“Mi amareggia lasciare il PD. Tuttavia il mio senso di responsabilità mi impedisce di lasciare il Parlamento dove sono stato eletto con i voti del PD. Mi amareggia lasciare Civati. Tuttavia il mio senso di responsabilità mi impedisce di lasciare il posto di Assessore in Comune dove sono stato nominato in quota Civati. #primalostipendio“:
questo post galeotto, sull’onda del dibattito civatiano a proposito della coerenza nel Pd, inserito su facebook dal grafico “comunale” Stefano Salsi (nel senso che il suo studio ha goduto in questi anni di un congruo numero di consulenze pubbliche senza passare da alcun tipo di competizione), ha scatenato la furibonda reazione dell’assessore Mirko Tutino, già organizzatore dell’ostello civatiano della gioventù della Ghiara, che invece è stato molto più diretto sentendosi chiamato in causa dal professionista d’area.
“Caro Tenente o Ubaldo o Stefano come preferisci. 1) oltre al ruolo di assessore, uno stipendio ed un mestiere io ce l’ho. Che viene da privato e che nulla c’entra con la politica o con mondi affini. 2) Nessuno mi ha mai nominato assessore perché aderente alla mozione Civati. Sarebbe un insulto all’intelligenza di questo Sindaco, che invece ha composto la Giunta con persone di cui si fida e che ritiene adeguate alle competenze che gli ha assegnato. Questo post, che è evidentemente riferito a me senza nemmeno il coraggio di una citazione, è semplicemente vile“. Questa la risposta di Tutino a Salsi che evidentemente temendo di aver fatto il passo (della provocazione) più lungo della gamba (della professione) ha immediatamente “piacizzato” la risposta tutiniana e cercato di sviare l’attenzione sul comune di Reggio. Come a dire, il riferimento era altrove.
Poi una serie di emoticon con sorrisini e cuoricini a significare il desiderio di “fare pace”; infine la telefonata chiarificatrice dopo la quale anche l’assessore si riduce a più miti consigli e delinea così il profilo di Salsi: “lo contraddistingue grande onestà intellettuale, libertà e coraggio nel sostenere le proprie opinioni. Avevo mal interpretato le sue parole”. Quindi l’apoteosi salsiana: “grazie a te per questo chiarimento e per la telefonata. Se vogliamo dirla tutta (e chi mi conosce da vicino lo sa) ho stima di chi fa un lavoro difficile come il tuo di questi tempi. Amministrare una città con problemi crescenti, risorse calanti e una pubblica opinione contro la politica sempre e comunque non è certo una passeggiata. Se hai sentito offeso e denigrato il tuo impegno me ne scuso perché questo non è ciò che penso. Dai alla fine lo sai, sono un monello e ho l’abitudine di dire quello che penso ma resto sempre #unbravoragazzo “.
Domanda finale: invece che inscenare ‘sto teatrino dello sdilinquimento, non era meglio cancellare da subito il post e far finta di niente?