Pare che questa volta i parlamentari abbiano evitato in extremis l’ennesima figuraccia. A metterci una pezza oggi è stata la commissione Affari costituzionali del Senato che ha licenziato il ddl sul finanziamento ai partiti, passaggio necessario per aprire la discussione in Aula già nella giornata di mercoledì, visto che una rapida approvazione del disegno di legge consentirebbe di devolvere la tranche di luglio dei rimborsi – circa 91 milioni di euro – alle aree colpite dal terremoto senza passare per un decreto del governo. La polemica sui ritardi è esplosa nelle ultime ore e non senza ragioni: dopo lo strombazzato dimezzamento della rata dei rimborsi ai partiti per il 2012 – ben 180 milioni di euro e rotti complessivi – e la promessa di destinare soldi risparmiati alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto, l’iter parlamentare si è arenato a palazzo Madama. Ed è scattata la protesta.
A Mirandola è andata in scena una manifestazione promossa da Giulia Innocenzi, provieniente dalle file dei Radicali, già candidata alla segrteria dei Giovani Democratici e oggi animatrice dell’associazione Avaaz. Manifestazione peraltro appoggiata dal Movimento 5 Stelle. Apriti cielo.
La reazione più scomposta è quella della senatrice Albertina Soliani, che staziona in Parlamento da tre legislature tre, ma si indigna se c’è chi chiede un po’ di solerzia quando si tratta di devolvere ai terremotati una parte di quell’enorme fiume di denaro pubblico che ingrassa i partiti. Ma Albertina da Boretto non ci sta “a fare politica così”. “I soldi vanno ai terremotati – dice – non ci sono dubbi su questo e trovo indecente che si rappresentino i parlamentari come deficienti o disonesti. Ci scommetto l’osso del collo, nessuno ci ha provato a fare il furbo. Se fosse vero saremmo tutti delinquenti da mandare casa”
“Da parte mia – aggiunge magnanima – sarei stata disponibile a dare tutta la tranche di luglio e non solo la metà”.
Invece di fingere di giocare a sorte parti vitali del proprio corpo (la scommessa sarebbe quantomeno azzardata), la senatrice Soliani farebbe bene a scegliere meglio gli obiettivi della propria indignazione. A cominciare da quella montagna di denaro spesa dai contribuenti per mantenere la classe dirgente a cui lei appartiene da due lustri.