“Epopteia!”: una parola dall’origine greca, un grande titolo oggi per i reggiani. Dal contenuto profondo, questo termine significa letteralmente “guardare al di sopra”, e non “indietro”, per ricostruire il passato e per rintracciare la propria identità, un processo di emersione alla coscienza in cui l’io dell’artista lascia il posto ad una visione più ampia, al di là del proprio tempo. Oltre a questo, più di questo, “Epopteia!” è anche il titolo di un’opera d’arte, un disegno a mano libera con pennarello acrilico nero su un muro, dell’artista Emanuele Sferruzza Moszkowicz, in arte Hu-Be. Quest’opera, inaugurata e apertura al pubblico da venerdì 7 febbraio, si trova nella Sala Civica de La Polveriera di Reggio Emilia, irremovibile e definitiva. Un capolavoro da interrogare e da cui interrogarsi, da navigare e scoprire nei suoi meandri e nei suoi “rimandi” di senso e di immagini, così evocativa, enigmatica e criptica. Un’opera non solo da osservare, quindi, ma da vivere perché unica nel suo genere: c’è un lavoro più profondo dietro a questo ‘murales’, un lavoro interpersonale, relazionale e sensibile. L’artista, Hu-Be, ha infatti condotto questo disegno con l’aiuto di persone con disabilità, attraverso un iter iniziato a novembre 2019 fino a gennaio 2020. In questi mesi si sono ascoltate le paure, i sogni, i dolori, le speranze di storie sia individuali che comunitarie.
Come ha descritto Ilaria Campioli nel testo critico, “si tratta di un’opera permanente, un wall drawing di oltre sessanta metri quadrati organizzato su tre tamponature separate. Un racconto, un vortice surreale e ironico che, come contenuto nel titolo stesso, rimanda ad un processo conoscitivo in cui il soggetto conoscente non si distingue dall’oggetto conosciuto: è il risultato di un incontro in cui una parte non è predominante sull’altra ma che conduce ad un percorso di illuminazione e di esperienza. L’accento è quindi posto sul processo, sul percorso fatto dall’artista, dove l’opera funziona come una sorta di porta invisibile attraverso la quale si esce da un mondo e si entra in un altro. I punti di contatto fra queste due dimensioni sono quelli attorno a cui si organizza tutta la narrazione e provengono dalla rielaborazione di alcuni degli elementi più significativi accumulati e riorganizzati nella fase di ascolto”.
Tanto una conclusione quanto un inizio, “Epopteia!” è l’ultima tappa di “Scribblitti”, una serie di performance che Moszkowicz ha realizzato negli ultimi quattro anni e che combinano una fase di ascolto alla realizzazione di un enorme disegno a mano libera su parete senza l’utilizzo di alcun canovaccio. Prima proposta di “Incontri – arte e persone”, nuovo progetto del Comune all’interno del programma “Reggio Emilia per Emilia 2020” e non solo, dove vengono invitati artisti, designer, fotografi e creativi, per realizzare progetti e opere originali che partono dal dialogo con persone con disabilità. Il lavoro è stato realizzato nell’ambito di “La cultura non starà al suo posto” e in particolare nel progetto “B. Diritto alla Bellezza”, dove l’incontro tra creatività e fragilità può essere generativo di nuove opportunità di inclusione sociale. Soggetti promotori sono il Comune di Reggio Emilia/Progetto Città senza Barriere, Consorzio Oscar Romero, La Polveriera, Farmacie comunali Riunite, K-Lab.
“Un percorso lungo all’interno di uno più grande, il percorso della Bellezza – ha affermato Annalisa Rabitti, assessora a Cultura, Marketing territoriale, Pari opportunità e progetto Città senza barriere durante la conferenza stampa di presentazione a La Polveriera a cui hanno partecipato anche i ragazzi “coautori” di “Nessuno Escluso” -. Un’opera coraggiosa che parla di fragilità da cui è nata arte, e questa parete. Siamo davanti ad un’opera “viva”, piena di storia e felicità, un’opera d’arte pubblica che rimane in questa città. E’ la prima opera “fuori posto” nell’ambito del programma “La cultura non starà al suo posto” di quest’anno.
Una storia d’incontro fra due mondi all’apparenza lontani, fra l’artista, Emanuele, eclettico e vulcanico, e il mondo pieno di complessità e di inaspettate ricchezze che abita La Polveriera.
Questa storia, questo disegno, questo percorso, sono un esisto tangibile, scritto, impresso con una forza potente, di quelle parole che abbiamo trovato un anno fa, quando in più di 500
abbiamo firmato B., il Manifesto del Diritto alla Bellezza”.
“Quest’opera è già diventata parte integrante de La Polveriera, qui dove la dimensione dell’incontro si congiunge al dialogo con il territorio – ha continuato Valerio Maramotti, presidente del Consorzio Oscar Romero e rappresentante de La Polveriera -. La realtà di questo posto è la dimensione dell’incontro, dove la poliedricità dei suoi abitanti è in dialogo con le dinamiche del territorio e della città. Da novembre ad oggi la performance di Hu-Be è stata caratterizzata da un lungo periodo di ascolto e interazione con la comunità di Polveriera e in modo speciale con le persone di Nessuno Escluso. Il percorso ha messo al centro l’arte come possibilità per un’evoluzione nella quale sentirsi tutti attori protagonisti. “Epopteia!” è un’opera permanente realizzata sugli archi tamponati della Sala Civica, dall’alto valore artistico, culturale e sociale, che sarà parte di una quotidianità arricchita, nell’anno in cui celebriamo il trentesimo dalla fondazione del Consorzio Romero. E’ stato creato qualcosa in grado di superare le distanze e confondere i confini”.
“Un nuovo approccio alla riabilitazione e un nuovo legame: un artista che è diventato parte della famiglia de La Polveriera – ha proseguito Beniamino Ferroni, presidente Aps-K Lab -. Il cammino di B. Diritto alla Bellezza, secondo cui l’incontro tra creatività e fragilità può generare nuove opportunità di inclusione sociale, si arricchisce di un progetto permanente. Sono state le nuove relazioni, i punti di vista decentrati, gli scambi di competenze, le visioni e interazioni a far nascere quest’opera. Una Bellezza da portare altrove, anche, nei luoghi di vita, di cura, di lavoro, nei progetti, nei servizi: una Bellezza che dia opportunità di salute, benessere e felicità”.
“Questo percorso pone al centro la delicatezza di protagonisti attivi disabili e rafforza l’idea che la strada intrapresa in cui competenze strutturate di artisti e creativi vengano messe a disposizione per persone fragili sia quella giusta – ha concluso Emanuele Sferruzza Moszkowicz, in arte Hu-Be -. Spero che l’opera piaccia, ma è molto più di quel che si vede: c’è vita e ci sono storie di vita all’interno. C’è impegno, condivisione, incontro. Ho lavorato con i ragazzi quasi ogni giorno e quasi tutto il giorno per tre mesi: ne sono uscito arricchito e spero di poter ripetere quest’incredibile esperienza”.