Scomparsa di Gerardo Bianco, il cordoglio di Valdo Spini

Firenze – Profondo cordoglio per la scomparsa di Gerardo Bianco è stato espresso dal Presidente dell’Aici Valdo Spini. Gerardo Bianco, un politico di rilievo nella DC prima e successivamente nel partito popolare aveva vasti interessi culturali particolarmente in campo meridionalistico.Era stato per lunghi anni presidente dell’Animi e aveva ricoperto l’incarico di presidente della stessa Aici. “A nome di tutta l’associazione partecipo al dolore della famiglia e degli amici – aggiunge Spini – il suo  ricordo rimarrà come quello di un politico intelligente ed onesto , di un uomo di cultura e di un caro amico”.

Gerardo Bianco è morto ieri mattina a Roma, lasciando una profonda impronta nella democrazia italiana. Indiscussa moralità, appartenenza cattolica e progressista, diventò, dopo l’implosione della Dc in seguito all’inchiesta “Mani Pulite”, uno dei rappresentanti dell’ala popolare del partito, tanto da distaccarsi anche nella partecipazione alle elezioni dal gruppo dell’ex Dc condotta da Rocco Buttiglione.  Era nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, il 12 settembre 1931. Deputato dal 1968 al 2008 in 9 legislature,  Ministro della pubblica istruzione nel sesto governo Andreotti. Quando Mani Pulite riscrisse la storia dei partiti in Italia, si verificò la frattura fra le due anime del partito, progressista e conservatrice,guidate la prima da Gerardo Bianco, la seconda da Rocco Buttiglione. Una frattura che non si ricompose mai più, fino a quando, il 24 giugno 1995, le due anime trovarono un’intesa: sì alla separazione, con l’ala di Bianco che conservava il nome del partito (Partito Popolare Italiano) mentre a quella di Buttiglione andava il simbolo storico (lo scudo crociato), che divenne il simbolo dei  Cristiani Democratici Uniti.

Nel complicato inizio della Seconda Repubblica, Gerardo Bianco si distingue per la strenua tutela del bagaglio valoriale del Partito Popolare. Intanto, lo guida per tre anni, contribuisce alla nascita dell’Ulivo e all’arrivo del cattolico Romano Prodi a Palazzo Chigi. A gennaio del ’97 lascia la segreteria del PPI e viene nominato presidente del partito, carica che manterrà fino al 2 ottobre 1999. Alle elezioni politiche del 2001 si ricandida alla Camera, e viene rieletto deputato nella circoscrizione Campania 1. Nel 2002 è uno dei principali rappresentanti della corrente contraria alla continuazione dell’attività politica all’interno de La Margherita di Francesco Rutelli.  Nel 2004 fonda, insieme ai parlamentari Alberto Monticone e Lino Duilio, il movimento Italia Popolare – Movimento per l’Europa. Il nuovo nato non ha natura di partito, quanto piuttosto di movimento, ed ha la finalità  di offrire un’autonoma presenza organizzata ai cattolici democratici in Italia, per salvaguardare e non disperdere l’anima ideologica che fu del PPI. Ancora rieletto nelle elezioni politiche del 2006, in cui si presenta alla Camera e nelle liste dell’Ulivo, il 15 febbraio 2008 dichiara al Parlamento la non adesione al PD e il passaggio al gruppo misto.

Infine, con Italia Popolare, Savino Pezzotta e Bruno Tabacci, dà vita al progetto centrista della Rosa per l’Italia. Uomo di cultura a tutto tondo, studiooso latinista, grande meridionalista, è stato anche condirettore della Enciclopedia oraziana presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana.

 

 

 

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