In mille per la scuola, Margiotta: “La didattica a distanza è diseguaglianza”

Firenze – Una casualità, ma significativa: la manifestazione “statica” sulla scuola è la prima manifestazione nazionale (19 città oltre a Firenze) dopo il lockdown. Un migliaio in Piazza Santissima Annunziata piena, Costanza Margiotta, filosofa del diritto, docente, madre, da cui è partita, insieme al gruppo di insegnanti, studenti, genitori “Priorità alla scuola”, l’iniziativa odierna, si appresta a parlare. La piazza è piena, la gente è dentro i cerchi segnati col gesso, molti no, ma le distanze ci sono e le mascherine pure.

Un ringraziamento caloroso a tutti coloro che manifestano nelle altre piazze d’Italia, citate tutte, fra gli applausi, da Costanza Margiotta. “Distanti ma uniti – dice Margiotta- per rivendicare un diritto costituzionalmente riconosciuto, il diritto alla scuola. L’art. 34 della Costituzione recita, “La scuola è aperta a tutti”. La scuola va riaperta. E chi siamo, domanda che ci hanno fatto  in tanti, siamo un gruppo che è nato attorno all’immediata consapevolezza che nell’emergenza i minori erano stati cancellati per decreto. E così, proprio da firenze, è partita la battaglia della famosa “Mezz’ora d’aria” per i bambini e adolescenti, peraltro battaglia vinta. ci siamo allargati a livello nazionale, e insieme ad altri insegnanti, genitori, educatori ci siamo accorti che tra le priorità del Paese era scomparsa proprio la scuola”. E dopo aver ricordato la lettera pubblica inviata alla ministra Azzolina il 18 aprile, che ha raccolto in 5 giorni otre 80 mila firme, che non ha avuto risposto, Margiotta riprende: “Chiedevamo di rimettere al centro delle priorità del governo la scuola, di pensare da subito alla scuola a come riaprirla in sicurezza,  e in cui denunciavamo tutti i limiti della didattica a distanza. Davamo anche indicazioni su come avrebbe potuto agire. Nel mese successivo, forti delle nostre firme, abbiamo continuato a batterci, ma non abbiamo mai ricevuto una risposta. Anzi abbiamo assistito a contradditorietà, fumosità segretezza, nessuna idea concreta su come riaprire la scuola. allora eccoci qua. noi invece qualche idea l’abbiamo e vogliamo che la ministra ci ascolti, questa volta, e anche gentilmente il capo della task force, il collega Bianchi”.

Un momento della manifestazione

Le richieste? “Noi insegnanti, studenti, genitori, vogliamo il ritorno nelle scuole in presenza, in continuità e in sicurezza. A settembre. Come? Più scuole, più spazi consegnati a scuole e insegnanti, più educazione all’aperto, più insegnanti, assunzione dei precari, più personale Ata. In una parola, più risorse alla scuola pubblica. Sono tanti soldi?. Lo sappiamo, Ma noi crediamo che la scuola li meriti. Vogliamo tutto questo, perché a settembre non vogliamo la didattica dell’emergenza, non vogliamo la didattica a distanza, che è la didattica della diseguaglianza. A settembre non vogliamo sperimentazioni, turni, a settembre non vogliamo scuola ibrida ma presenza, a settembre non vogliamo classi pollaio, erano un problema pre covid, figuriamoci se non lo sono post covid. Vogliamo una scuola regolare e continuativa, in presenza, in sicurezza in continuità perché la scuola non è mera trasmissione di nozioni ma luogo che forma e dà forma, in cui emanciparsi dall’ambiente famigliare  e da quello sociale di provenienza. Un luogo dove si diventa se stessi, dove si combattono le diseguaglianze, le discriminazioni, le esclusioni e l’indifferenza. Abbiamo scelto la frase di Gramsci in tutte le piazze d’Italia: Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”.

