Senza se e senza ma: la Russia che bombarda i civili di uno Stato sovrano e la fenomenologia del paraculismo reggiano

Noi stiamo con l’Ucraina, stato sovrano con Governo democraticamente eletto, bombardata da un Putin sempre più preda di un aggressivo nazionalismo imperialista. Nel pezzo invece tutta la fenomenologia del variegato cerchiobottismo quando non paraculismo reggiano

Premessa: ieri chi vi scrive si è recato dalla mamma a Castelnovo Sotto: badante ucraina in lacrime. Ha due figli, maschio 27enne e ragazza 17enne, fuggiti nella notte da Kiev sotto i bombardamenti. Le comunicazioni non sono facili. Nel ’91 sempre chi vi scrive girò in lungo e in largo anche l’Ucraina sull’onda di un reportage inerente la situazione di alcuni stati appartenenti all’ormai ex Urss, abbastanza fresca di caduta del Muro. Ospite per settimana di una famiglia di Zytomyr, città storica nella parte occidentale del Paese: lei insegnante di fede cattolica, lui autista di bus pubblici, alcolista ateo. Come nei film di Krzysztof Kieślowski. Col sottoscritto, tal Peter della Caritas di Praga, nella Cecoslovacchia ancora unita. Si dormiva in due sopra una sorta di puf. Peter era abbastanza alto e, seppur riposasse per logistica in diagonale, quando giaceva gli uscivano i piedi dalla stanza invadendo il minuscolo corridoio. Tra le 3.30 e le 4 quando il nostro padrone di casa si alzava, doveva scavalcarli lanciandoci dietro, penso, una teoria di maledizioni. Le cose materiali non abbondavano propriamente: per radermi dovetti rubare un pezzo di specchio nella sagrestia di una chiesa (un aneddoto che non ho mai raccontato a nessuno e che rivelo solo oggi confidando nell’extraterritorialità del reato e nella, si suppone, sopraggiunta prescrizione). Sagrestia di un tempio forse della Chiesa ortodossa autocefala, ovvero legata al Patriarcato di Kiev, forse della Chiesa ortodossa russa, ovvero legata al Patriarcato di Mosca. I ricordi non sono nitidi ed a questo punto piuttosto superflui. Ma uno è nettissimo: la stragrande maggioranza della popolazione odiava il comunismo e detestava i russi, associandoli all’inumana tirannia.

Terminato il preambolo, i fatti recentissimi li sappiamo tutti: l’autarca Putin sta aggredendo e bombardando uno Stato sovrano con Governo democraticamente e liberamente eletto violando la Carta delle nazioni Unite, le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, tutti i principi che stabiliscono la pace in Europa, insomma anche l’ultimo comma del più insignificante articolo di Diritto internazionale sulla scorta di una delirante ricostruzione storica agiografica filosovietica e di un pericolosissimo e sempre più evidente nazionalismo imperialista. Il demenziale slogan sarebbe “la denazifisticazione dell’Ucraina”. Dicono che far sfoggio di parallelismi storici sia foriero di topiche clamorose. Dicono. Ma qui ce ne sono ad oggi fin troppi. E molto evidenti.

Ma veniamo alle nostre latitudini: le risposte occidentali all’invasione russa dell’Ucraina sono al momento semi-risibili. Ed anche nel ventre molle di una ancor super ideologizzata parte di Reggio Emilia, per quel che può contare cioè quasi nulla,  l’accanimento antiamericanista ed in ultima analisi antieuropeista duri a morire si nutre di mille distinguo ed un numero incalcolabile di revisioni e sfaccettature cronologiche che scaricano dall’altra parte della barricata, genericamente la Nato e gli States, la vera e unica responsabilità della brutale aggressione. Ci sarebbero cioè da eccepire, anzi per qualcuno da concepire, le “ragioni russe”.

Se n’erano già viste nitidissime avvisaglie in occasione dell’ultimo 11 settembre. Quando anche pezzi importanti delle istituzioni locali, in quel verminaio che chiamiamo social, avevano ricordato solo quello cileno del ’73, oggi scarsamente significativo se non per la memoria che mai deve cedere sia ben chiaro. Snobbando il ben più recente 11 settembre americano del 2001 che ha cambiato nettamente la storia anche contemporanea, da lì in poi. Come a dire che in fin dei conti quelli là, gli ammerigani, se l’erano un po’ andata a cercare. Pure le manifestazioni ufficiali, cioè non indette direttamente dalla popolazione ucraina che vive dalle nostre parti, si ammantano di una certa ambiguità. In mezzo alla variegata e interessante (soprattutto sotto un profilo squisitamente evoluzionistico darwiniano) fauna locale, sempre e comunque rivoluzionaria ma da borghesissime posizioni ben remunerate e sicurissimi simboli lavorativi del vituperato, a parole, capitalismo, prolificano le più diverse specie. 

In primis quella fetta ancora nostalgicamente leninista del Pd che guarda quasi con commozione al comunismo mai veramente realizzato in Italia ed alla madre Russia come ad una benevola Natura che a volte sì può eccedere ma solo per un surplus di amore verso i figli che vuole “denazistificare”. E che rimpiange le gloriose, chiassose e numerose feste dell’Unità quando gli Inti Illimani scandivano i ritmi della festa. Poi ci sono intere fette di importanti partiti e di suoi più o meno autorevoli esponenti che flirtano con quello schiavimentificio della Cina, non a caso in silenzio-assenso sull’invasione putiniana, guardando dentro la Grande Muraglia come ad un’invidiabile economia alternativa all’odioso liberalismo. In mezzo si mettono pure una congrua fetta di cattolici che, nonostante l’imprinting originario fortemente anticomunista, di questi tempi in cui si spartiscono le poltrone, trovano più realpolitik sbandierare un ignavo “né di qua né di là” che non si sa mai qualche trinariciuto s’incazzi. E la tipologia più ridicola rappresentata da chi coltiva una sua russofilia germinata dall’assidua frequentazione del Pippis Bar. Solo accenni di una varietà ben più articolata.

Orbene per concludere, noi non sappiamo come andrà a finire e speriamo fortemente nella soluzione diplomatica ma alle menti più razionali ed alle persone scevre perlopiù da qualsiasi preconcetto, appare chiaro e condivisibile quanto scritto giorni fa dal Wall Street Journale: “L’errore che l’Occidente ha commesso per un decennio è pensare che Putin possa essere un ragionevole partner geopolitico. Putin non vuol far parte dell’attuale ordine internazionale. Vuol farlo esplodere”. La nostra democrazia, la nostra carta costituzionale, l’America, l’Occidente, il sistema liberale e quello capitalistico sono fortemente migliorabili. Hanno commesso anche incalcolabili errori. Ma per trovare alternative, nel 2022 dobbiamo ancora guardare necessariamente a modelli di sistematica violazione dei basilari diritti dell’uomo? Dobbiamo cercare col lanternino, con intenti giustificativi, i motivi guerrafondai anche dell’Hitler che viene dalla steppa? Ma davvero non capiamo che tutte le posizioni, anche le più imbecilli descritte sopra, ce le possiamo permettere solo in questa parte del mondo?

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