Servizi publici: cinque proposte concrete per il nuovo governo

Un tema nel quale, secondo tradizione, potrà prevalere nelle forze politiche un atteggiamento elettoralistico, basato su aspetti simbolici e identitari: acqua pubblica, rifiuti zero, ripubblicizzazione dei servizi da un lato; privatizzazioni e mercato sempre e comunque, dall’altro. Questa volta speriamo di no. Io mi auguro che il nuovo Governo affronti i problemi concreti del settore, che ne ha molti, irrisolti da tempo, per garantire servizi di qualità a cittadini e imprese e considerarlo una delle poche, possibili, leve per la crescita del Paese.

Gli ultimi governi hanno fatto poco dal momento che è prevalso il terreno dello scontro ideologico, nel quale spesso hanno avuto la peggio come è accaduto in occasione del referendum e delle sentenze della Corte Costituzionale. Anche il governo Monti, che pure era partito con le migliori intenzioni, alla fine ha potuto realizzare ben poco. La situazione attuale è caratterizzata da un’enorme quantità di leggi e regolamenti, di cui spesso si stenta a riconoscere il senso. Per il Pd e per Pier Luigi Bersani si pone dunque la grande opportunità di inserire definitivamente il settore economico dei Servizi Pubblici locali in una dimensione europea.

Ecco quindi alcune proposte concrete per la prossima agenda di governo:

1. Archiviare definitivamente la discussione sulle forme di affidamento (gara, spa mista, in house) adeguandoci al diritto comunitario, che garantisce la completa “libertà di scelta” fra le diverse modalità di gestione. Se si vuole “contenere” il fenomeno degli affidamenti in house è sufficiente il legame di questi con il patto di stabilità.

2. Definire con chiarezza un disegno di politica industriale per rafforzare un sistema di imprese forti, di dimensione regionale e sovraregionale. Se si vuole superare la frammentazione, basta proseguire nella strada degli affidamenti di ambito e incentivare le aggregazioni, come già aveva iniziato a fare il Governo Monti, promuovendone la capitalizzazione e la quotazione in Borsa. 

3. Completare la rete delle autorità nazionali di regolazione, rendendo operativa quella sui trasporti e introducendo quella sui rifiuti. Solo così sarà possibile definire e completare il quadro di sistemi tariffari efficaci, capaci di promuovere gli investimenti e di tutelare i consumatori. 

4. Approvare un robusto piano di sostegno agli investimenti, finanziato dalle tariffe, ma anche da un deciso intervento pubblico (incentivi e risorse pubbliche a partire dai fondi europei 2014-2020, ma anche fondi dedicati e un forte ruolo di Cassa Depositi e Prestiti) per le infrastrutture strategiche: acquedotti, invasi, depuratori, impianti di riciclaggio e recupero energetico, trasporto pubblico locale sostenibile, fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Un pacchetto di investimenti da realizzare entro il 2020, capace di generare crescita, occupazione e innovazione nella Green e Blue Economy, con obiettivi ambientali evidenti: aumentare il riciclaggio e il recupero di energia da rifiuti, usare l'acqua in modo sostenibile, promuovere fonti rinnovabili ed efficienza energetica, aumentare il trasporto pubblico locale a scapito della mobilità privata.

5. Varare un piano di semplificazione burocratica vera, con una riforma delle competenze, oggi divise in decine di enti, uno snellimento delle procedure di autorizzazione e di via, la razionalizzazione dei controlli, il superamento di un quadro assurdo di vincoli (personale, acquisti  etc.) stratificato in questi ultimi anni, uno sfoltimento generale delle norme generali e di settore, che compongono una giungla normativa assurda che scoraggia gli investitori.

Tutte cose fattibili, rapidamente, con un ridotto impatto sulla spesa pubblica e un enorme ritorno in termini di crescita, lavoro, ambiente. Ma occorre guardare il settore con gli occhiali del pragmatismo e della concretezza, e riporre quelli dell'ideologia e dei costi della politica.

 

Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana

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