La scrittura è un atto perfetto dove pensiero, sentimento, conoscenza e parola si incontrano. Ed è un atto unico, ognuno ha la sua, come la voce. Fernando Pessoa definisce lo scrivere come “la lussuria del pensiero, quell’esprimersi delle idee in parole inevitabili”. Di più: “Quando scrivo mi visito solennemente. Ho delle sale speciali”, dice ancora lo scrittore portoghese. E vale sempre, da una mail di lavoro al romanzo più raffinato. Come si concilia questa profonda umanità e unicità dello scrivere con le ‘raffinatezze’ tecnologiche dell’Intelligenza Artificiale? Poco, secondo Angela Padrone, ex giornalista del ‘Messaggero’, amante della scrittura in tutte le sue forme. Aveva in mente un manuale per il suo laboratorio all’Università della Tuscia, poi ha sbattuto contro l’Intelligenza Artificiale e ci ha dovuto fare i conti. Così è nato ‘Scrivere al tempo di ChatGpt’. Sottotitolo del libro: ‘Manuale per sopravvivere all’Ia’. Sembrerebbe una presa di distanza, una trincea da costruire contro una minaccia. In realtà Angela Padrone vuole solo guardarla in faccia, capirla nelle sue potenzialità e nei suoi rischi. A partire da un punto acquisito, i limiti dell’Intelligenza Artificiale, che non potrà mai soppiantare la scrittura. E questa è la tesi. Perché “scrivere- spiega l’autrice- serve a imparare a pensare, a spiegarsi con gli altri, a superare esami, perfino a trovare lavoro”. Insomma, a vivere.
ChatGpt, in tutte le sue forme e sofisticazioni, ci può aiutare, incoraggiare, fare compagnia, ma non potrà mai vivere al posto nostro. Eppure dilaga nelle redazioni e anche nelle scuole. Secondo un recente studio citato da ‘The Economist’, il 40% degli studenti nel mondo usa l’Intelligenza Artificiale per fare i compiti e, secondo gli esperti, questo avrà un effetto negativo sullo sviluppo del pensiero critico. Connesso sembra anche l’aumento del 6% di dislessie e discalculie negli ultimi 20 anni in Italia. Perché, spiega Angela Padrone, “la scrittura non è uno strumento come un altro, non è neutrale rispetto alla natura umana. Ha un posto di primo piano nello sviluppo culturale e cerebrale dell’homo sapiens”.
Come dice la neurobiologa Maryanne Wolf: “La capacità del cervello di collegare parti diverse per scrivere è tipicamente umana e se la perdiamo anche una parte di umanità andrà perduta”. Non a caso le lettere d’amore, cui il libro dedica un capitolo, è un territorio dove l’IA arriva male, perché in questo genere di scrittura “c’è la più totale e completa vulnerabilità umana. L’emotività e gli aspetti personali sono l’opposto di quello che ci può dare una chatbot”. Ma l’autrice vuole mettere alla prova l’IA e ha chiesto a ChatGPT-4 di scrivere una lettera d’amore fingendo di essere Napoleone. Ed ecco: “Cara Josephine, in quest’ora silenziosa, mentre la luna illumina i campi di battaglia con una luce fredda e distante, il mio cuore brucia di una passione che nessuna distanza può affievolire…”. Non se l’è cavata male, “la somiglianza c’è – commenta Padrone – Ma come suona aulica e fredda la prosa ‘artificiale’. Non c’è la rabbia, il dolore, il passaggio dall’insulto alla passione. Non c’è nulla della vera lettera d’amore”.
