Firenze – Un serpentone di oltre trecento persone si snoda da piazza Santa Maria Novella, luogo del ritrovo, attraverso l’Arno, la città storica, rientro in piazza Duomo e fine in piazza della Signoria, sotto le finestre di Palazzo Vecchio. Quella di oggi è una manifestazione di “svolta”, si potrebbe dire, dal momento che parte dalla questione “scuola e asili nido”, ma intende inviare un messaggio forte all’amministrazione fiorentina che non s’arresta a questo settore, pur dolente e particolarmente delicato.
In discussione, l’intera politica di esternalizzazione dei servizi, quella dicono le Rsu comunali che hanno indetto la protesta c“dei servizi privati con denaro pubblico”. Già, perché, spiegano nella nota unitaria diramata dalle Rsu, Cgil-Cisl-Uil, Usb e Cobas, il vero problema è che, pur essendosi ormai aperta, grazie all’ultimo intervento normativo del governo Gentiloni, la possibilità di assumere nella pubblica amministrazione (e nel particolare settore della scuola si può assumere “al 100%”, a differenza delle altre aree amministrative dove è necessario rispettare la quota del 75%) pur tuttavia l’esternalizzazione dei servizi, in particolare degli asili nido e infanzia, va avanti. Anzi, sono state già prospettate, da parte dell’amministrazione fiorentina, altri appalti per altre scuole dell’infanzia e asili nido.
Sul punto, il fronte sindacale è compatto, come hanno testimoniato stamattina la presenza di tutte le sigle, dalla Cgil, alla Uil, Cisl, Usb, Cobas. “Il messaggio che giunge all’amministrazione fiorentina da questa manifestazione, bella e partecipata, basti pensare che il personale interessato è di circa 450 unità a fronte di una presenza al corteo di oltre 300 persone – dice Stefano Cecchi, Usb – è semplice: basta appalti, basta privatizzazioni dei servizi pubblici. Non si può continuare, pur a fronte della nuova legge che sblocca le assunzioni, a dire da un lato che si assume salvo poi andare avanti con gli appalti per i servizi pubblici, in particolare (ma non solo, basti pensare a musei e biblioteche) per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e asili nido, creando, tra l’altro, una nuova continua fonte di precariato”. Insomma, secondo l’Usb, ci rimettono tutti: lavoratori delle cooperative, meno pagati e meno garantiti, e cittadini, cui peggiora il servizio. Un sistema di scelte squisitamente politiche che minaccia di far crollare definitivamente un welfare cittadino ormai molto incrinato.
Sullo stesso fronte, Mauro Spotti, Cisl, che dice: “Ora basta con gli appalti, vogliamo posti pubblici, il principio dell’equilibrio è saltato”. Equilibrio, vale a dire una “misura giusta” fra pubblico e appalto. “Se cambiano le leggi – dice Spotti – è necessario applicarle. Ora è il momento di assumere nel pubblico”. Ma gli annunci delle nuove assunzioni giunte da Palazzo Vecchio? “Non si può prendere come un inizio di cambiamento – commenta il sindacalista – perché non garantisce nulla, a fronte del fatto che comunque si sta continuando con gli appalti”.
Rincara ancora Maria Grazia Sicari, segretaria regionale della Uil: “Si tratta in ogni caso di assunzioni che non si potevano procrastinare, dal momento che si era arrivati al punto zero. Assunzioni inoltre che riguardano “direttivi”, vale a dire personale amministrativo, mentre per quanto riguarda il settore servizi si continua ad esternalizzare. Così succede anche, per esempio, per musei e biblioteche. Non solo: il risparmio di cui si parla non c’è, anzi, i lavoratori guadagnano meno, mentre gli appalti sono comunque “ricchi”. Allora, di fronte alla possibilità di assumere creando “lavoro buono” (non dimentichiamo che i lavoratori delle cooperative guadagnano meno e sono precari in quanto legati all’appalto) perché continuare ad esternalizzare?”.
Stesso tasto ma con una sottolineatura in più è ciò che giunge da Chiara Tozzi, della Cgil Funzione Pubblica. “C’è una scelta politica chiara, che è quella appaltare i servizi liberandosi dalla gestione diretta – spiega la sindacalista – rafforzando una governance centralizzata per cancellare il resto. A parte il fatto che non è uno scherzo mettere in atto una governance efficiente, l’altro lato del problema è che in questo modo non si crea “lavoro buono”, dal momento che ci si trova di fronte a lavoratori precarizzati, con meno stipendio, meno diritti e meno tutele. Una situazione in cui ci scapita anche il servizio, dal momento che è una questione di buon senso, il lavoratore che lavora in una situazione più tranquilla lavora meglio”. Un vecchio principio a dir la verità (Olivetti, ad esempio …) ma di cui sembra si sia perso la traccia.
Intanto il corteo, dopo aver raccolto scatti di turisti, qualche applauso dalla gente di Firenze, arriva in piazza della Signoria e forma un grande circolo, al cui interno si alternano interventi, storie, parole degli insegnanti, mentre i bambini (piuttosto numerosi, c’erano anche delle famiglie all’interno del corteo) giocano e corrono. “non è solo la scuola – dice un anziano insegnante, tenendo a mano la bici – è tutto un sistema di scelte politiche che va ribaltato. Servizi pubblici per tutti i cittadini, che d’altro canto li pagano con le tasse. E non servizi privati con soldi pubblici”.
Foto copertina: Andrea Berti