“Siamo un gruppo informale, una rete di amici che parte da Firenze con la lettera alla ministra Azzolina “un’ora d’aria”” spiega Filippo Belfante, del comitato organizzatore di Firenze, e del comitato nazionale Priorità alla Scuola. Un genitore, che ha deciso con altri operatori e genitori di impegnarsi su quna questione che è fondamentale: scuola pubblica. E cosa vuol dire, eccolo: “La rete si è poi allargata con amici di altre città. il nostro nome, “Priorità alla scuola”, vuol dire proprio questo, cioè in un momento in cui il paese fa scelte di  riaprire tutto  e non riapre proprio la scuola,rivendichiamo la priorità per la scuola. Di fronte all’inerzia, al muro di gomma, alla poca trasparenza, ai tentennamenti della ministra e anche del governo tutto, abbiamo deciso che era il momento di fare un’azione visibile e far sentire a tutti la nostra voce. Le circostanze hanno fatto sì che siamo praticamente la prima manifestazione nazionale dopo il lockdown”. E quanto alle richieste gridate a gran voce alla ministra, ecco come sintetizza Filippo Belfante: “Scuola pubblica, scuola pubblica con più risorse, con un investimento reale, non solo per la riapertura a settembre. Questo è il primo passo, ma per un potenziamento della scuola pubblica. E ovviamente non si può costruire un programma di istruzione pubblica sugli slogan della didattica a distanza. Può essere uno dei tanti strumenti, non è un programma per la scuola, che ha bisogno di contenuti e soprattutto di utilizzare strumenti che non approfondiscono le disuguaglianze, che è il risultato principale che abbiamo sotto gli occhi. Adesso siamo diventati tutti statistici, il 20% di studenti persi è enorme,  ma anche l’1%, lo 0,1% non va perso, non va abbandonato. questa è la funzione della scuola pubblica”. Alla domanda se la Dad ha funzionato o no, Belfante risponde: “Ognuno avrebbe la sua storia da raccontare. Dipende dall’età, dal contesto famigliare, dalla casa in cui si abita, dalle attrezzature a disposizione. Per questo le diseguaglianze sociali sono esplose durante questa quarantena. Dal mio punto di vista, la prima esperienza è una: meno scuola. In ogni caso. E questo non è un obiettivo plausibile per un ministero della pubblica istruzione”.

In piazza anche la vice sindaco  Cristina Giachi e l’assessora alla scuola Sara Funaro.  Un’agenda di governo che non metta fra le priorità la scuola non esiste” dice Giachi, che, contestando il fatto che “non si dia una risposta ai rgazzi che stanno finendo il ciclo scolastico”, ribadisce: “Questa piazza ha ragione e chiede una cosa sacrosanta”. Anche da parte dell’assessora Sara Funaro giungono parole di solidarietà alla piazza, pur ricordando che con l’apertura dei centri estivi “si sono fatti dei passi avanti  e siamo pronti anche a delle sperimentazioni con i nidi, ma bisogna avere certezze per la ripartenza a settembre”. Inoltre, ricordando il lavoro che l’amministrazione sta svolgendo con i dirigenti scolastici, sottolinea la necessità di  “indicazioni pronte e celeri dal governo altrimenti rischiamo di non fare in tempo”.

A contribuire al successo della piazza anche sigle diverse, Usb e Cobas Scuola,  in piazza per rafforzare le richieste del comitato, richieste in cui si riconoscono, come spiega Flavio Coppola, dei Cobas di Firenze: “Gli obiettivi di riaprire la scuola e che l’esperienza del Dad (didattica a distanza, ndr) diventi solo un momento attuale, dovuto alle contingenze, e non diventi strutturale, sono obiettivi che condividiamo. sembra che i segnali che provengono dal ministero siano diversi. Siamo contro le lezioni on line, la ministra dice di esserlo anche lei però stanno tagliando gli organici. In Toscana ci risulta che proprio in questo momento siano stati tagliati 130 organici, proprio perché, per il fatto che non ci sono “ripetenze”. Un fatto molto grave,  un segnale opposto rispetto a quello che dicono di voler fare”.

