Scuola in appalto, un muro di 200 no dall’assemblea cittadina: “E’ una scelta politica”

Firenze – La partecipazione è di quelle che nessuno si aspettava: il circolo di via Maccari è letteralmente preso d’assalto, oltre 200 fra genitori, insegnanti, lavoratori delle cooperative. Già, perché ci sono anche loro, fra quelli che nessuno riuscirà mai a convincere che dare la scuola, anche quella dell’infanzia, ai privati è meglio, è meno costoso, mantiene la qualità. Perché una cosa è chiara, a tutti: non si tratta di una lotta fra lavoratori “istituzionali” e lavoratori delle cooperative, come non è in discussione “chi è più bravo”, chi insegna meglio: ciò che si gioca in questa tornata, come ribadiscono genitori, insegnanti e lavoratori in appalto, è la scelta, tutta politica fra scuola pubblica e non, fra scuola “della Repubblica” e scuola “degli appalti”. Il punto dunque, per tutti, è in buona sostanza di “scelta politica”. 

E la mancanza di soldi, l’impossibilità di “tappare” la falla che si apre con la messa in pensione di circa 60 insegnanti della scuola dell’infanzia fiorentina? Falso, dicono tutti, e gli interventi si susseguono sul palco senza soluzione di continuità: non si tratta di soldi o di tetto alle assunzioni, ma di priorità. Altro concetto forte ribadito da tutti: “Non si deve cadere nella trappola mentale dell’istruzione come servizio, perché l’istruzione è un diritto, e che valore ha quell’amministrazione pubblica che non salvaguarda i diritti primari del cittadino? ….”.

Insomma, l’assemblea cittadina che si è svolta ieri sera sul tema della scuola pubblica annuncia che per il governo cittadino e per l’assessore (nonché vicesindaca) Giachi la partita è ancora molto in salita. L’annuncio fatto dalla stessa assessora, che ha cercato via via di minimizzare facendone una questione in buona sostanza di semplice “qualità” dell’insegnamento, assicurando che non ci saranno insegnanti di serie A e di serie B, e soprattutto che i lavoratori delle cooperative hanno qualità equivalenti a insegnanti “istituzionali”, non sembra avere molta presa. Infatti, il pallino viene riportato sempre al centro, vale a dire: la scelta è fra scuola pubblica e privatizzazione dell’istruzione. 

Di un piano organico, infatti, partendo dall’appalto alle cooperative dei “pomeriggi” delle scuole dell’infanzia comunali, si parla, come spiega all’assemblea Nicola Moscardi, per la “Scuola della Repubblica”: “Privatizzazione, con il ricorso massiccio ai privati nella formazione in tutti i suoi aspetti, a cominciare dal disagio; finanziamento dei privati alle scuole pubbliche, con la possibilità per fondazioni e soggetti economici di scegliere il particolare istituto su cui dirottare il proprio “contributo”, da cui lo Stato si impegna ad abbassare significativamente la tassazione; alternanza scuola-lavoro, con l’addestramento dei giovani studenti al lavoro durante il periodo estivo; demansionamento del ruolo degli insegnanti  e divisione in “appaltati” e “istituzionali”, con conseguente spacchettamento della funzione del docente nella Pa; poteri assoluti ai dirigenti scolastici, che possono scegliere gli insegnanti anche “saltando” graduatorie e bandi, con una modalità incostituzionale; risultato, una scuola non pluralista ma orientata, con scuole diverse, a indirizzo diverso, ideologia diversa, religione diversa, censo diverso, in barba ai principi della Costituzione“.

scuola in appalto assemblea cittadina 13 aprile 2015Ma se questa è l’analisi condivisa dall’assemblea, sono molti anche gli interventi di genitori che parlano di “arroganza dei nostri interlocutori”, di “incapacità di ascolto”, di “delusione rispetto all’amministrazione cittadina”, di “passi indietro, sia nella tutela dei diritti dei bambini che di quelli dei lavoratori”.

Già, i lavoratori, quelli delle cooperative: ci sono anche loro, stasera, e raccontano. Ad esempio, che il famoso “risparmio” per le casse del Comune è tutto da dimostrare: 22 euro è il costo di un lavoratore in appalto per un’ora, ma di questi soldi solo 5/6 euro entrano nelle tasche di chi lavora. Dunque, facendo i conti con gli insegnanti a contratto nazionale, quanto risparmia, se risparmia, in realtà l’amministrazione? E che tipo di lavoro si va a creare? “Lavoro sfruttato, sottopagato, cattivo lavoro – dicono – senza possibilità di tutela, in cui il lavoratore è nel mezzo, fra comune e cooperativa, e non sa più neppure a chi fare rimostranze. Dunque, il vero problema non è la qualità del lavoro, è il fatto che con queste modalità il lavoro è veramente cattivo lavoro”. 

Ancora, la parola passa a Stefano Cecchi, Usb comunale: “Ciò che sta succedendo ha messo in piedi un “miracolo”: ha unito insieme lavoratori pubblici, cittadini, sindacati. Una grande unità che dobbiamo tutelare perché è la nostra grande forza. Ciò che è successo non è un fulmine a ciel sereno: il welfare locale non esiste più, si cerca di poggiare sempre più sulla sussidiarietà. La scuola non fa eccezione: i soldi ci sono ma fanno gola al terzo settore, il grande elettore. La mancanza di 60 insegnanti non sarebbe un problema se si volesse risolvere. Inoltre, i bandi d’appalto del Comune di Firenze si aggiudicano secondo l’offerta migliore, vale a dire volgarmente col massimo ribasso. E questo crea lavoro sfruttato, come si diceva prima, “cattivo lavoro””. 

Continuano ancora gli interventi: per la maggior parte genitori e insegnanti, ognuno porta la propria esperienza, molti sono lì in rappresentanza di altri gruppi, comitati, associazioni. La folla che si assiepa da tutte le parti, dall’atrio alle finestre aperte, perché non riesce a entrare, continua a premere. Molti politici fra la folla, Tommaso Grassi, Daniela Lastri, Mauro Romanelli, Giacomo Trombi che prende la parola e rincara la dose: “Scelta politica cerchiamo di restare uniti, la battaglia sarà lunga”. Daniela Lastri, ex-assessore alla scuola, colei che è stata protagonista di una grande stagione di eccellenza della scuola dell’infanzia: “E’ una scelta di rottura, si torna indietro, si buttano alle ortiche anni di lavoro sia per quanto riguarda la formazione degli insegnanti che per la messa  a punto di un progetto organico e unitario e dotato di continuità”. Insomma, la grande scuola dell’infanzia fiorentina, che si basava su un lavoro di formazione docenti, genitori e bambini organico e continuativo, rischia di cessare d’esistere.

Infine, documento comune, votato dall’assemblea: le date delle nuove iniziative, il 19 aprile in Palazzo Vecchio nel cortile della Dogana per appendere all’Albero delle Idee i pensieri di genitori, bambini e bambine;  il 28 aprile, pic-nic colorato e diverntente in piazza della Signoria; cercare di dare massima visibilità al movimento (anche sul sito www.linfanzianonsiappalta); striscioni alle finestre con gli slogan del movimento. E se in questi giorni, come annunciato “l’amministrazione dovesse dare il via libera al capitolato d’appalto”, il pomeriggio successivo tutti davanti alla Direzione all’istruzione, in via Nicolodi: sit-in/presidio a oltranza. Assemblea conclusa, ancora gruppetti che si attardano. Con una raccomandazione unita alla buonanotte: “Restiamo uniti”. 

 

 

 

 

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