Sergei Polunin alla conquista del pubblico fiorentino

Firenze – Sarà un’estate di grande danza quella che vedrà sul palco del Chiostro Grande di Santa Maria Novella  Sergei Polunin l’enfant prodige della danza mondiale. Un evento eccezionale per festeggiare i trent’anni del Florence Dance Festival Performing Arts ideato e diretto da Marga Nativo e Keith Ferrone.

Per prendere contatto con il pubblico fiorentino, nell’ambito di una sorta di giro promozionale in Italia, Polunin è venuto a commentare al cinema della Compagnia il docu-film “The Dancer”, che ne ha fatto una pop star conosciuta e richiesta in tutto il mondo.

A Firenze l’artista ucraino presenta Sacré (23 e 24 luglio), nel quale sulla musica della Sagra della Primavera di Igor Strawinski interpreta il dramma artistico ed esistenziale di Vaclav Nijinski, la cui follia rappresenta l’aspetto oscuro dell’arte del gesto e del movimento del corpo.

“Ho lavorato in Svizzera dove Nijinski visse per due anni in preda alla pazzia, avvicinandomi alla sua vita, lavorando da dentro alla sua personalità “, ha spiegato Polunin ai giornalisti durante un incontro alla sede del Florence Dance Festiva. La danza è un’arte che produce in chi la pratica momenti e sensazioni diversi di felicità ma anche di terribile angoscia, aggiunge, e Nijinski è un simbolo di questa esaltazione e sofferenza.

Del resto tutta la vita del grande danzatore ucraino è stata segnata – come racconta il film di Steven Cantor – da questo trovarsi “piccolo piccolo fra la luce e la bellezza che ti spinge verso l’alto e l’oscurità che cerca di inghiottirti”: un equilibrio che è difficilissimo mantenere, ma che ti può portare alle massime altezze artistiche.

Dunque, attenzione ad accontentarsi delle definizioni giornalistiche che continuano ad accompagnarlo come “bad boy” o “il ballerino tatuato”, etichette che dice non lo toccano minimamente e non hanno nessun effetto sul suo lavoro. Polunin è un artista vero che trasforma le inquietudini più profonde in immagini coreografiche che travolgono le emozioni dei suoi spettatori.

In Sacré si esibirà in un assolo di  40 minuti sul palco del Chiostro Grande. “Lo spazio all’aperto, come spesso mi accade in Italia, aggiunge un’energia alla danza perché mi mette in armonia con la natura”,  dice. Gran parte delle sue variazioni coreografiche nasce dalla sensazione del momento: “dall’energia che viene dal pubblico, dallo stare sul palco”.

E’ un aspetto fondamentale della sua scelta di fondo che è quella di seguire il proprio genio e il proprio talento, trovando la libertà della creazione artistica che sfugge a qualunque tentativo di “istituzionalizzazione” o “manipolazione”. Come racconta The Dancer, Polunin ha pagata cara questa libertà e ora intende difenderla appoggiandosi al grande successo internazionale e all’attenzione di tutti gli appassionati.

All’incontro con i giornalisti c’era anche il coreografo – danzatore danese Johan Kobborg che collabora da dieci anni con lui e che ha realizzato la coreografia di Romeo e Giulietta che Polunin danzerà all’Arena di Verona il 26 agosto prossimo.

Qual è il momento in cui più si sente colto dalla magia della creazione artistica? E’ stato chiesto all’uomo che osò dire di no al Royal Ballet: “Semplicemente quando cammino in Giselle: il tempo si ferma”.

Foto: Sergei Polunin

 

 

 

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