Niccolò Pecorini, è un genitore, padre di tre figli, anche lui fra gli organizzatori. Com’è stata l’esperienza della Dad? “Per quanto riguarda i miei figli, la più grande, adolescente, è andata piuttosto bene, mentre per gli atri due che son piccini, l’unica cosa che si può dire è che hanno mantenuto un contatto. All’inizio, nell’emergenza, tutti hanno accettato di buon grado. il pporblema è che questa scelta è andata avanti, ma l’Italia, al contrario di tutti gli altri paesi europei, non ha fatto investimenti su questo, e addirittura si minaccia di continuare col Dad anche a settembre, invece di ribaltare le priorità, investire le risorse che si deve, valorizzare gli insegnanti e soprattutto garantire ai bambini e ai ragazzi il diritto fondamentale della Repubblica che è il diritto all’istruzione. Una cosa incredibile è che si è parlato di riaprire le scuole solo nel momento in cui i genitori sono dovuti andare a lavorare. Come se l’unica cosa che contasse fosse questo: sostanzialmente consuma, produci e crepa. Non è così, diamo ci una mano e restituiamo ai ragazzi un pezzo di futuro.

Solidarietà piena da Pap, presente in piazza. “Partecipiamo volentieri all’iniziativa di questo gruppo, “Priorità alla Scuola” che ci ha contattato e ci ha chiesto di partecipare – dice Giorgio Ridolfi –  cosa che abbiamo fatto molto volentieri, in quanto avevamo seguito la lettera e la raccolta firme, e riteniamo assolutamente condivisibili richieste e motivazioni. E’ necessario che il governo dia più attenzione alla scuola e quelle risposte che non sono state date dal 18 aprile. Riteniamo che quanto è stato detto ad ora dal governo non sia sufficiente e che la Dad non sia una soluzione a lungo termine. si tratta di una soluzione emergenziale che però non può arrivare assolutamente a settembre. La didattica a distanza non ha gli stessi effetti su tutti, perché la scia degli studenti è molto differenziata e varia. del resto, tutte le problematiche che sono esplose sotto emergenza derivano dai tagli e dai ridimensionamenti avvenuti negli anni, nel mondo dell’istruzione in generale, dall’edilizia scolastica al taglio dei docenti, in gran parte precari. dunque, aumentare i fondi per permettere una didattica in presenza, spazi e immobili pubblici alternativi come teatri e cinema per mantenere la sicurezza, la regolarizzazione dei precari, in controtendenza con gli ultimi bandi di assunzione che sono assolutamente insufficienti”.

Infine, Marika, un’insegnante, dice: “il diritto allo studio è un diritto costituzionale. Questa didattica a distanza è per una crisi emergenziale, ma fin da subito ha mostrato che non poteva essere sostitutiva della didattica in presenza. In primis perché ha di fatto acuito le disparità socio economiche dell famiglie: non tutti hanno computer, wi-fi, tantissimi studenti e siamo a Firenze, sono rimasti fuori dalla didattica a distanza. Questo è gravissimo. In seconda istanza, ovviamente, la didattica davanti a un computer non può essere paragonabile a una didattica in presenza, fatta da rapporti umani, confronto, contatti, sia fra studenti che docenti. Lo schermo non filtra questo le emozioni, quel processo di crescita che piò esserci solo in una scuola. Quindi, se questa poteva essere una risposta data a maro, ad aprile, non può essere presa neanche in considerazione a settembre. Chiediamo che il governo si faccia garante di misure straordinarie che ripostino i ragazzi in aula e che dia un arisposta conreta ai loro bisogni, fatta anche di assunzioni dei docenti precari, che ogni anno vengonk riassunti a settembre-ottobre per poi essere licenziati a giugno. Usa e getta. Questo è inammissibile, e si riversa negativament sugli studenti. sulla scuola”.

In piazza anche Movimento di Lotta per la Casa e la Rete Antisfratto Fiorentina.

Foto: Luca Grillandini

 

 

 

 

 

 

 

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