Servizi idrici: la Toscana verso una holding pubblica

Firenze -Un nuovo assetto pubblico dell’acqua con la realizzazione entro il 2034 di una grande holding pubblica, alla quale parteciperanno le altre società toscane tutte pubbliche. Un’operazione da concertare con i sindaci, che permetterà di avere più risorse da investire e darà la risposta sulla quale i cittadini si sono già espressi nettamente con il referendum. E’ la proposta del presidente Enrico Rossi che stamani in Consiglio regionale ha illustrato la comunicazione della Giunta sul servizio idrico in Toscana.

“La nostra regione può essere considerata, senza falsa modestia, l’esperienza più avanzata del panorama nazionale, con una legislazione di ‘riferimento’ per altre regioni – ha sottolineato Rossi – e con un ente di governo di ambito, l’Autorità idrica toscana (Ait), che è considerato la punta di diamante della regolazione locale nel settore dei servizi idrici”.

La conoscenza del territorio e delle peculiarità dei servizi nelle diverse aree della nostra regione rende sempre meno necessaria la presenza di un partner industriale esterno. La scelta degli anni Duemila di una forma di gestione di una società mista, come spiegato dal presidente, è stata infatti una parentesi – visto che i servizi idrici erano per lo più gestiti direttamente dai Comuni – ma oggi la situazione è ben diversa. “Le nostre aziende sono in grado di operare senza la diretta dipendenza operativa da un gruppo aziendale privato o estero – ha affermato – piuttosto la vera risorsa mancante è quella finanziaria”.

E tale fabbisogno non appare in diminuzione per i prossimi anni: da un lato perché non è possibile interrompere il flusso degli investimenti, dall’altro (con i Comuni che “ripubblicizzano” il servizio, scelta in linea con le indicazioni emerse dal referendum del 2011) perché porta a liquidare le quote dei soci privati delle varie aziende.

“Quel referendum impressionò – ha affermato il presidente – il 96 per cento dei cittadini si espresse a favore dell’acqua pubblica e non possiamo prescindere da questo dato”. Rossi ha quindi ripercorso quanto accaduto negli anni successivi, vale a dire la legge nazionale del 2014 (che prevede che la società che copre il 25 per cento della popolazione rilevi le altre società miste), le dichiarazioni dei sindaci in linea con la pubblicizzazione dell’acqua, tutta una serie di “passaggi a cascata”, che per Rossi dovrebbero concludersi “con una legge regionale concertata”, aggiungendo “è una grande occasione per la Toscana e per il Consiglio regionale. Sarebbe importante chiudere la legislatura con questo atto, per rispondere al referendum del 2011”.

Vediamo alcune cifre: dal 2018 fino alla fine di ciascun affidamento, l’Ait ha programmato la realizzazione di oltre 2,2 miliardi di euro di investimenti per la manutenzione straordinaria e per la realizzazione di nuove opere; liquidare le quote private può richiedere dai 250 ai 300 milioni di euro.

Il presidente si è soffermato sulla proposta politica, dopo aver accennato a vincoli e orientamenti normativi cui dovranno attenersi i Comuni, sulla scelta della nuova forma di gestione, spaziando dalla legislazione nazionale alla ragionevole gradualità nel rilevare le gestioni esistenti, via via che giungano a scadenza le relative concessioni (Publiacqua nel 2021, Gaia nel 2034 ).

Ai Comuni il compito di individuare la società a completa partecipazione pubblica, secondo il modello cosiddetto in house providing , individuando un soggetto finanziario, anch’esso di estrazione pubblica (ad esempio collegato a Cassa Depositi e Prestiti e/o alla Banca europea degli investimenti), e quindi di riallineare le scadenze delle concessioni esistenti, con l’obiettivo di stabilizzare le tariffe per i cittadini, per accedere, infine, al mercato azionario.

Rossi ha ricordato che tale indirizzo deve essere messo in atto dai Comuni toscani, nell’ambito dei competenti organi dell’Ait, ma la Regione intende sostenere questo processo per quanto di sua competenza. Tale supporto sarà fornito, però, solo a due condizioni: che proseguano da parte delle aziende gli sforzi di efficientamento del sistema e che i canoni di concessione e gli utili societari siano destinati al sostegno finanziario del processo. “Sulla depurazione la Toscana ha fatto un gran lavoro – ha concluso – le risorse dovranno essere ora indirizzate per la manutenzione, attraverso un’operazione finanziaria di equilibrio gestita da una Holding pubblica”.

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