Firenze – Sciopero intelligente, di cosa si tratta? A pensarci è stata la Cisl, e riguarda i casi di sciopero dei dipendenti di aziende in regime di sovvenzione pubblica. Vale a dire, pagate con soldi di tutti. Ebbene, il ragionamento della Cisl ha preso in esame, per così dire “costi e benefici” di uno sciopero che i lavoratori mettano in atto verso una di queste aziende. Per fare un esempio che tutti abbiamo in mente, pensiamo ai trasporti di una città e supponiamo che sia erogato da azienda in regime di sovvenzione pubblica che superi il 50% del fatturato. E naturalmente che eroghi (i trasporti sono solo un esempio) servizi pubblici essenziali.
Ed ecco cosa succede quando le maestranze proclamano uno sciopero. I bus si fermano, i cittadini inveiscono, perdono tempo e insultano, ad assoluta maggioranza, i dipendenti dell’azienda. Dall’altra parte, i lavoratori ci rimettono i loro stipendi e fanno le spese del clima ostile diffuso. Chi ci gode? L’unico soggetto, spiega la Cisl, “contento” è proprio l’azienda, dal momento che:
- le sovvenzioni poubbliche pubblici le prende lo stesso
- risparmia energia e mezzi, pur godendo lo stesso della sovvenzione proveniente, in ultima istanza, dalle tasche dei cittadini stessi (compresi i lavoratori in sciopero).
Ed ecco l’idea, concretizzata in una proposta di legge di iniziativa popolare che introdurrebbe nella legge vigente, per “riequilibrare” le parti, il nuovo articolo 3-bis, diviso in due commi: primo passo, la modifica richiesta dal sindacato riguarda solo “le aziende che erogano i servizi di cui all’articolo 1 della legge n. 146/1990 s.m.i. in regime di sovvenzione pubblica superiore al 50% del fatturato” e predispone che in caso di sciopero nazionale di durata non inferiore alle 24 ore e proclamato a sostegno del rinnovo del contratto collettivo nazionale, “le imprese dovranno versare una quota corrispondente alla sovvenzione pubblica derivante da affidamento diretto o per contratto di servizio ricevuta per l’erogazione del servizio stesso per ogni giornata di sciopero effettuato, al Fondo di solidarietà bilaterale o residuale della categoria”. Dunque, una parte dello stipendio dei dipendenti andrebbe perduto, ma un’altra verrebbe a essere riposizionata sul Fondo di solidarietà.
Ma non è finita: infatti, secondo passo, con riguardo al cittadino che spesso è quello che ci rimette del tutto involontariamente tempo e soldi, “Le imprese che erogano servizi pubblici essenziali in regime di sovvenzione pubblica superiore al cinquanta per cento del fatturato, in caso di sciopero nazionale di durata non inferiore alle 24 ore proclamato per il rinnovo del CCNL, inoltre “Dovranno assicurare la gratuità del servizio agli utenti durante i periodi di erogazione delle prestazioni indispensabili”.
E nel caso le aziende non ottemperassero? Ecco la sanzione, che vedrebbe la modifica della art. 4 comma 4 della vigente legge: “I dirigenti responsabili delle amministrazioni pubbliche e i legali rappresentanti delle imprese e degli enti che erogano i servizi pubbliche non osservino quanto previsto dall’articolo 3-bis sono soggetti alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.500 a euro 50.000, tenuto conto della gravità della violazione, dell’eventuale recidiva, dell’incidenza di essa sull’insorgenza o sull’aggravamento di conflitti e del pregiudizio eventualmente arrecato agli utenti”.