ChatGPT-4 ha fatto una bella figura invece quando è stata interrogata proprio sul tema del libro di Angela Padrone. Domanda: “E’ vero che grazie a te non c’è più bisogno di imparare a scrivere temi? E la Chat, saggissima: “La mia esistenza e le mie capacità non eliminano affatto la necessità di imparare a scrivere. Anzi, sottolineano ancora di più l’importanza di sviluppare questa abilità … La scrittura non è solo la trasmissione di informazioni; è un processo complesso che coinvolge la valutazione, l’analisi e la sintesi di idee… Gli strumenti come ChatGPT possono aiutare a rifinire ed espandere le idee, ma l’espressione originale e personale rimane insostituibile”. E se lo dice lei… Quindi, sintetizza la Padrone: “La sua specialità è proprio ciò che a noi appare banale: la media delle opinioni più diffuse in uno stile blando e privo di personalità”. Ed è anche compiacente questa ChatGPT: “Quando le sottoporrete i vostri scritti, otterrete facilmente dei complimenti invece che delle correzioni, e solo se istruita per fare delle critiche le farà, presentandole sempre con grande ed eccessiva delicatezza”.
Istruire. Questa è la parola chiave per un uso corretto dell’Intelligenza artificiale. La regola aurea del giornalismo del saper fare le domande giuste, riaggiornata ai tempi di ChatGPT, si chiama ‘prompt engineering’. E pure in questo la cultura, il saper scrivere, fanno la differenza, anche fra gli utenti dell’Intelligenza Artificiale, che diventa un’opportunità per chi è avveduto e un pericolo per chi non ha gli strumenti per usarla bene.
Non basta, spiega l’autrice del libro, ci sono le fake news, le cosiddette ‘allucinazioni’ e lo ha verificato: nei consigli di lettura richiesti la ChatGPT ha inserito anche ‘Guerra e Pace’, peccato che lo classifichi fra i libri di genere Fantasy. Anche su esercizi di matematica ha perso la bussola. E solo chi sa coglierla in fallo può farglielo presente e rifare la domanda. Lei si scusa e ci riprova. Quindi l’IA qualche volta stravede, “non sa cosa dice. A volte ci azzecca, a volte no”. Chi la usa deve “allenare i muscoli e imparare a sbrogliarsela”, dice la Padrone e porta molta acqua al suo mulino con autorevoli citazioni. A partire dal primo dei detrattori, il filosofo della comunicazione Noam Chomsky, che liquida i sistemi come ChatGPT definendoli “pappagalli statistici”.
Per arrivare all’esperto di IA ed etica Paolo Benanti che, più dolcemente, avverte: “Il compito di istruire l’immaginazione è un compito umano insurrogabile da qualsiasi macchina”. E il modo migliore per addestrare l’immaginazione è scrivere – insiste l’autrice del libro – Tornare a farlo con carta e penna magari, diventati ormai sofisticati strumenti artigianali di gran moda. Addirittura, un autorevole accademico della Crusca, Rosario Coluccia, qualche anno fa sostenne una petizione per il ritorno della scrittura a mano, spendendosi anche sul corsivo come “attivatore di connessioni cerebrali”.
Ricorda Angela Padrone: quando nel 2022 scoppiò la bomba di ChatGPT, l’intelligenza artificiale che sa scrivere, il robot che sa interagire con gli esseri umani attraverso il linguaggio naturale, gettò il mondo in subbuglio. Perfino Bill Gates si disse sorpreso. Ora si tratta di metterle i confini giusti. Lo suggerisce lei stessa. Alla domanda “Cara ChatGPT mi spieghi le tue capacità in poche righe”? Lei risponde: “Come modello di linguaggio avanzato posso generare testi in modo creativo, rispondere a domande, fornire informazioni… Posso aiutarti con la scrittura, la correzione grammaticale e la generazione di contenuti. Tuttavia, è importante notare che la mia utilità è complementare alla capacità umana di scrivere in maniera chiara ed efficace”.
Torniamo quindi al punto di partenza, cruciale: saperla gestire, perché “l’intelligenza artificiale è qui per restare, e dobbiamo imparare a usarla. Ma non dobbiamo dimenticare che scrivere è una delle capacità più profondamente umane che esistono. I giovani la stanno perdendo. Questo renderà tutto più difficile per loro”, avverte infine Angela Padrone.