Scuola di musica Chiave di Basso, dove nascono musicisti e band

I maestri Di Maggio e D’Agnone: “Il nostro compito? Formare artisti completi”

Firenze – Una scuola di musica, ma non solo. Chiave di Basso, anima motrice il maestro Simone di Maggio e l’insegnante di canto Claudia D’Agnone, ha una connotazione molto particolare e una mission molto ambiziosa: creare il musicista completo, dall’aspetto della competenza strumentale alla band, fino alla composizione dei brani. E i suoi allievi non solo si divertono, ma stanno lentamente sbarcando sul panorama musicale (per ora) fiorentino.

“Come associazione esistiamo dal 2014, ma veniamo da un ‘esperienza precedente di 5 anni. Le nostre due sedi attuali sono il Sound System Studio, in via Ramazzini e quella del Fosso Macinante, davanti al Velodromo – comincia delle informazioni spicciole Simone Di Maggio, uno dei soci fondatori, lungo curriculum, grande esperienza rockabilly e country. – Per il futuro, vogliamo continuare a sviluppare l’aspetto didattico, oltre ad organizzare eventi con riferimento in particolare ai ragazzi. I nostri allievi hanno una fascia d’età che va dai 14-15 anni ai 25.35 anni”. Il prossimo appuntamento sarà domenica 13 aprile, alla Sala Blu di Signa, “dove organizziamo in concerto la cosiddetta musica d’insieme, ovvero un corso dove mettiamo insieme ragazzi che suonano vari strumenti, a partire dal canto, e formiamo vere e proprie band. L’idea è quella di fare del coaching verso le band, ovvero insegnare ai ragazzi cosa vuol dire stare in una band, dalle relazioni a livello creativo, di arrangiamento e di coesistenza, che è forse la cosa più importante. L’obiettivo non è soltanto quello di farli ritrovare una volta a l mese alla scuola, farli suonare, costruire dei brani e via di questo passo, ma è quello di farli esibire il più possibile. Presso la Sala Blu organizziamo eventi fin verso aprile, mentre d’estate abbiamo iniziato da un paio d’anni una collaborazione con Lumen, associazione con sede in via del Guarlone. Nel loro spazio non facciamo solo il cosiddetto saggio di fine anno, organizzato a concerto, ma proponiamo anche eventi durante tutto l’arco estivo”.

Federico Pacini, pianista della Bandabardò

La missione della scuola? “Fare appassionare alla musica i ragazzi di tutte le età. Il nostro obiettivo poi è quello di farli suonare insieme. Ovviamente dedichiamo tutta la settimana alle lezioni individuali, di strumento, con altre più specifiche sulla disciplina dello strumento”, In pratica, scuola di strumento, di canto e coaching. A livello di strumenti, si va dal canto, chitarra, basso, batteria, pianoforte, “aggiungeremo altre discipline e strumenti. Dalle lezioni individuali specifiche sullo strumento, però, la pressione è quella di spingere i ragazzi a mettere il tutto in pratica insieme agli altri”.

Un obiettivo collettivo, che significa impegnarsi al fine di creare gruppi, pur non tralasciando la preparazione individuale. “C’è anche un profilo sociale che ci interessa – dice Di Maggio – abbiamo notato che l’aggregazione che si viene a creare è molto importante fra i ragazzi stessi. Ad esempio, usciti dal periodo covid, l’isolamento forzato aveva segnato in particolare i più giovani. Avere una passione e un obiettivo comune, e il lavorarci insieme, ha aiutato molto. Un aspetto sociale molto molto importante”.

In preventivo, c’è anche la possibilità di fare registrazione di brani. “Su questo aspetto ha lavorato molto Claudia – dice Di Maggio – con molte sue allieve , quelle più pronte a esibirsi in pubblico dal vivo. Piano piano, l’obiettivo è quello di provare a produrre qualche giovane artista”.

Inevitabile, la domanda se sia possibile, in questo momento, trovare spazi per i piccolissimi produttori, a fronte della colonizzazione pressoché totale delle grandi case discografiche. “E’ un momento molto difficile – risponde Di Maggio – sia in generale che anche per l’attività concertistica di ognuno di noi, sia per trovare spazi per proporre eventi. Ci stiamo concentrando molto su questo, per cercare di fare quadrato intorno ai pochi spazi rimasti. Non è un mondo facile, lo ricordiamo sempre ai ragazzi, in particolare a chi ha il sogno di fare questo lavoro. E’ un lavoro che ripaga in termini emotivi e di soddisfazione, ma è anche molto molto impegnativo, anche perché richiede tantissimi anno di “gavetta”. Non è un periodo facile per nessuno”.

Greta De Martino, Tommaso Marcoti e Francesco Dugini sono un esempio di ciò che produce la scuola. Intanto dopo svariati anni da allievi, insegnano tutti in Chiave di Basso, ma, conosciutisi nella scuola, hanno formato una band che si muove già professionalmente. Aftertaste è il nome della band. Si tratta di un trio che si è incontrato nel contesto della musica d’insieme. Tutti giovanissimi, 25 anni Greta e 23 Tommaso e Francesco

Sergio Montaleni, chitarrista degli Sugar Blue

Tornando agli allievi, “Cerchiamo di renderli musicisti completi – spiega Claudia D’Agnone, una delle insegnanti di canto, lungo curriculum, voce straordinaria, allievi con significativi riconoscimento nazionali – bene il percorso individuale, ma non basta né per renderli musicisti, né per stare all’interno di una band, né per stare sul palco. Ciò che si vuole è formarli a 360 gradi, fino a riuscire a farli comporre e metterli in grado di realizzare i loro brani”.

Una formazione completa che ha di mira un artista completo, sicuro dello strumento, capace di lavorare in gruppo, di stare sul palco e anche di comporre. Qualcosa che si distacca dalle usuali offerte, in quanto è l’approccio, in questo caso, che muta, il concetto è quello di formare l’artista completo nelle varie sfaccettature della disciplina musicale.

La connotazione della scuola (qualcuno direbbe “il metodo”)? “In primo luogo, cerchiamo da anni di non uniformare il percorso dei ragazzi, magari su un metodo. Cerchiamo di ritagliare intorno alle caratteristiche individuali dei ragazzi il percorso e dare una direzione. Del resto, il nostro stesso percorso personale (sono tutti musicisti, ndr) ci insegna che è importante conoscere tutto, ma lo è per trovare la propria strada. Ciò che cerchiamo di fare in definitiva, sia individualmente che a livello di gruppo, è cercare di far esprimere loro stessi, a seconda delle loro caratteristiche e gusti. Insomma cerchiamo di non dare una formazione solo accademica. Questo è un punto cui teniamo molto”. Perché alla fine, “ciò che ci piace , ed ecco il senso della nostra mission – dicono Di Maggio e D’Agnone – è vederli sul palco, farli esprimere, portare il loro talento, voce, parole, loro stessi in definitiva davanti al pubblico”. In un gioco di scambi fra il dentro e il fuori, l’evidente e il celato, l’individuale e il collettivo. Ovvero, svolgere quella funzione misteriosa che da sempre caratterizza l’artista. “Capire qual è la caratteristica individuale, per poi curarla, rafforzarla, farla sviluppare. E’ molto più impegnativo, più lungo. Ma è senz’altro più stimolante”.

In foto, da sinistra: Tommaso Marcoti (Aftertaste), il maestro Simone Di Maggio, la maestra Claudia D’Agnone, Greta De Martino (Aftertaste),

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