poste, aveva infatti richiesto di essere spostato, in vista della paradossale situazione, a Napoli, dove possiede una piccola casa, oppure a Bologna, dove, in un paese vicino, abita sua figlia ben disposta ad ospitarlo. Ma ad oggi, alla richiesta del suo dipendente (cui mancano tre anni e sei mesi per la pensione), Poste Italiane non ha dato alcuna risposta. Per il futuro, conclude De Luca, “sono in attesa che qualcuno si occupi del mio caso. Anche perché, una volta giunto al fatidico termine del 30 giugno, sarò senza neppure il camper “sulla testa”. Così diventa difficile persino lavorare, presentarsi pulito, lavato e riposato. Non ce la faccio più”.
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