Nei giorni della morte di Umberto Eco mi è capitato di scrivere questo tweet: “Il cristianesimo è una grande scuola di libertà. La notte scorsa se n’è andato uno dei suoi allievi più prestigiosi”. Ho avuto vari riscontri anche e soprattutto privati di amici che mi dicevano: come ti sei permesso?
Rispetta un rappresentante così autorevole della cultura laica! Figuriamoci se era mia intenzione non riconoscerlo come un monumento della cultura laica, ma mi sono sempre chiesto come una personalità come la sua, come Gianni Vattimo, come Furio Colombo, come Mario Rossi, avessero raggiunto tale approdo culturale partendo da una convinta fede religiosa e addirittura da una militanza come dirigente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.
Ne ho parlato più volte con Giacomo Cesaro, che assieme a Carlo Carretto e don Arturo Paoli faceva parte di quel gruppo, senza riuscire ovviamente ad avere una risposta perché la coscienza e l’intelligenza di ogni uomo percorre strade proprie e giustamente insondabili.
Il tema è stato affrontato anche da Gianni Vattimo su Il Fatto Quotidiano del 22 febbraio quando rivela: “Proprio San Tommaso, ha detto Eco di recente, lo aiutò a liberarsi dalla fede religiosa”. Chissà se anche da quella più intima e diretta (e meno religiosa). Certo è che l’Eco maestro di laicità ha sempre mostrato rispetto per gli uomini di fede, con diversi dei quali ha conservato rapporti sino alla fine.