Il ricordo di Stamp per Marta Marzotto, l’ultima regina

Milano – Scompare la vulcanica, inarrestabile, ironica, bellissima ultima regina della mondanità, ma anche della politica e dell’arte che l’Italia abbia mai avuto. Una vita straordinaria, accolta col sorriso, come diceva lei, Marta Marzotto nata Vacondio, un sorriso portato fino in fondo, fino all’ultimo, che l’immenso dolore della perdita di una figlia per fibrosi cistica aveva offuscato, ma non cancellato. Stamptoscana vuole ricordarla riproponendo l’intervista che nel 2011 pubblicò nelle sue pagine.

 

Roma – E’ incontenibile, vulcanica, un intreccio di concretezza popolare e di esuberanza sofisticata. Una vita spesso sopra le righe, sempre sotto i riflettori, con un dolore incancellabile: la perdita della figlia Annalisa stroncata dalla fibrosi cistica. A tratti questa ombra trapela dalla sua estroversa vitalità. E oggi, nel ricordo di Annalisa, l’impegno che le sta più a cuore è quello nelle attività della fondazione contro la fibrosi cistica, nata nel 1997, di cui il figlio Matteo è vicepresidente.

La incontro nell’appartamento romano affacciato sul Lungotevere. E’ di sua figlia Diamante, Marta dice di non amare il possesso e di spostarsi frequentemente, ospite di amici e parenti. Eppure quella casa, che lei ha arredato, riflette la sua personalità: un mix di colori e di stili che indubbiamente colpisce per la sua particolarità. La trovo sdraiata sul divano, nel salotto, mentre parla al cellulare. La ex contessa rossa, come ama definirsi, rivendica la sua pigrizia: sostiene che starebbe sempre a lavorare col cervello, sul letto o sul divano. Ma la sua è una vita movimentata, fra appuntamenti, incontri e telefoni che squillano in continuazione. Il soffitto, intarsiato con frammenti di specchio, riflette le stoffe etniche della stanza, i lampadari, pezzi d’antiquariato. Marta è estrosa e creativa, mi mostra i gioielli che disegna, coloratissimi, impreziositi da decori animalier ricoperti di strass, la collezione di caftani variopinti e numerosi oggetti scovati nei mercati d’arte nel corso dei suoi viaggi.
Ripercorre la sua infanzia, i sacrifici dei genitori, la povertà. Il suo lavoro di mondina, da giovanissima, poi il trasferimento a Pavia, il suo apprendistato in sartoria e l’occasione, casuale, di sfilare. Da lì una carriera di mannequin che la porta a incontrare il Conte Marzotto, un matrimonio da favola nel 1954, i cinque figli e la sua vita appassionata, a tratti spregiudicata, secondo i detrattori.
Sempre al centro delle cronache mondane, spigliata animatrice di salotti ed eventi, Marta ama stare in mezzo alla gente e si circonda di varia umanità. Come negli anni ’70 quando il suo appartamento in Piazza di Spagna è stato il punto di incontro di artisti, politici, intellettuali, prelati, ma anche di imbucati e personaggi in cerca di fortuna.
I giornali le hanno attribuito centinaia di flirt, lei non se ne è curata più di tanto. Eppure, assicura, i grandi amori sono stati solo tre: Umberto Marzotto, Renato Guttuso e Lucio Magri. E poi un uomo per il quale, confessa, avrebbe fatto follie: Pietro Ingrao, ma si tratta di un amore platonico. Oggi la sfera degli affetti è occupata da figli e nipoti, ai quali è legatissima.
Le fanno compagnia i ricordi e rimangono le sue frequentazioni mondane, l’impegno nella lotta alla fibrosi cistica, i suoi progetti creativi e i viaggi frequenti. 

Foto: Renato Guttuso, ritratto di Marta Marzotto

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