Firenze – “I sindacati dicono una serie di falsità. Il tempo del pomeriggio sarà di altissima qualità educativa. E si farà con insegnanti abilitati, non con ‘personale esterno con qualifica non meglio definita’”. Non le manda certo a dire, la vicesindaca e assessora all’educazione Cristina Giachi, che, dopo l’assemblea di ieri mattina degli insegnanti che si oppongono alla possibilità ventilata dall’amministrazione (e già messa in cantiere con l’apertura di tavoli di lavoro in proposito) ha commentato ciò che è uscito dall’assemblea stessa.
Insomma il punto, per l’assessora e vicesindaca, è: nessun abbassamento della qualità, dal momento che “il privato che vincerà l’appalto dovrà quindi assumere insegnanti per coprire il tempo del pomeriggio. E questi esterni dovranno integrarsi con quelli comunali. Per 2-3 ore saranno presenti gli uni e gli altri. E i genitori avranno con questi insegnanti lo stesso rapporto che hanno con gli insegnanti comunali”. Insomma per i genitori non cambia niente e, e, per i ragazzi, “verrà ampliata l’offerta formativa”.
Un altro punto sottolineato dall’assessora e vicesindaca Giachi è il ruolo del personale insegnante che “sarà protagonista della sperimentazione, trasmettendo conoscenza, esperienza e valori e contribuendo alla costruzione condivisa di nuove buone pratiche. Esattamente il contrario di quanto emerso nell’assemblea di questa mattina dove si è detto che questo progetto non tiene conto ‘del ruolo del collegio e di chi parteciperà’ e ‘dell’impossibilità di comprendere lo svolgimento didattico del pomeriggio’. Eppure i punti fondamentali della riforma erano stati ampiamente spiegati sia ai rappresentati sindacali che alle stessi insegnanti lo scorso 18 marzo”.
Ciò che emerge, insomma, è che la “sperimentazione” verrà attuata, al di là di tutto, e se funzionerà “la estenderemo”. “Se oggi i bambini fanno 20 ore tra lingua straniera, attività psicomotoria e musica – ha proseguito la vicesindaca – con il nostro progetto ne faranno il doppio. Quindi il servizio migliora. Questo succederà in 64 sezioni su 108, perché nel 2015 si perderanno, complessivamente, 64 insegnanti che non potranno essere rimpiazzati. Si tratta di sperimentazione e se funziona la estenderemo. Così da avere tutte le sezioni con insegnanti comunali la mattina e insegnanti esterni il pomeriggio”. Infine, il problema della spesa della scuola, che “aumenta, semmai diminuisce la spesa per il personale, che oggi non potremmo più sostenere. Se quest’anno avessimo rimpiazzato tutti quelli che vanno in pensione avremmo esaurito tutto il pacchetto-assunzioni del Comune. La scuola dell’infanzia occupa 236 insegnanti su un totale di 4400 dipendenti del Comune di Firenze, pari al 5%. Il personale di cui avrebbe avuto bisogno questo comparto copriva lo scorso anno il 70% delle possibilità di assunzioni del Comune, l’anno prima il 37% e quest’anno il 100%. Sarebbe stato quindi impossibile procede in questo senso per coprire i 64 pensionamenti. Solo che un Comune non è una scuola, ha anche bisogno di ingegneri e impiegati. L’amministrazione non poteva fare contratti a tempo determinato come chiedono i sindacati. Sarebbe stato come metterci una toppa. Avremmo tirato una coperta corta per sopravvivere ancora un anno”. E, a conclusione dell’intervento, una bacchettata ancora a sindacati e insegnanti “ribelli” (per ora la maggioranza): “Trovo poi grave che si diffidino le insegnanti che lo desiderano dal ‘partecipare ai ‘tavoli di lavoro’ organizzati dalla direzione istruzione per la costruzione del capitolato di appalto per le attività educative pomeridiane”.
Botta e risposta, ecco arriva puntuale la replica del sindacato: Stefano Cecchi, leader dell’Usb non si lascia sfuggire l’occasione: “Il problema non è se gli insegnanti-personale delle cooperative siano bravi o no, per quanto ci riguarda possono essere anche eccellenti; il problema è l’allargamento ancora una volta di quell’immenso alveo di lavoratori precari e senza diritti che è il prodotto delle esternalizzazioni operate dal Comune. Di fatto, il servizio rischia di costare di più e di alimentare precariato e sfruttamento dei lavoratori, loro sì davvero “in appalto”. A chi giova questa operazione? Al solito sottobosco oscuro che ruota attorno alle esternalizzazioni, ai patteggiamenti intestini, agli amici degli amici. Un sistema in cui si smarriscono le vite e i diritti dei lavoratori”.